FILM IN TV – Sospesi nel tempo, di Peter Jackson

sospesi nel tempo

Una storia di morti e di fantasmi che vuole essere innanzitutto un inno alla vita, grazie alla libertà stilistica anarchica e fanciullesca di Peter Jackson. Un divertissement consapevole di essere tale, nel quale è possibile ritrovare le tracce degli eccessi horror degli esordi e una buona dose di humour nero altrimenti impensabile negli analoghi prodotti hollywoodiani. Sabato 14 marzo, ore 16:40, su Iris.

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sospesi nel tempoPrima produzione hollywoodiana per Peter Jackson, reduce da un’inaspettata incursione nel cinema “adulto” (Creature del cielo) e banco di prova per la conseguente consacrazione avvenuta con la trilogia de Il signore degli anelli. Sotto la supervisione del nume tutelare Robert Zemeckis, il regista neozelandese affronta una storia di (acchiappa)fantasmi disponendo per la prima volta di un budget adeguato alle esigenze spettacolari del racconto, senza per questo perdere di vista quel suo gusto tutto personale per gli eccessi e una decisa ironia di fondo. La vicenda è quella di Frank Bannister, ghostbuster imbroglione che si guadagna da vivere simulando finti poltergeist grazie all’aiuto di tre fantasmi innocui e bonaccioni (uno dei quali interpretato da John Astin, indimenticabile Gomez di La famiglia Addams): ma in città si sta verificando una terrificante serie di morti sospette, collegate a una strage avvenuta molti anni prima per mano di un serial killer psicopatico.

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Rivedendolo oggi, appare evidente come Sospesi nel tempo volesse essere soprattutto un esperimento, il tentativo (riuscito) da parte di Jackson di utilizzare una buona dose di effetti speciali al servizio della storia, in previsione della successiva incursione nell’universo di Tolkien (l’aspetto del fantasma antagonista ricorda non poco la visualizzazione dei temibili Nazgul, e non è un caso); il suo approccio al fantastico è caratterizzato da sequenze d’azione di incredibile dinamicità, unite a quello stesso piacere per il racconto che ritroveremo anni più tardi nella già citata trilogia fantasy e , soprattutto, nel suo capolavoro King Kong. Difficile trovare la stessa dose di humour nero negli analoghi prodotti statunitensi, anche perché il regno dei morti qui si tinge di una velata malinconia in grado di infondere un’insospettata personalità al risultato finale: una storia di morti e di fantasmi che vuole essere innanzitutto un inno alla vita, grazie a una libertà stilistica anarchica e fanciullesca. Per il resto, il film di Jackson rimane un piacevole divertissement consapevole di essere tale, nel quale è possibile ritrovare le tracce degli eccessi horror degli esordi e alcune caratterizzazioni decisamente riuscite: su tutte, l’indimenticabile agente dell’FBI interpretato da Jeffrey Combs e il fantasma del sergente Hartman di Full Metal Jacket, ancora una volta con le fattezze di R. Lee Ermey, che per l’occasione si rivela essere incredibilmente autoironico. Da (ri)vedere con l’intenzione di assistere a uno spettacolo per gli occhi puro e innocente (nel senso migliore del termine), ma anche per godere dell’ultima interpretazione da protagonista assoluto di Michael J. Fox al cinema, prima della progressiva degenerazione della malattia.

 

Titolo originale: The Frighteners

Regia: Peter Jackson

Interpreti: Michael J. Fox, Trini Alvarado, Peter Dobson, Jake Busey, Jeffrey Combs, John Astin, Dee Wallace

Origine: USA/Nuova Zelanda, 1996

Durata: 110'

 

 

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