Tango Libre, di Frédéric Fonteyne

Tango libre

Frédéric Fonteyne si avvicina alle anime dei suoi protagonisti attraversandone i corpi e gli sguardi. Si tratta di continue smaterializzazioni e ricadute, elevazione di anime che ripiombano pesantemente nei relativi corpi in cui tuttavia si ritrasformano, danzando

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Tango LibreTango libera tutti. Si dice che alle origini del tango ci fossero gruppi di soli uomini intenti ad allenarsi tra loro, per poi dimostrare doti già sviluppate al cospetto delle donne amate. Un gruppo di uomini è proprio quello che circonda Alice, la donna di cui JC, guardia carceraria, si innamora fin dal primo momento quando deve accostarsi al suo corpo per ballare. Gli scherzi della vita fanno sì che i due si incontrino di nuovo, e questa volta non si tratta del pomeriggio dedicato all’hobby ma si tratta della vita vera, quella quotidiana. Alice, infatti, ha ben due uomini in carcere da amare e visitare, che uniti ad un giovane figlio quindicenne costituiscono una famiglia allargata la cui ambiguità, che occupa tutta la prima parte, è un punto di forza del film.

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Frédéric Fonteyne (La donna di Gilles, Una relazione privata) sceglie di avvicinarsi alle anime dei suoi protagonisti attraverso i corpi e gli sguardi. Sceglie di seguire una guardia carceraria, l’uomo che ha il compito di osservare costantemente altri uomini, e di farla trovare all’improvviso coinvolta nello spettacolo di cui di solito è soltanto osservatore. Tutto il film è ambientato in interni, con luci artificiali che accentuano le ombre sui volti e che smascherano quelle intime. Si tratta di continue smaterializzazioni e ricadute, elevazione di anime che ripiombano pesantemente nelle loro “tombe” (come definiva il corpo la più affermata scuola antica) in cui tuttavia si ritrasformano danzando: come in Sole al mattino di Edward Hopper i raggi del sole si insinuano in una scena di interno abitata da una donna, così i raggi delle lampade offuscano il volto di Alice e nello stesso tempo lo rendono lucido e misterioso. Tango Libre (presentato nella sezione Orizzonti a Venezia 69 dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria) è una collezione di occhi. Non è un film sul tango, è un film con il tango.

Tra la vasta gamma di ispirazioni dichiarate dal regista ci sono West Side Story per l’emozione coreografata come un combattimento, Taxi Driver e la memoria del protagonista Travis con la sua goffaggine in amore, la musica di Santana, la performance di Jack Nicholson in Qualcuno volò sul nido del cuculo e ancora Kaurismaki, Joe Dalton e perfino Bollywood.

François Damiens (Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, Il truffacuori), che aveva già recitato accanto ad Anne Paulicevich in JCVD, è paralizzato e paralizzante, dai movimenti stroncati dalla pesantezza che soltanto alla fine riescono a sciogliersi in una danza della libertà superiore perfino allo stesso tango. Molto ricca e svariata è la colonna sonora del film che occupa quasi tutte le scene, come accompagnamento, protagonista o rumore.

 

 

Titolo originale: id.

Regia: Frédéric Fonteyne

Interpreti: François Damiens, Anne Paulicevich, Sergi López, Jan Hammenecker, Zacharie Chasseriaud

Origine: Francia, Belgio, Lussemburgo 2012

Distribuzione: Bolero

Durata: 105’

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