L’ultimo valzer degli Scorpions. In occasione dei 50 anni di carriera del gruppo tedesco fondato ad Hannover nel 1965, Scorpions. Forever and a Day ne ripercorre le tappe fondamentali della carriera intrecciando bianco e nero e colore, immagini del passato e del presente, attraverso materiali d’archivio, interviste e soprattutto seguendo i 18 mesi del loro Farewell Tour, il concerto d’addio si è svolto in diverse città del mondo. Il pubblico s’intreccia col privato. Klaus Meine, Matthias Jabs, Rudolf Schenker (il chitarrista che ha fondato la band), Pawel Maçiwoda, James Kottak si raccontando sull’onda dei ricordi facendo emergere le tappe fondamentali della loro carriera: successi planetari come Wind of Change (hit in 78 paesi), i soldati dell’Armata rossa a Mosca che piangevano durante l’esibizione di Holiday, Still Loving You che è il loro maggiore successo in Francia mentre No One Like You è la canzone più trasmessa dalle radio negli Stati Uniti.

“Il miglior gruppo in America anche se viene dalla Germania” dice uno spettatore prima di un mitico concerto a New York nel 1984. Katja von Karnier (la regista tedesca che nel 1993 realizzò il fighettino Donne senza trucco con il quale un certo pubblico pensò di aver scoperto una nuova ondata del cinema tedesco) realizza quasi un film on the road, ma perde tutta l’energia del gruppo. La cineasta spegne le luci e abbassa il volume del film-concerto e si limita solo meccanici controcampi tra palco e pubblico. L’impatto delle loro esibizioni resta trattenuto. Il tour in Russia è mostrato come esibizione di cartoline dal passato, il ritorno sul set dell’albergo di Beirut dove hanno realizzato il video di When You Came Into My Life non un interessante riciclaggio di un set ma solo una foto/immagine che non respira più.

L’intento celebrativo non rende giustizia al gruppo, anzi lo mortifica. Come le testimonianze di Mikhail Gorbaciof o Paul Stanley (cantante e chitarrista dei Kiss) che sembrano come appiccicate, senza soluzione di continuità. Quando il film entra più a fondo, come il problema alle corde vocali di Klaus che gli ha fatto rischiare di smettere di cantare, si lancia verso improbabili visioni horror come quel tunnel in bianco e nero. Lo stesso tunnel mai messo a fuoco che è quello della loro crisi negli anni ’90, elemento solo appena accennato. E in più nella storia del gruppo non si fa mai voce a possibili tensioni tra i componenti. In più una delle loro caratteristiche durante le esibizioni, cantare a testa in giù come degli acrobati, emerge solo di passaggio, quasi distrattamente verso la parte finale.

Nè forever né for a day. Si vorrebbe un altro film sugli Scorpions. Con un occhio più vero, più appassionato, che sappia aseemblare i materiali non infarcendoli di interviste che fanno diventare il backstage quasi superfluo. Scorpions. Forever and a Day ha messo la band in soffitta, come dei vecchi vinili, e ha chiuso la botola. Aspettiamo che qualcuno la riapra al più presto.

 

Titolo originale: Forever and a Day

Regia: Katja von Garnier

Distribuzione: Universal

Durata: 100′

Origine: Germania 2015