Asian Film Festival 2007 – "Gong tau: An Oriental Black Magic", di Herman Yau

Nel film di Herman Yau si rubano allo spirito gore più le frattaglie e gli insetti rielaborati artificialmente che non la carne e il sangue, privando di spessore introspettivo, ma anche di ironia, lo splendido sadismo comune a tanti film hongkonghesi e ricorrendo a un uso smodato di effetti digitali che tolgono forza e spirito eversivo all’immagine del Male
--------------------------------------------------------------
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA SCENEGGIATURA, CORSO ONLINE DAL 28 MAGGIO

--------------------------------------------------------------
Gong Tau - Herman YauIn The Untold Story, nel 1993, Herman Yau metteva in scena con Danny Lee un racconto che si nutriva di tensione e di umorismo nichilista, che riusciva a mostrare mutilazioni, stupro, infanticidio e cannibalismo con una verosimiglianza che a ogni istante della pellicola sembrava rimandare al fatto di cronaca su cui si basava: una rappresentazione della violenza che riusciva ad essere etica nella sua brutalità amorale, nel suo rifiuto di giudizio, nella sua assoluta sfiducia nelle possibilità del bene, con uno psicotico paria coraggiosamente privo del fascino che in genere si accorda ai serial killer (un incredibile Anthony Wong gonfio, infantile, una smorfia di efferata idiozia dietro gli occhiali spessi, una paralisi del pensiero che è manifestazione di rabbia umana, e del vuoto disumano in cui si può esercitare questa rabbia). Gong Tau: An Oriental Black Magic è stato concepito probabilmente a priori come un prodotto completamente diverso, che del gore prende più le frattaglie e gli insetti rielaborati artificialmente che non la carne e il sangue, privando di spessore introspettivo, ma anche di ironia, lo splendido sadismo comune a tanti film hongkonghesi e ricorrendo a un uso smodato di effetti digitali che tolgono forza e spirito eversivo all’immagine del Male, soprattutto quando suggerisce lo stretto legame col corpo e la sua natura di incubatore per invasioni nemiche: il dettaglio sulla mano mozzata e poi cauterizzata, la testa che si stacca dal corpo, l’invasione dei parassiti nel corpo del neonato. Eppure carne e sangue (stavolta come elementi drammatici) non mancavano: la magia nera, come ci spiega il guaritore, ha due soli moventi: l’amore, o il denaro, sintetizzati nella figura della vendetta, che li contiene entrambi; e se puntualmente la vita del detective Rockman Cheung viene sconvolta dal corpo esotico di un’amante che torna, anche dopo il suicidio, a ricordargli un temporaneo allontanamento dal ruolo di marito vagamente fedele, la distruzione della sua famiglia è operata attraverso il massimo dolore fisico perché colui che la opera è stato privato per sempre della preziosa capacità di provare dolore, un capovolgimento che si prestava a riflessioni interessanti; il gong tau, rito vodoo, è crudele per natura perché funziona attraverso sardonici stravolgimenti sentimentali, rendendo più potente colui che lo esercita su se stesso e costringendo Rockman a una performance di stregone improvvisato che deve procurarsi grasso umano direttamente dal corpo del suo collega e amico fraterno appena assassinato; il senso di colpa del poliziotto sembra affiorare soltanto nel momento in cui viene costretto a riconoscerlo attraverso una sofferenza riflessa (quella della moglie e del figlio), come se gli anni lo avessero reso tanto ipocrita da non essere degno neppure di subire la vendetta in prima persona; questi elementi si perdono purtroppo in una storia incapace di turbare intimamente; ma anche con tante perplessità, neppure in questo caso ci sentiamo di perdonare la stolida risata difensiva che sembra essere l’unica reazione possibile di un pubblico perennemente in imbarazzo di fronte all’esposizione della materia di cui è fatto. Un simile pubblico trova il modo di accogliere con eccessiva e sospetta ilarità forse l’unico momento realmente tragico del film, quello in cui Rockman, sfinito, messo alle corde, di fronte alla moglie e al cadavere del suo amico si trova costretto a procurarsi, come elemento magico per sconfiggere l’incantesimo che lo perseguita, anche dello sperma, come in un perfido contrappasso che deve ricordargli eternamente un piacere vissuto altrove.
 
--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array