23/10/2003 – Esercenti, produttori e distributori dicono la loro su Cinecittà

Discusso il progetto di ristrutturazione della holding

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"Mi pare evidente che Pupi Avati abbia voluto effettivamente imprimere un cambio di marcia al gruppo cinematografico pubblico", dice al Giornale dello Spettacolo Walter Vacchino, presidente dell'Anec, associazione esercenti cinema, a proposito del progetto di ristrutturazione di Cinecittà Holding. "Si spera che la nuova struttura possa superare certe lentezze burocratiche del passato e auspico l'istituzionalizzazione di regolari momenti di confronto con le categorie". Sulla presenza del gruppo pubblico nell'esercizio Vacchino dice che "si tratta di verificare i comportamenti concreti. Se il circuito pubblico non si distinguerà dagli altri circuiti, la sua esistenza mi sembra del tutto inutile. Se, al contrario, potendo contare su maggiori risorse, punterà su una programmazione più attenta al prodotto italiano ed europeo, all'innovazione, alla sperimentazione, al digitale, offrendo utili indicazioni per il mercato, la sua presenza può diventare assai positiva".

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Più critico il presidente dell'Anica, Gianni Massaro: "Ci sono troppe caselle vuote e passaggi non chiariti. Soprattutto restano misteriose le finalità di tutta l'operazione (…) personalmente sono contrario alle statalizzazioni e il progetto presentato ci assomiglia molto". "Quanto ai singoli aspetti del piano – continua Massaro – nutro qualche dubbio circa l'opportunità di trasferire a Cinecittà le competenze della Bnl, che, grazie ad una lunga esperienza accumulata negli anni, offriva il massimo di affidabilità nel finanziamento del settore".


Ancora più drastico sul fronte dei distributori, il presidente dell'unione di categoria Richard Borg: "Ho l'impressione – dice – che il progetto presentato andrà a limitare enormemente lo sviluppo del mercato, a causa dell'annunciata volontà di non assecondare la domanda, quanto piuttosto di indirizzarla. L'accentramento di poteri in un unico ente, il cui controllo è assai nebuloso, mi inquieta".

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A nome dell'Api, associazione produttori indipendenti, Sandro Silvestri, sottolinea elementi positivi, "la creazione di un Centro Nazionale di Cinematografia sul modello di quello francese", e negativi, "la mancanza di rappresentanze delle associazioni e delle professioni". D'accordo il produttore Claudio Bonivento: "Nel nostro cinema pubblico c'è troppa politicizzazione; mi piacerebbe vedere una Cinecittà Holding governata prevalentemente da personalità del mondo cinematografico ed invece, a parte Avati, nell'attuale cda della società, non c'è nessun altro cineasta".

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