HOME CINEMA- Amici Miei di Mario Monicelli

La Trilogia del canto funebre della commedia all'italiana esce in un cofetto (3 DVD)della Filmauro

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DATI TECNICI

(dei 3 DVD)


Audio: Italiano mono e 5.1


Formato video: 2:35.1; ATTO II e ATTO III 1:85.1


Sottotitoli: Italiano per non udenti


 


EXTRA


(dei 3 DVD)


Menù animati


Selezione scene


Trailer cinematografico


Filmografie

Film sedimentatosi nell'immaginario popolare (come sempre linguistico prima che mitico), subito campione d'incassi all'uscita (+1 David), nel 1975, e poi rigenerato più volte dai passaggi televisivi, Amici Miei è quasi il Viale del Tramonto della commedia all'italiana. Cinema/gioco, "quasi nessuno" dice del marito/narratore Perozzi (Noiret) quella moglie fino a quel punto mai vista, che però "è sempre piaciuto" al "popolare" barista Necchi (Del Prete) come ai professionisti Melandri e Sassaroli, o ai nobili decaduti come il Mascetti.


Nato da un soggetto di Pietro Germi, che morì senza portarlo a termine, fu Monicelli (con gli sceneggiatori Tullio Pinelli, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi) a spostare l'ambientazione da Bologna (dove a posteriori si può dire che avrebbe acquistato un alone profetico) a una fredda e grigia Firenze invernale accompagnata dalla voce narrante del Perozzi che scopriremo essere steso sul letto di morte alla fine (del film e dello scherzo "criminale" al pensionato). Perozzi fa il cronista, a conferma di un cinema che nasce dalla quotidianità e non ha nessun interrogativo teorico che vuole divertire e divertirsi, fugge (dal dramma borghese verso il burlesco popolare) un po' nostalgico e maschilista e si basa sull'invenzione ("questo è il genio" dice del Necchi che caca nel vasetto del bambino). Come dire…piccolo borghese: fine dell'epopea dell'italietta che va "insieme a scuola e in caserma", che si chiama per cognome e ha paura della vecchiaia e della morte (e del futuro tra lesbiche e professori) e la esorcizza con lo scherzo e il mito dell'amicizia.


Con la solita puntigliosità narrativa (e il "centralismo toscano" confermato dai due famosi "treni degli schiaffi" che vanno uno a Milano l'altro a Reggio Calabria) Monicelli filma un momento importante del cinema e della cultura italiana, che dissolve la commedia nella morte ma porta in sé i caratteri del cinema di genere del periodo (il nudo della commedia erotica, il poliziesco) e anticipa tanto altro "cinema avvenire" (dal turpiloquio del Benigni/Cioni all'intera filmografia di Verdone fino al Muccino "corale") diventa un momento di passaggio. Gli scherzi continuano durante il funerale e ancora dopo, nei due seguiti, in cui la voce narrante di Montagnani (che qui doppia Noiret) si materializzerà prendendo il posto del Necchi.


(Senza snobismi) non si può dire che il cofanetto della Filmauro, contenente tutti e tre i film, sia indispensabile, anche perché le copie non sono restaurate e gli extra sono inesistenti, sarcasticamente in linea con quel cinema (e quell'Italia) che piange Monicelli. Una delle tante cose spazzate via dal movimento di contestazione, una delle tante che non siamo mai stati in grado di ricostruire.

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