“Il re scorpione” di Chuck Russell

Nell’ultimo film di Chuck Russell si ha come l’impressione di trovarci al seguito di una modernizzazione edulcorata del “Conan” di John Milius: un valoroso e muscolare guerriero alle prese con le forze sanguinose di una civiltà malefica.

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Assistendo a questo ultimo film di Chuck Russel e soprattutto alle gesta del wrestler Dwayne “The Rock” Johnson, si ha come l’impressione di trovarci al seguito di una modernizzazione, a parte le implicazioni “mummiesche”, del “Conan” di John Milius: un valoroso e muscolare guerriero alle prese con le forze sanguinose di una civiltà malefica. La “Roccia” però, sembra un moderno e addolcito Schwarzenegger figlio del melting pot losangelino, con la stempiatura fatta ad arte, e una minima consapevolezza della messinscena ereditata da quel circo della recitazione che è il mondo del wrestling. Sembra catapultato proprio da lì; entra infatti nella scena e, senza un minimo di presentazione, gioca di freccia e scaraventa all’aria i nemici come fossero nani nel film sbagliato. La sceneggiatura non si preoccupa di dare un’impostazione al protagonista come se l’eredità biografica della “Mummia 2” definisse un ritratto, come se “Il re scorpione”, invece d’essere un prequel, fosse il suo legittimo sequel. Ma a parte le dimenticanze di una sceneggiatura furbetta che strizza l’occhio all’adolescente, è forse meglio chiarire l’aspetto, diciamo “innovativo”, che si rileva in contraddizione al suo non dichiarato epigone, “Conan il barbaro”. Nel film di Milius si dipana, con forza, la paura della modernità in opposizione all’etica barbarica e al senso “genuino della moralità pagana”. Ne “Il re scorpione” invece è evidente nel disegno dei personaggi, come nello script, l’intento di manomettere l’assunto di Milius e porre il suo barbaro in un contesto in piena rivoluzione scientifica (vedi l’inventore, sorta di Leonardo ante litteram). Tutto è quindi esangue e rigorosamente under 14, asettico, solare, edulcorato e la violenza effettiva sta solo nell’idea che l’icona anabolizzata e anfetaminica del barbaro, o del re scorpione suggeriscono. Figurine bidimensionali in movimento, che di epica cinematografica hanno poco, di evocativo e tenebroso ancora meno. Cinema fanciullesco nell’accezione più prematura del termine.Titolo originale: The Scorpion King
Regia: Chuck Russell
Sceneggiatura: David Hayter, Will Osborne, Stephen Sommers
Fotografia: John R. Leonetti
Montaggio: Michael Tronick
Musiche: John Debney
Scenografia: Doug J. Meerdink, Greg Papalia
Costumi: John Bloomfield
Interpreti: Dwayne “The Rock” Johson (Mathayus, il re scorpione), Steven Brand (Memnon), Kelly Hu (Cassandra), Michael Clark Duncan (Balthazar), Grant Heslov (Arpid), Peter Falcinelli (Takmet), Ralph Moeller (Thorak), Scott L. Schwatrz (Tourturer)
Produzione: Sean Daniel, James Jacks, Kevin Misher, Stephen Sommers
Distribuzione: UIP
Durata: 100’
Origine: Usa, 2002

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