FILM IN TV – Un uomo tranquillo, di John Ford

Traduce per transfert il cinema fordiano nella gaelica Irlanda, convertendo lo sgomento della Monument Valley nella pacificata e brillante campagna irlandese. Oggi, ore 21.00, Sky Classics

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Io voglio alzarmi ora, e voglio andare, andare a Innisfree
E costruire là una capannuccia fatta d’argilla e vimini:
nove filari e fave voglio averci, e un alveare,
e vivere da solo nella radura dove ronza l’ape.
E un po’ di pace avrò, che pace viene lenta
Fluendo stilla dai veli del mattino, dove i grilli cantano;
e mezzanotte è tutta luccicare, ed il meriggio brilla
come di porpora, e l’ali dei fanelli ricolmano la sera.
Io voglio alzarmi ora, e voglio andare, perché la notte e il giorno
odo l’acqua del lago sciabordare presso la riva di un suono lieve;
e mentre mi soffermo per la strada, sui marciapiedi grigi,
nell’intimo del cuore ecco la sento.
(Traduzione tratta dalle poesie di Yeats, Edizione Mondadori, a cura di Roberto Sanesi)

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Che John Ford nel suo non troppo segreto amore per la Irlanda, nel 1952 per realizzare questo film dall’ottimismo sfrenato, non si sia ispirato a questo piccolo poema di uno dei più famosi poeti d’Irlanda? Lo farebbe supporre l’avere attribuito all’immaginario villaggio in cui il film è ambientato il nome di Innisfree, che nella realtà ricordata da Yeats è,

un-uomo-tranquilloinvece, solo una piccola isola con il lago che la contorna.
Non è un’opinione troppo peregrina quella del critico francese dei Cahiers Louise Marcorelles secondo il quale l’Irlanda, pur non essendo il paese di nascita del regista, “si situa nel cuore dell’opera e della mentalità fordiane”. Non è il solo film che Ford in qualche modo dedicò alla sua terra d’origine. Questo legame fu oggetto di indagine di Mush mush mush il bel documentario che il compianto Ciro Giorgini realizzò con Fabio Troncarelli proprio sull’Irlanda fordiana.
Un uomo tranquillo traduce per transfert il cinema fordiano nella gaelica Irlanda. I temi del suo cinema sono stati sempre quelli dei valori antichi: l’amore e l’amicizia su tutto, ma anche la giustizia. Quelle cose che come disse in un’intervista a Le monde, oggi “si è presa l’abitudine di sbeffeggiare. Amo gli uomini e ho fiducia in loro”. Su un-uomo-tranquillo-fordqueste basi di semplicità disarmante e puramente americane, Ford ha fondato il mito traducendo per immagini l’aspirazione ad una frontiera che sembra doversi sempre spostare in avanti. Il suo cinema è quello dello spazio immenso come teatro delle vicende dei suoi uomini veri, squadrati, ripuliti da ogni retorica. L’operazione irlandese, pur declinata nel linguaggio più leggero della saga ad uso familiare, non è che si discosti molto da questi principi “primordiali”. Anche il rapporto con il paesaggio non cambia e i suoi personaggi sono immersi e perfettamente aderenti a quel paesaggio che si adatta agli umori della storia. A fare da trait d’union, tra i grandissimi e selvaggi spazi americani e la più addomesticata natura un-uomo-tranquillo-oharaeuropea i suoi attori su tutti John Wayne (Sean Thornton), ma anche Maureen O’ Hara (Mary Kate Danaher) e Victor McLaglen (Will Danaher, il fratello di Mary Kate). Lo stesso cast, identico, che aveva già fatto grande Rio bravo dello stesso Ford solo due anni prima.
Non siamo quindi davanti allo sgomento esistenziale della Monument Valley, ma nella verde e brillante campagna irlandese che ispira solo sentimenti di tranquilla esistenza e una certa bucolica propensione al ritiro dalle complicazioni della vita in favore di una vita semplice scandita dalle bevute, dalle occasionali scazzottate che fanno resuscitare i moribondi e convertono i preti alla un-uomo-tranquillo-ohara-e-waynesecolarizzazione, dai pranzi e dalle cene e dalle serate nel locale saloon che prende il nome di pub. È questa la filosofia che sta al fondo di Un uomo tranquillo, la stessa che sembra intravedersi in molto cinema nel quale i villaggi dell’isola hanno suggerito quel senso forte di comunità che predomina anche rispetto alle vite individuali. Ford utilizza questa miscela di elementi che restano classicamente armonizzati nel racconto di un luogo che il cinema ha spesso idealizzato. Ciò accade in gran parte grazie al genio fordiano che con questo film – suo primo film d’amore come lo ebbe a definire – ancora una volta costruisce l’icona, non più eludibile, con cui fare i conti, per un racconto che in una cornice di grande impatto un-uomo-tranquillo-waynevisivo, naturalmente affascinante, ospiti una esemplare storia d’amore con un prevedibilissimo lieto fine. Una storia che completa l’auspicabile perfezione della vita grazia con l’allegria sbruffona dei suoi protagonisti e la cialtroneria simpatica di ognuno dei personaggi. Poi ci sono le vicende dei due amanti ostaggio di una “costumanza”, come dice in un italiano aulico, il simpatico pastore della comunità protestante. Il film di Ford possiede i contorni della perfezione anche quando il magnifico equilibrio della commedia scorre sui binari di una piacevole prevedibilità. Il film, presentato a Venezia, vinse due Oscar: per la migliore regia e per la migliore fotografia.
Certo, Un uomo tranquillo rappresenta il disimpegno da ogni altra occupazione che non sia la propria vita, il desiderio di pace disturbato dalle usanze dei luoghi, il ritorno alla serenità dell’infanzia per l’ex pugile Sean che per un tragico destino era stato la causa della morte sul ring di un suo avversario. Ford un-uomo-tranquillo-ford-1952mette in scena lo scontro di culture, quella americana avanzata e libera da ogni condizionamento e quella irlandese legata alla dote da consegnare alla sposa come riconoscimento del suo precedente status, quasi una buonuscita prima della vita matrimoniale. Ma tutto come nel film (dai simpatici treni verdi tasselli di un immaginario luogo della felicità ai paesaggi che riflettono quel desiderio di pace che per Sean l’Irlanda rappresenta) si svolge nella bonarietà quotidiana, senza i drammi o gli eccessi della metropoli o attraverso i selvaggi sentieri del west.
Alla fine la bellezza orgogliosa di Maureen O’Hara finirà per strappare Sean dalla sua ostinata ricerca di tranquillità senza complicazioni e possiamo solo immaginare cosa Kate avrà detto in un orecchio a Sean nell’ultima inquadratura del film, prima dei titoli di coda sui quali li vediamo incamminarsi abbracciati verso la loro casa col tetto di paglia.

Titolo originale: The quiet man
Regia: John Ford
Interpreti: John Wayne, Maureen O’Hara, Will Danaher, Michaleen Oge Flynn
Origine: USA, 1952
Durata: 129’

Genere: commedia

 

 

Oggi, ore 21.00, Sky Classics

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