Film tv: “Cinque pezzi facili”, di Bob Rafelson

 

È la storia di uno smarrimento esistenziale, là dove l’implacabile individualismo delle proprie scelte è animato da insofferenza più che da dubbi. Mercoledi 3 aprile, ore 22:55 su Pay tv.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

 Pochi anni, fra il decennio dei 60 e quello dei 70, ma tanto basta per lasciarsi alle spalle la deferenza verso il dogma dell’entertainment. Facendosi beffe del cinema spettacolare, del divismo e delle grandi majors, avanza la Nuova Hollywood, tra cui quella di Bob Rafelson e del suo Cinque pezzi facili, affidata ad un Jack Nicholson tenuto a briglia corta ma davvero convincente nel ruolo del disadattato Robert Duprea. Ex pianista affermato ed ora trivellatore di pozzi, Duprea, che divide un camper con la fidanzata cameriera Rayette (Karen Black), decide di tornare a casa, sulla costa occidentale, per riconciliarsi con il padre gravemente malato. Ma abissale è lo iato che lo separa da quell’asfissiante microcosmo borghese, per lui che ha scelto la via dell’abbandono, dello sradicamento senza un progetto di vita definitivo, cui Rayette lo richiama più volte invano. La fascinazione del nomadismo è infatti pressante, oltre che status necessario al proprio fragile equilibrio interiore, e non è più solo desiderio di fuga: nella vicenda di Duprea è impressa la forza del rifiuto e del negativo, di tutto ciò che egli non vuole essere e che è la sua unica certezza.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Bob Rafelson dimostra di possedere una sensibilità molto europea, con richiami a Bergman ed Antonioni (a chi non è venuto in mente il vagabondaggio disperato di Steve Cochran in Il grido?), dimostrando di adattarsi perfettamente a quello che il pubblico della new left post-sessantottina si aspetta di vedere: il cinema deve aderire alle ansie, alle aspettative ed anche ai dubbi dei giovani spettatori americani, sull’orlo di un entusiastico idealismo che sempre più fa posto alla consapevolezza di quanto esso sia effimero. Come dichiarerà a proposito del successivo Il re dei giardini di Marvin (del 1972, ancora con Nicholson), Rafelson è pienamente immerso nell’atmosfera disillusa di personaggi senza un punto fisso: “sono l'incarnazione di altrettante facce di un'America che confessa il crollo dei suoi miti sociali ed esistenziali, e guarda i solchi delle rughe dell'animo allo specchio (…) Cinema irrorato dall'incessante deambulare e dialogare dei protagonisti, aperto alle improvvisazioni sul set, alla partecipazione inventiva degli interpreti, alla spontaneità e all'immediatezza tipica dei procedimenti nei quali i soggetti dell'inchiesta vengono provocati per mettersi a nudo”.

 

Titolo originale: Five Easy Pieces 
Regia: Bob Rafelson 
Interpreti: Jack Nicholson, Karen Black, Lois Smith, Billy Green Bush
Durata: 96 min 
Origine: USA, 1970

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array