"Tube", di Baek Woon-Hak
La Corea del Sud esporta un poliziesco tutto sparatorie, inseguimenti e esplosioni. Un film adrenalinico, prodotto con grande sforzo economico, girato con cura maniacale seguendo le linee guida del genere. Peccato però che a un'opera così ambiziosa manchi l'anima.
Tube è il frutto della peggiore globalizzazione possibile, di cui recupera stereotipi, ridondanze e narcisismo. Il film di Baek Woon-Hak – esordiente non privo di talento, proveniente dalla pubblicità e smanioso di dimostrarsi all'altezza, anche a costo di strafare – dimostra l'inadeguatezza del cinema sudcoreano in fatto di blockbuster preconfezionati a tavolino. Qui l'azione adrenalinica prevede personaggi finti, proiettati per puro caso in una lotta serrata tra un poliziotto ribelle ma eroico e un criminale con smanie da terrorista. In mezzo: una metropolitana lanciata a folle velocità, decine di ostaggi, un complotto politico trascurabile, una ladruncola di buon cuore, uno staff di lavoratori encomiabili. Retorico, scontato, noioso, Tube inevitabilmente finisce per sottolineare da solo le tante lacune della sceneggiatura, alcune grossolanamente evidenti, e le perplessità del caso (cosa ci fa in un simile pasticcio la solitamente simpatica Bae Doo-Na?). Baek, vagamente ispirato da Il colpo della metropolitana, rimescola senza timori reverenziali Speed, Nowhere to Hide e Codice: Swordfish, riciclando clichés in maniera imbarazzante e proponendosi come improbabile emulo della scuola Jerry Bruckheimer (leggi: Dominic Sena o Michael Bay): piattezza televisiva e rumorosi effetti speciali a profusione, assenza di stile e grandi movimenti di macchina, la cui ampiezza è direttamente proporzionale alla relativa inutilità. Quello che sconcerta è la casualità dell'intreccio, scritto davvero male: i protagonisti sono figurine appiccicate allo schermo in maniera prevedibile, senza che i legami che li uniscono o li dividono vengano approfonditi, né tantomeno giustificati. Viste le premesse è impossibile chiedere agli attori, burattini spaesati, macchiette dimesse, abbandonati ai musi duri di circostanza, di recitare sul serio. Inevitabilmente ne risultano una serie di raccordi confusi spacciati per introspezione e subito messi da parte per privilegiare le sequenze, altrettanto deludenti, dove a cuore e cervello subentrano pistole, muscoli e nervi d'acciaio. Dalla ricca filmografia sudcoreana, anche in ambito poliziesco (Memories of Murder, Old Boy), si poteva scegliere decisamente molto meglio.
Regia: Baek Woon-Hak
Soggetto: Kim Hyung-Wan
Sceneggiatura: Baek Woon-Hak, Byun Woon-Me, Kim Min-Joo, Kim Jing-Min
Fotografia: Yoon Hong-Shik
Montaggio: Park Gok-Ji, Kim Mi-Young
Musica: Hwang Sang-Jun
Scenografia: Whang In-Jun
Costumi: Kim Hyo-Sung, Kang Kook-Hee
Interpreti: Kim Suk-Hoon (Jay), Bae Doo-Na (Kay), Park Sang-Min (T), Son Byung-Ho, Im Hyun-Shik, Kim So-Hyun, Sa Hyun-Jin
Produzione: Mir Films, Tube Entertainment
Distribuzione: AB Film
Durata: 112'
Origine: Corea del Sud, 2003