Life Is (Not) a Game, di Antonio Valerio Spera

Il doc sulla street artist Laika si rifugia nel reportage giornalistico, ottenendo il controproducente risultato di amalgamare la ricerca dello sguardo nella più totale conformità. Freestyle

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Tra sorprendenti apparizioni e controverse sparizioni. Si muove in questo stretto confine di provocazione l’arte e lo sguardo della street artist romana Laika, una figura da anni avvolta dal più fitto anonimato, quasi dalla parvenza supereroistica, che ha la sorprendente capacità di manifestarsi con ironia e sagacia nella contemporaneità nonostante i continui attacchi delle più paradossali forme della censura. A partire dall’opera “dedicata” a Virginia Raggi per denunciare gli episodi del Cinema Palazzo del quartiere di San Lorenzo sino alla più recente ed universale COME WITH ME-ALL REFUGEES WELCOME, Laika e in particolar modo la sua arte vivono in questo perpetuo limbo temporale dove le immagini e lo sguardo si corrodono istantaneamente per via delle controverse situazioni politiche e sociali che riescono a catturare, ripiegando spesso a espandersi su ulteriori portali per far si che il suono della propria voce, l’importanza del proprio sguardo non si deturpi. E il documentario di Antonio Valerio Spera Life Is (Not) a Game ragiona sullo sguardo, su come solamente attraverso esso ci si possa salvare dalla morte del giudizio, anche se irragionevolmente questa agognata ricerca viene condotta nella più totale conformità del caso.

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Life Is (Not) a Game pavidamente naviga nei codici del classico reportage giornalistico, dove il viaggio che dal principio doveva condurci verso la risoluzione dei tabù riguardanti la street art e del suo definitivo dispiegamento come una più prestigiose formule della narrazione dell’oggi, viene imprigionata in schemi semplificati. Tranne in qualche raro momento di puro azzardo, Life Is (Not) a Game vive in questa paralisi d’analisi, risultando un prodotto che difficilmente riesce a donare una visione che anche nella sola superficie possa rompere le tanto temute e avverse barriere linguistiche. Il tracciato è quasi impossibile da decodificare e si perde inavvertitamente in una composizione frenetica, lasciva, come se simbolicamente si fosse ammalato della frenesia storica e culturale che sta circoscrivendo la realtà, risultando in fin dei conti un’opera dallo spirito acerbo e dalla forma inconsistente.

 

Regia: Antonio Valerio Spera
Distribuzione: Morel Film
Durata: 83′
Origine: Italia, 2022

 

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
Sending
Il voto dei lettori
3.75 (4 voti)
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