FESTIVAL DI ROMA 2013 – Il mondo fino in fondo, di Alessandro Lunardelli (Alice nella città)

Il mondo fino in fondo

La frenesia dell'altrove, che spinge il protagonista a fuggire, cercare, trovare e rincorrere, è quella del regista che si muove tra i territori e i registri autoriali facendo del film una specie di mostro grondo di citazioni che riesce però a respirare non radicandosi in esse. Una visione extraterritoriale che nell'iter di ricerca di una forma che, per ora, non è potrebbe affascinare proprio per questo.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

La vita fino in fondo - PatagoniaC'è proprio tutto in questo Il mondo fino in fondo, ma proprio tutto.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Forse anche troppo, ma cosa importa? La cosa veramente importante è che il cinema italiano sembra esserci nella sezione Alice nella città del RFF 2013, almeno stando all'opera prima di Alessandro Lunardelli. Se Ernesto de L'ultima ruota del carro "sfiora soltanto tangenzialmente la Storia, ma non ne è mai toccato davvero. Il suo mondo rimane intatto… E ovviamente, le sue vicende non diventano mai una chiave per penetrare, diversamente, gli eventi" come scrive Aldo Spiniello, il Davide (Fabrizio Bentivoglio, Scialla) de Il mondo fino in fondo è strumento registico che lambisce per scelta la Storia.

E' la Storia, che confusamente, nelle sue dinamiche – diverse da quelle del film di Veronesi, per quanto anche queste strettamente interconnesse alla politica – rimane al margine, seppur visibile. Ci sfugge puntualmente perchè è a metà tra il fuori campo ed il campo.

In campo c'è Davide. E' un campo medio in cui le figure umane perfettamente distinguibili cedono il passo, ancora,Davide - Il mondo fino in fondo allo spazio intorno, quello che il regista è in grado di dilatare nei confini dell'inquadratura e che sovrasta il corpo di Davide: la costante del viaggio come ricerca di sè.

Il viaggio di Davide è il viaggio del regista che si spinge in territori 'fuori dall'Italia' passando per diversi 'registri' autoriali. La frenesia dell'altrove che spinge il ragazzo e tutto il suo sistema/mondo a fuggire, cercare, trovare e rincorrere è quella di Lunardelli; spazia dall'incanto quasi idilliaco della nascita 'di un amore' che ricorda la poetica degli sguardi mai sazi della Mirna di Corso Salani, ai vicoli di Barcellona che sembrano quelli notturni di Cuore sacro, passando per un appartamento condiviso a Santiago (Cile) da giovani attivisti di Greenpeace che ci riportano alla memoria la passione di Après Mai, (non) finendo tra le strade della Patagonia ancora alla ricerca sospesa ed inquieta di qualcosa. Il cinema di Lunardelli è una specie di mostro grondo di citazioni che non si radica in nessuna di queste ed in nessun territorio specifico consentendo alla materia messa in campo di respirare in un divenire continuo ed incostante.

 

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array