“Streghe verso Nord” di Giovanni Veronesi

Il film di Veronesi non riesce a "disinnescarsi" da una ipergoliardia di dubbio gusto e da quello che sembra proprio essere un sottile, ma bigotto, incoraggiamento alla misoginia

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Smitizzare il ruolo delle "bellocce" da Tv, in tempi di Veline e Letterine, non sarebbe poi una cattiva idea, se venisse portata aventi con garbo. Ma l'idea di "eliminare" (o "disinnescare", termine tecnico del film) le donne "belle ma crudeli" con una testata sul naso non è esattamente una trovata soft in tempi di “political correctness”. Le streghe del titolo sono appunto le donne, vallettine sensuali e perverse, che ruotano attorno al potere ed allo spettacolo, e con una testata e sette passi verso Nord per ognuna di loro ecco risolto il problema: una strega di meno ed una donna (ma donna donna: cosa poi vorrà dire?) di più sulla terra. Insomma, è la versione cinematografica del "quella è proprio una strega", con tanto di retorica sul "male" che sanno seminare le donne, non solo nello spettacolo ma anche dentro la famiglia (la cognata del protagonista, nonché oggetto del suo amore, non è niente meno che "una strega suprema")
Ecco qui il plot dei fratelli Veronesi, che cercano di rivisitare ed attualizzare il personaggio mitologico della strega, riducendolo più o meno a fenomeno sociologico da TV del sabato sera. Ed a proposito di personaggi televisivi da serata prefestiva, ecco spuntare il protagonista, Leo Mammuccari, nel ruolo di Teo, giovane "arruolato" come "disinnescatore" di streghe, sul cui "tirocinio" si basa buona parte del film. Presenza già affermata sul piccolo schermo, nella veste cinematografica Mammuccari, non mostra (o non è messo in grado di mostrare) grande carisma. E nemmeno l'indubbia sensualità di Emanuelle Seigneur e la corposa ed imbattibile (per quanto inutile) presenza scenica di Depardieu riescono a risollevare le sorti di un film che, seppure partendo da uno spunto originale (quantomeno nelle intenzioni), non riesce a "disinnescare" sé stesso da una ipergoliardia di dubbio gusto e da quello che, nonostante tutte le dichiarazioni contrarie e chiarificatrici del caso da parte dell'interprete principale, sembra proprio essere un sottile, ma bigotto, incoraggiamento alla misoginia.

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Regia: Giovanni Veronesi
Sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Sandro Veronesi, Massimiliano Governi
Fotografia: Tani Canevari
Montaggio: Alessio Doglione
Scenografia: Luca Merlini
Costumi: Georgia Alemanni Celant
Effetti speciali: Fernando Sabelli, Sergio Stivaletti
Interpreti: Teo Mammuccari (Teo), Emmanuelle Seigner (Lucilla), Daniele Liotti (Paolo), Paul Sorvino (Gallio), Gerard Depardieu (Depardieu), Valeria Cavalli (segretaria Gallio), Bianca Guaccero (Selvaggia), Vittorio Amandola (Baffone), Dario Bandiera (Saro), Stefania Palmisano (sposa)
Produzione: Cecchi Gori Group
Distribuzione: Medusa
Durata: 100’
Origine: Italia, 2001

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