La programmazione di Fuori Orario dal 23 al 29 maggio
Su Fuori Orario da stanotte a sabato 29, focus su Fulvio Risuleo e Andrea Sorini. Poi Lo straniero di Welles, Tamara, figlia della steppa di Tourneur e il corto di Golestan Le colline di Marlik
Domenica 23 maggio dalle 2.20 alle 6.00
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
LA PIETRA E LA STORIA
FOSSILI ECHI CREPE NEL PAESAGGIO DEL TEMPO (2)
a cura di Fulvio Baglivi
LE COLLINE DI MARLIK
(The Hills of Marlick o The Element, Iran, b/n, 1964, dur., 15’, v.o. sott. italiani)
Regia: Ebrahim Golestan
Le colline di Marlik è un esempio del lavoro documentario di Golestam: dedicato a un sito archeologico nell’Iran settentrionale risalente a 3000 anni fa, contemporaneamente zona di scavi e terreno concimato dai contadini in cui il passato e il presente si toccano, il film mostra un’evidente continuità tra le varie manifestazioni umane colte dalla macchina da presa, infondendo vita negli oggetti inanimati.
“Guardandolo è impossibile non pensare a Les Statues meurent aussi (1953): entrambi i film tracciano delle connessioni tra l’uomo, l’arte e la morte, e sono caratterizzati da un approccio storico insieme poetico e politico (…) Nel loro universo ricco e variopinto, il passato e il presente vivono l’uno accanto all’altro, spesso ignorandosi a vicenda finché lo sguardo attento della macchina da presa non li riconcilia attraverso l’ispirazione poetica. Il cinema di Golestan, nel quale è spesso raffigurato l’atto dello scavare (per estrarre il petrolio, per riportare alla luce oggetti e passato storico), è a sua volta una ricerca delle radici di un albero antico chiamato Iran”. (Ehsan Khoshbakht)
LA GUERRE D’ALGÉRIE
(Francia, 2014, col., dur., 02’01”)
Regia: Jean-Marie Straub
Da un racconto di Jean Sandretto
Uno sparo di Straub a precedere Kommunisten, una scheggia sulla sporca guerra d’Algeria a cui il cineasta negò la sua partecipazione e subendo il conseguente allontanamento dalla Francia.
NEWS FROM HOME/NEWS FROM HOUSE
(Israele/Francia/Germania, 2005, col., dur. 98’34”, v.o.sott.it.)
Regia: Amos Gitai
Ultima parte di un progetto girato da Gitai nel corso di venticinque anni, che racconta la storia di una casa di Gerusalemme e dei suoi abitanti. Facendo seguito ai precedenti House e A House in Jerusalem, già trasmessi da Fuori Orario, Gitai racconta ancora una volta i rapporti tra israeliani e palestinesi, tra abitanti passati e presenti. Il vecchio spazio comune si e’ ormai decomposto nello spazio mentale dell’esilio, interiore o esteriore.
STRADA A SENSO UNICO seconda parte
(Italia, 2021, colore e b/n, dur., 100’)
Montaggio di eveline, servizi, schegge del conflitto tra Israele e Palestina.
Venerdì 28 maggio dalle 1.10 alle 6.00
ESPLORATORI NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
(SMARRIRSI GUARDANDO IN ALTO)
Fulvio Risuleo e Andrea Sorini in dialogo a Fuori Orario
a cura di Roberto Turigliatto
GUARDA IN ALTO PRIMA VISIONE TV
(Italia, 2017, col., dur., 86’19’’)
Regia: Fulvio Risuleo
Sceneggiatura: Fulvio Risuleo, Andrea Sorini
Musica: SunAraw
Esploratore dei tetti: Bartolomeo Pampaloni
Fotografia: Juri Fantigrossi
Attori: Giacomo Ferrara, Aurelia Poirier, Ivan Franek, Lou Castel, Claudio Spadaro, Emilio Gavira, Alida Calabria, Cristian Di Sante
Produzione: Revok, Donatello Della Peppa, Federico Giacinti
Il film è stato presentato ad Alice nella Città e al Festival di Rotterdam
Teco (interpretato da Giacomo Ferrara) è un fornaio dall’aria delusa che una mattina come tante si reca sul tetto dell’edificio in cui lavora per fumare una sigaretta. È incuriosito dal volare di un gabbiano che sembra muoversi diversamente dagli altri. Il gabbiano è un congegno meccanico che cela all’interno una mano mummificata. Da qui inizia per Teco (insieme alla nuova conoscenza Stella) un viaggio meraviglioso sui tetti di Roma, tra fughe, peregrinazioni, incontri bislacchi, cunicoli e labirinti: “come fosse un mondo underground che …la creazione di un mondo inesistente ma realistico”, secondo le parole con cui il regista presenta il film.
