"L'ultimo ultras", di Stefano Calvagna

l'ultimo ultras

Al di là delle pur buone intenzioni, il film risulta fortemente approssimativo. L'ultimo ultras non controlla situazioni che vengono spinte all'inverosimile, estremizza dialoghi estremamente verbosi, e si concede  'voli autoriali' come la figura della violinista che suona nella stanza. Per quello che deve essere l'esempio di un cinema apparentemente diretto e schietto, forse c'è qualcosa di troppo. 

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l'ultimo ultrasNon si può dire che il cinema di Stefano Calvagna non affronti di petto le situazioni. Dall'insegnante accusato di molestare un'allieva (L'uomo spezzato), ai ragazzi della Roma bene che decidono di rapinare una banca (Senza paura), passando poi per l'infernale universo dell'usura (Il peso dell'aria) e soprattutto per la vicenda ispirata alla figura del killer Luciano Liboni del quale viene moistrato però anche il lato umano (Il lupo), l'opera del regista romano tende spesso a portare la cronaca sullo schermo. Anche L'ultimo ultras segue la stessa linea. Il film vede protagonista Giovanni, un ultrà che ha ucciso un giovane allo stadio durante uno scontro. Vive così come latitante e si è rifugiato in una pensione sul Lago di Garda. Sul luogo viene a contatto con diversi personaggi come Sergio, capo tifoseria della squadra locale, la prostituta Lucrezia e s'innamora di Marina, cassiera ad un ufficio scommesse. Anche se però cerca di voltare pagina, i demoni del passato continueranno ad ossessionarlo.
L'ultimo ultras si porta dietro anche tracce autobiografiche. Calvagna infatti ha passato circa 15 anni in curva tra gli "Irriducibili" della Lazio. E forse la cosa più interessante del film è proprio questa ricerca dello scontro da parte di Giovanni che si nasconde spesso tra i tifosi ospiti e cerca la rissa, come un'esigenza vitale, con quelli locali. Al di là delle pur buone intenzioni, il film risulta fortemente approssimativo. Il personaggio di Giovanni appare costruito come un eroe da melodramma e alla fine la sua vicenda, così com'è mostrata, da l'impressione di essere troppo vera per essere falsa e troppo falsa per essere vera. L'ultimo ultras non controlla situazioni che vengono spinte all'inverosimile (a Schevchenko nel bagno di un ristorante viene spiegata la filosofia del tifoso), estremizza dialoghi estremamente verbosi (quelli tra Giovanni e il padre, interpretato da Mattia Sbragia), e soprattutto si concede anche 'voli autoriali' come la figura della violinista che suona nella stanza. Per quello che deve essere l'esempio di un cinema apparentemente diretto e schietto, forse c'è qualcosa di troppo. E la stessa recitazione dei protagonisti, forse perché è troppo caricata, non risulta credibile.
Regia: Stefano Calvagna
Interpreti: Stefano Calvagna, Francesca Antonelli, Giancarlo Lombardi, Mauro Meconi, Rossella Infanti, Andriy Schevchenko, Giulia Elettra Goretti
Distribuzione: Poker Entertainment
Durata: 90'
Origine: Italia, 2009

 

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