Fela, il mio Dio vivente, di Daniele Vicari
Rievoca la connessione a distanza sempre più profonda tra il black president dell’afrobeat Fela Kuti e il videoartista Michele Avantario, sorta di rituale sciamanico sul repertorio.
Similmente alle edizioni deluxe, i cofanetti espansi, le archivial series che oggi tengono ancora in piedi la dimensione fisica del mercato della musica, anche il documentario musicale negli ultimi anni sembra intenzionato ad esplorare le nuove frontiere del repertorio ritrovato, delle riprese dimenticate, del materiale non finito, mai montato, riscoperto: dall’operazione di Peter Jackson sui Beatles al film di Sydney Pollack su Aretha Franklin (poi concluso da Alan Elliott), fino allo straordinario Summer of Soul di Questlove. Daniele Vicari torna così al suo amore per la forma documentaristica recuperando le immagini straordinarie girate dal videoartista e autore televisivo Michele Avantario al seguito del nigeriano Fela Kuti, il black president, voce e sax fondatori del movimento afrobeat, sound ibrido di musica tribale, funk e jazz dall’influenza pesantissima sulle generazioni successive della scena black fino ai giorni nostri. Ma soprattutto figura politica militante, rivoluzionaria, fieramente in opposizione alle dittature militari e alle ingerenze occidentali che squarciavano e squarciano la sua nazione. Con l’espediente della narrazione in prima persona di Avantario (ricostruita dalla compagna di una vita, Renata Di Leone, insieme alla sceneggiatrice Greta Scicchittano e lo stesso Vicari), a cui dona la propria voice over Claudio Santamaria, il doc rievoca velocemente la vicenda biografica di Kuti fino all’incontro con il protagonista, ma anche tutta un’atmosfera culturale capitolina che convergeva nelle Estati Romane di Nicolini, nei circoli di Aprà, Ungari e Bertolucci, nei primi esperimenti delle trasmissioni Rai con l’immagine elettronica.
Chiaramente l’aspetto musicale finisce qui in secondo piano (forse colpevolmente un po’ troppo, non vengono citati i dischi fondamentali di Fela e al batterista Tony Allen, il vero probabile genio di tutta la compagine di musicisti che accompagnavano Kuti, viene dedicato solo un accenno di passaggio), anche se i fan ritroveranno riprese strepitose dei concerti dell’artista e dei suoi Egypt 80 in Italia (in quest’ottica torna alla mente il lavoro per certi versi vicino fatto da Salvo Cuccia su Zappa con il suo 1982 – L’estate di Frank), e più di tutto alcune vertiginose interviste di Fela nei decenni, da quelle più apertamente antagoniste fino ad un monologo puramente gonzo in cui Kuti illustra in tv la sua cosmogonia internazionalista con l’ausilio di un mappamondo portatogli in dono proprio da Avantario.
Regia: Daniele Vicari
Voce narrante: Claudio Santamaria
Distribuzione: Luce Cinecittà
Durata: 90′
Origine: Italia, UK, Slovenia, 2023