“Ho sempre riflettuto su quale fosse il modo migliore per iniziare nel cinema, con che film iniziare. Magari c’è chi sceglie di fare un film su commissione e di fare una carriera più passo dopo passo. In questo caso la mia idea era: facciamo un film più personale possibile trovando un modo per farlo, trovando i produttori giusti e i collaboratori giusti per cercare di dire la mia. Poi potrebbe anche essere l’ultima, intanto io ho detto tutto quello che avevo da dire fino ad adesso. Da adesso in poi posso dire qualcos’altro. Quindi un film su un esploratore che cerca qualcosa che non sa neanche lui cosa, in luoghi sconosciuti, è un po’ il lavoro fatto da me, che sto facendo io. A me piace l’idea di esplorare, che è più bella come parola di sperimentare. Esplorare è andare in luoghi che non si conoscono, poi uno può trovare qualcosa di positivo, di negativo, di strano, di inaspettato, tutto può succedere perché comunque è inesplorato (…) La città è la protagonista di questo film, i tetti, la città sono un luogo che io ho potuto creare perché appunto non esiste un immaginario di tetti nel cinema. Ci sono qua e là nel cinema italiano, soprattutto nel neorealismo, scene di tetti e spesso sono scene dove i personaggi vanno a nascondersi, vanno in posti dove non possono essere visti e questa è anche un po’ la chiave. Tutti i personaggi che fanno parte di questo film si nascondono, sono in fuga o sono comunque lontani dalla folla. E quindi per me questa è Roma sì, ma è una Roma parallela, una Roma immaginaria che voleva essere un po’ una Babele, come se dovesse ricordare una città dove si parlano tutte le lingue, anche le lingue inventate, che potesse ospitare tutti. (…) Questo film è per lo stesso pubblico che va a vedere i film Marvel, che ha l’età in cui io mi sono appassionato al cinema. (…) Gli intenti sono quelli di spingere le persone a immaginare, a trovare una via di fuga, a pensare che il mondo può anche non essere solo noia e scocciatura ma può essere anche inseguimenti tra suore, gabbiani robot, razzi spaziali, nani bugiardi, tutto quello che può stimolare la fantasia e l’immaginazione (…) Spesso si parla del cinema del reale in maniera sociale, è tutto ciò da cui io fuggo, poi ci sono registi che riescono anche a renderlo interessante, sono dei grandi artisti infatti. Però un cinema che guarda la realtà cruda e sporca però con un occhio più sognatore, più nonsense, è un cinema di cui a me piacerebbe far parte e che magari in Italia si è frequentato poco”.(Fulvio Risuleo, da un’intervista di “Sentieri Selvaggi”, 16 ottobre 2018)
Nato a Roma nel 1991, Fulvio Risuleo è stato il più giovane allievo di regia al centro Sperimentale di Cinematografia. Fumettista, fimmaker, ricercatore di nuovi linguaggi, è stato premiato a livello internazionale fin dai due primi cortometraggi Lievito madre (2014) e Varicella (2015) , entrambi presentati al Festival di Cannes – il primo in Cinéfondation, il secondo alla Semaine de la Critique. Ha esordito nel lungometraggio con Guarda in alto (2017), seguito da Il colpo del cane (2019. Come fumettista ha pubblicato Pixel (2016), L’idra indecisa (2018) e Sniff (2019). Dopo il progetto web Reportage bizarre realizzato la prima webserie interattiva italiana, Il caso Ziggurat, una serie gialla online che chiede allo spettatore di scoprire un assassino. Wes Anderson e Michel Gondry sono solo alcuni dei suoi punti di riferimento, ma più dei film si considera ispirato dai fumetti. Curioso, instancabile, è convinto che il cinema sia “l’arte del viaggio, senza la seccatura di dover preparare i bagagli”.
