#TFF35 – Balon, di Pasquale Scimeca

il film di Scimeca trasuda interesse, rispetto e volontà di denuncia, ma l’immagine in presa diretta di doc o reportage sull’argomento supera il suo impianto narrativo, verosimile ma comunque fittizio

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Amin e Isokè sono fratelli. Vivono in un villaggio dell’Africa sub-sahriana. Le giornate trascorrono serenamente fra preghiere, lezioni in capanne di fortuna, partite di calcio e lavoro, si vede spesso la ragazza intenta a qualche faccenda. Tuttavia, quando nel villaggio fanno irruzione militanti di Boko Haram, molti vengono trucidati e altri, come i due, sono costretti alla fuga. Indirizzati dal nonno, Amin e Isokè intraprendono un viaggio verso l’Europa con la speranza di incontrare un cugino residente in Svezia.

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La straordinarietà delle prime sequenze di Balon è innegabile. La permanenza, o meglio la

25747_orig traccia di Scimeca in quei luoghi è parte integrante dell’inquadratura. C’è un flusso che attraversa la polvere del villaggio, del campetto, che muove la vegetazione, la paglia delle abitazioni; un’energia che compatta il corpo che la contiene. Amin è appassionato di calcio e vorrebbe sotterrarsi quando incidentalmente buca l’unico pallone rimasto, Balon appunto. Un pallone che tornerà, regalato da una coppia di archeologi italiani, ma sottratto dall’aguzzino della prigione dove lui e tanti altri attendono di salpare per l’Europa. Eppure l’oggetto è investito di una ruolo clamoroso; protagonista dei viaggi onirici del bambino, si presenta come tavola spiritica, molla che rimbalza tra lui e i suoi affetti e depositario di indizi, di consigli per la sopravvivenza.

Improntato come doc sull’Africa, o sull’immigrazione clandestina, Balon avrebbe raddoppiato la resa. La scelta di costruire una finzione, soprattutto con attori non balon13professionisti e reggendosi sul potenziale ora visivo ora tematico, ha indebolito la trasmissione. Chiaramente il gesto è nobilissimo: trasuda interesse, partecipazione, volontà di denuncia. Ciononostante gli eventi in relazione allo strazio che certe persone tollerano per la salvezza, nella loro costruzione ad hoc, risultano fittizi. C’è però una causa che va oltre il prodotto di Scimeca, ossia la presenza di reportage sul tema, alcuni notevolissimi, vedi Piazzapulita Crack-L’esodo. Siamo fin troppo immersi nella presa diretta per accettare un patto finzionale come quello di Balon?

C’è da dire che la delicatezza con cui la mdp incornicia Amin e Isokè, avvicinandosi nei segmenti di convivialità, seguendoli pazientemente nella ricerca di cibo e vestiti, allontanandosi nella sacralità del sonno, dimostra come forse il sodalizio fraterno fosse il motore e l’obiettivo di tutto il film.

 

 

 

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