"A Time for Dancing" di Peter Gilbert

Il film risente di un equilibrio eccessivo e sembra ingabbiato in una rappresentazione che ha paura di lasciarsi andare, di sbilanciarsi verso gli acuti di un intenso melodramma o le più dolci sonorità del ritratto generazionale.

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Ecco un film che non ha paura di riportare sullo schermo le tipologie e cliché di quei musical, tutti aggrappati ai corpi danzanti e all'intreccio delle storie personali dei protagonisti, che avevano segnato molte produzioni a cavallo fra gli anni '70 e '80. Anche qui gli elementi visivi e narrativi per costruire un piccolo pamphlet in bilico fra sequenze ballerine e vibrazioni sentimentali non mancano: il parquet della sala da ballo, una difficilissima prova d'esame da sostenere, l'amicizia fra due giovani ed appassionate concorrenti, la malattia e la voglia di vivere di una delle protagoniste. Senza dimenticare il best seller di Davida Wills Hurwin che ha ispirato il film, una colonna sonora decisamente ben confezionata e un collage di coreografie messe in scena con precisione ed accuratezza.

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Peccato solo che la logica che lega il tutto alle parti non sia sempre governata da leggi esatte e, spesso, nonostante la bontà dei singoli ingredienti, il cocktail finale abbia un sapore non del tutto gradevole. Così, può accadere che A Time for dancing, pensato come un musical moderno intriso di classiche venature melò, paradossalmente convinca più quando la macchina da presa inquadra le ombre e il disagio dietro i corpi degli attori che nei brevi momenti in cui si avvicina timidamente alle performance racchiuse nel rettangolo da ballo. Forse complice la regia dell'esordiente Peter Gilbert, incapace di armonizzare musica e montaggio lasciando esplodere la dialettica dei corpi, il film risente di un equilibrio eccessivo e sembra ingabbiato in una rappresentazione che ha paura di lasciarsi andare, di sbilanciarsi verso gli acuti di un intenso melodramma o le più dolci sonorità del ritratto generazionale. Alla fine, al di là della bella interpretazione di un bravo attore come Peter Coyote, le sequenze più vitali sono proprio quelle che rimandano al non visto, ad una dimensione onirica e sfumata che sembra sprofondare il reale nell'eccitante disordine formale di un sogno.


Titolo originale: A Time for Dancing
Regia: Peter Gilbert
Sceneggiatura: Davida Wills Hurwin dal romanzo di Kara Lindstrom
Fotografia: Alex Nepomniaschy
Montaggio: Amy E. Duddleston, Stuart H. Pappé
Musica: brani vari
Scenografia: Carol Winstead Wood
Costumi: Wendy Chuck
Interpreti: Larisa Oleynik (Juliana/'Jules'), Shiri Appleby (Samantha/'Sam), Peter Coyote (William, padre di Jules), Amy Madygan (Jackie, madre di Sam), Shane West (Paul), Lynn Whitfield (Linda, insegnante di danza), Patricia Kalember (Sandra, madre di Jules), Robert Michael Adler (Kevin), Scott Vickaryous (Eli), Douglas Spain (Mike), Kevin Alexander Stea (Bryan)
Produzione: Peter Gilbert, Kelly Gonda, Jeffrey Kramer, Abbie Phillips per East of Doheny
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 90'
Origine: Usa, 2000


 


 

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