CONVERSAZIONE TRA FULVIO RISULEO E ANDREA SORINI PRIMA VISONE TV
(Italia, 2021, col., dur., 30’ circa)
Autori di due degli esordi italiani più originali e sorprendenti, che si smarcano completamente dagli stereotipi e dal conformismo del recente “giovane cinema italiano d’autore” (sia documentario sia di fiction), Fulvio Risuleo e Andrea Sorini dialogano sulle loro idee di cinema, sulla collaborazione per Guarda in alto, sui progetti futuri. Conversazione realizzata per la notte dedicata da Fuori Orario ai due cineasti
(Italia, 2018, col., dur. 77’05”, v.o. originale inglese, russo, kazako con sottotitoli italiani )
Regia: Andrea Sorini
Sceneggiatura: Andrea Sorini e Eliseo Acanfora, anche autore del libro “Bajkonur, Terra – Il deserto a un passo dal cosmo”,
Montaggio: Francesco Fabbri
Produzione: Lumen Film, The Piranesi Experience in collaborazione con Il Saggiatore
Il film è stato presentato al Festival di Vancouver e al Filmmaker Festival di Milano, dove è stato premiato nella sezione “Prospettive”. Primo lungometraggio di Andrea Sorini (nato nel 1988) , già autore di diversi cortometraggi e co-sceneggiatore di Guarda in alto di Fulvio Risuleo.
“Alzate la testa” recita un manifesto con il volto di Yuri Gagarin sullo sfondo dello spazio: siamo nel centro abitato di Baikonur, base spaziale ex sovietica e oggi russa, in una regione desertica del Kazakistan dove tutto – anche la fede – sembra essere rivolto all’esplorazione dello spazio. Da qui sono partiti il primo Sputnik nel 1957 e la leggendaria missione di Gagarin pochi anni dopo. Ma Baikonur è stato anche lo scenario della catastrofe di Nedelina del 24 ottobre 1960, tenuta segreta per molti anni. Andrea Sorini osserva quel luogo come una terra aliena, “lontano dal resto del mondo, ad un passo dall’Universo”. Ipnotica cattedrale nel deserto, il cosmodromo e il centro abitato che lo circonda portano sulla loro superficie i segni della Storia: la Guerra fredda, la corsa allo spazio, l’impatto della tecnologia sulla natura che ha desertificato buona parte dell’immenso lago Aral.
“Il film segue un andamento da viaggio, in una cornice un po’ fantastica, che inizia con l’atterraggio di una specie di sonda, come se stessimo esplorando un pianeta sconosciuto. C’è sicuramente un legame con la fantascienza e infatti questo linguaggio prende spunto dal cinema di finzione, le musiche e gli stessi suoni si accostano a un mondo tipico della fantascienza. (…) I miei modelli fanno riferimento soprattutto al cinema e alla letteratura di fantascienza russa, in particolare Tarkovski, che ha scritto e diretto film come Stalker e Solaris tra i più noti e Lopušanskij, che, nel film A visitor to a Museum, ha utilizzato zone abbandonate della Russia per raccontare una storia di fantascienza. Anche Guerre Stellari ha contribuito nella scrittura del film per la presenza di abitanti in paesaggi desertici insieme ad astronavi e situazioni spaziali. A dire il vero però l’ispirazione maggiore è arrivata dalla fotografia: lo stile visivo, infatti, ha un forte legame con il carattere sognante delle immagini di Luigi Ghirri, nelle cui opere c’è una forte relazione tra fiction e realtà (…) Il nostro approccio è stato proprio quello di alieni che vanno in una terra sconosciuta. Poi però, attraverso l’esplorazione di quegli spazi, la fantasia ha finito per alimentarsi con la realtà che si è trovata di fronte.” (Andrea Sorini)
DENMARK PRIMA VISIONE TV
(Italia, 2019, col, dur., 11’08)
Cortometraggio inedito realizzato col telefonino, dopo il lungometraggio Baikonur terra.
“Denmark fa parte di una serie di cortometraggi disponibili sul sito www.denmakr.land
Li ho realizzati in diversi anni da solo, con l’ausilio di un vecchio cellulare. Ho filmato paesaggi reali, familiari, e paesaggi che non sono mai esistiti. I pochi personaggi sono intimiditi e un po’ si nascondono alla telecamera, però sotto sotto sono contenti di essere ripresi e raccontati” (Andrea Sorini).
VARICELLA
(Italia, 2015, col., dur., 14’)
Regia: Fulvio Risuleo
Con: Giordana Morandini, Edoardo Pesce, Enea De Angelis
Produzione: Revok
Vincitore del Discovery Award per il miglior cortometraggio alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes.
