Passeri (Sparrows), di Rúnar Rúnarsson

Il passaggio di un adolescente verso la sfera adulta, tra innocenza e dolore, nello sconvolgente racconto dell’esordiente regista islandese. Un’efficace atmosfera onirica permea la pellicola

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Il sedicenne Ari non ha possibilità di scelta: costretto dalla madre (in viaggio con il compagno) a trasferirsi dal padre nella casa in cui è cresciuto da bambino, il passaggio dalla capitale Reykjavik al piccolo villaggio lo porta a vivere un balzo emotivo dissacrante, in quello che si presenta come un contesto di totale cambiamento. Tragiche esperienze si affacciano agli occhi di Ari, in una transizione verso l’età adulta che si dipinge di parziale efferatezza, marcando un confine che, ormai varcato, non lascia trasparire alcun spazio reale per l’ingenuità andata drammaticamente perduta.

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Con il suo secondo lungometraggio Passeri, Rúnar Rúnarsson ci porta nel mondo di un adolescente dalle sfumature tanto variabili quanto a volte disturbanti. Sullo sfondo di un territorio bagnato costantemente di luce, in cui il giorno e la notte hanno la stessa carica di un fulmine abbagliante dalla nitida veridicità, vediamo perdersi l’innocenza di Ari nel rammarico di una realtà che si fa violenta e altisonante. : il racconto, in prima analisi strutturato su un evolversi prettamente standard e, a tratti, quasi banale, confluisce in accadimenti spiazzanti e dai toni brutali, snaturando apparentemente un flusso immaginifico che sembrava opporsi a dei connotati così spietati.

Eppure, il pugno allo stomaco che si percepisce nell’ultimo atto, è in perfetta assonanza con una narrazione che vuole essere il più possibile tangibile e cognitiva, oltrepassando la semplice struttura visiva per arrivare ad una concreta intuizione del profondo cambiamento in atto nella natura del protagonista.
La separazione dei genitori, il rapporto con un padre alcolista e sbandato, l’amore verso l’amica d’infanzia sono i tratti di un principale esame che si connatura di variegate gradazioni descrittive, fino a confluire nel salvifico rapporto con una nonna che, sola, riesce ad assicurarlo per breve tempo ad una natura ancora infantile e protetta. Sarà proprio la perdita dell’unico elemento provvidenziale della sua confusa esistenza a scatenare un forzato cambiamento che lo porterà ad un incerto cammino nel mondo adulto, in un connubio di timori e situazioni sconcertanti.
Chiaroscuri forti e attanaglianti per quello che è un palpabile racconto di formazione portato al suo massimo dispiego, privo di lasciti casuali e ben attento all’evoluzione di una coscienza che, presa in essere, ottiene un’ampia analisi attraverso un percorso, critico ma consapevole, di innumerevoli echi dolci e amari all’unisono.

 

Titolo originale: Þrestir
Regia: Rúnar Rúnarsson
Interpreti: Atli Óskar Fjalarsson, Ingvar E. Sigurðsson, Rakel Björk Björnsdóttir, Rade Serbedzija
Durata: 99′
Distribuzione italiana: Lab 80 Film

Origine: Islanda, Danimarca, Croazia, 2015

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