La varicella è una malattia innocua se presa da bambini, ma da adulti può essere molto pericolosa. La mamma di Carlo, un bambino di 10 anni, si alza la mattina in preda all’agitazione dopo la scoperta dei rischi di una malattia infettiva come la varicella.Quando la mamma lo viene a scoprire inizia preoccuparsi per Carlo, il suo figlioletto, che ancora non l’ha mai presa. Lui cresce in fretta e bisogna agire subito. Deve trovare un modo per farlo ammalare. Ma il papà è d’accordo?
“Varicella è costato circa i 5mila euro, ma tante persone hanno lavorato volontariamente, e la Kodak
ci ha regalato la pellicola 35mm. L’idea è nata guardando una caffettiera, riflettendo sul tempo del caffè, su quello che può succedere in questo arco limitato, meno di 10 minuti. Volevo un dialogo semplice – spiega il regista – E poi mia madre, lavorando con i bambini, mi parlava di questa epidemia che stava creando un po’ di problemi. Così ho provato a prendere sul serio la varicella, nel senso che nel cortometraggio hai la possibilità di soffermarti sulle cose piccole e semplici, a differenza del lungometraggio nel quale racconti cose più complesse. Insomma mi sono cimentato con qualcosa di ‘minimale’ che nel film riterresti superfluo narrare”. (Fulvio Risuleo)
Sabato 29 maggio dalle 1.40 alle 6.30
HOTEL DES APOLIDES (2)
a cura di Donatello Fumarola
TAMARA FIGLIA DELLA STEPPA
(Days of Glory, Usa, 1944, b/n, dur., 81’46”)
Regia: Jacques Tourneur
Con: Tamara Tumanova, Gregory Peck, Glen Vernon, Dana Penn, Alan Reed, Marie Palmer
Una ballerina, stella del Bolshoi, sfuggita in un bosco selvaggio agli invasori nazisti, sceglie di partecipare alla resistenza dopo essere stata salvata da un gruppo di partigiani. Esordio cinematografico di Gregory Peck. Uno dei pochi film hollywoodiani in cui viene esaltato l’allora alleato sovietico, in chiave anti-nazista, girato nel pieno del conflitto bellico.
ROSABELLA. LA STORIA ITALIANA DI ORSON WELLES
(Italia, 1993, col. e b/n, dur., 59’)
Regia: Gianfranco Giagni, Ciro Giorgini, con Maia Borelli
Sceneggiatura: Ciro Giorgini
Interviste a: Mauro Bonanni, Suzanne Cloutier, Arnoldo Foà, Gary Graver, Francesco
Lavagnino, Maurizio Lucidi, Roberto Perpignani, Alessandro Tasca di Cutò, Giorgio Tonti.
Rosabella è un viaggio sulle tracce di Welles (forse il più apolide dei cineasti dell’epoca ‘classica’) in Italia, paese in cui il regista visse a lungo e a cui si sentiva molto legato. “La vita di Welles in Italia ha lasciato molti ricordi in coloro che l’hanno conosciuto da vicino. La nostra ricerca di testimonianze dirette si è trasformata in un piacevole viaggio attraverso gli anni da lui trascorsi nella penisola. Sulle sue tracce, lontano dal folklore della Dolce Vita e dei ristoranti romani, raccontiamo anche la storia di numerosi italiani che spiegano l’importanza che Welles ha avuto per loro e quanto ne sentono la mancanza”. (Ciro Giorgini)
(The Stranger, Usa 1946, b/n, dur. 89’49”)
Regia: Orson Welles
Con: Edward G. Robinson, Loretta Young, Orson Welles, Richard Long.
Sulle tracce di un criminale nazista fuggito in America, l’ispettore Wilson (Robinson) sospetta del professor Rankin (Welles), novello sposo della figlia di un giudice: una serie di indizi e soprattutto la passione di Rankin per l’orologeria convincono l’ispettore dei suoi sospetti che troveranno conferma definitiva in un drammatico scontro all’interno del gigantesco orologio di un campanile.
Il film, premiato col Leone d’oro alla Mostra di Venezia, era considerato da Welles il meno buono dei suoi film, “L’ho girato per mostrare all’industria che potevo fare un film normale hollywoodiano, nei limiti di tempo e di budget, e essere allo stesso tempo un buon regista, come tanti altri”. (Orson Welles)