A touch of Zhang

Zhang Ziyi è sempre di più la nuova icona del cinema cinese, dalle armi di Zhang Yimou agli amori di Wong Kar-wai. Riuscirà anche a passare indenne la prova di “Memorie di una geisha”, diretto da Rob Marshall e co-prodotto da Spielberg?

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Su di lei,catapultata in Occidente nelle vesti della lolita perfida e guerriera, è destino ricamare un ritratto aggressivo. Era la pupilla della tigre -o del dragone?- Insomma la pupilla del cattivo -cattiva- del successo planetario di Ang Lee, quel La tigre e il dragone che quattro anni or sono ha fatto scoprire anche a noi il Wuxiapian. Decenni di tradizione cinematografica nobile e spadaccina, popolare e volante finalmente rivelati al grande pubblico dei non inziati. Mercificazione e prostituzione di un glorioso genere cinese al boxoffice e alla Miramax, secondo gli inziati. Inutile dire, però, che i tratti delicati e la figura sottile di Zhang Ziyi, nata e cresciuta nella Pechino del boom, non li ha messi in discussione nessuno. Ben venga, questa scoperta. Che come la sua antesignana Maggie Cheung già è stata reclutata dai set francesi (Purple Butterfly, co-produzione franco-cinese), nonché americani (Colpo grosso al drago rosso- Rush Hour 2).
Una bellezza immacolata che non sfugge alla moda, dove Ziyi lavora giovanissima, né a Zhang Yimou, che la scopre nella pubblicità di uno shampoo. E grazie a lui si compie il salto tra l'immagine patinata e quella d'autore -concetti alquanto relativi nel cinema estremorientale-. Siamo  nel 1999, e Zhang Ziyi è la ragazzina che se ne va lungo "La strada verso casa".

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Anche se di strada ne aveva già fatta da sola, dedicandosi alla danza  popolare per tutta l'adolescenza, fino a vincere nel 1994 la "Coppa Taoli", trofeo della Competizione Giovanile Nazionale. Il premio è l'apice di lunghi anni di studio, inizati quando la piccola Ziyi, classe 1979, viene spedita dalla mamma in palestra per rafforzarsi un po'. "E' troppo gracile", le dice un'amica. Ma quell'anno le lezioni di ginnastica alla Scuola di Educazione Fisica del quartiere di Xuanwu sono sospese e la bimba magrolina finisce in quelle di danza. Al "Palazzo dei bambini" del suo distretto ha la fortuna di avere per maestra una celebre ex ballerina, Tao Jin, che la fa diventare così brava da indurla a proseguire gli studi artistici da professionista.
Per questo stupisce un po' che la si venda soprattutto come bellezza violenta e valorosa: per quanto si possa speculare sull'ovvio parallelismo tra danza e arti marziali – lo stesso Zhang Yimou vi insiste non poco-, il cinema sembra non avere ancora preso troppo sul serio il potenziale coreografico della diva in ascesa, assetato com'è di cappe e spade. La stessa parola "coreografia" ha subito uno slittamento semantico nel cinema d'azione orientale e non: è l'arte di mettere in scena duelli mortali, non più corpi musicali. Ma la sua rivincita – ammesso che ne abbia bisogno- Zhang l'ha avuta nell'imminente La foresta dei pugnali volanti, dove è una danzatrice cieca. E bellissima ovviamente.

Al momento la vediamo in Hero, in un'evoluzione romantica del suo personaggio ne La tigre e il dragone, e pare avere addirittura problemi d'autostima, dovendo contendersi le lenzula di Tony Leung con l'inarrivabile Maggie Cheung, altra star del firmamento asiatico passata dalla moda al cinema sofisticato. Lo stesso per cui le due sono tornate fianco a fianco, con pause e tempi sfibranti, in nome di Wong Kar-Wai. Qui Zhang è la bellissima prostituta bambina dal cuore spezzato, come tutte le donne e gli uomini del film. Per il suo 2046 il genio di Hong Kong ha voluto come sempre i nomi più grandi. Per strapazzarli un po' e poi dare loro identità artistica, come fece per l'altra pop star bambineggiante Feye Wong ai tempi di Hong Kong Express (1994).

Ma tornando all'acerba spadaccina del kolossal di Yimou, il suo futuro appare più che mai roseo. Amata dalle adolescenti che per imitarla hanno affollato le audizioni dell'Accademia Cinematografica di Pechino, protagonista di siti adoranti e foto patinate, baciata dalla fortuna e dai registi più raffinati (Wong), popolari (Lee) e roboanti (Yimou), il suo destino sembra ormai scritto nella scena cinematografica internazionale. L'unica speranza, magari preghiera, è che non diventi bambolina dagli occhi a mandorla da esportare con facilità con il timbro Made in China. O made in oriente – un oriente qualsiasi, dato che è anche lei nel cast all star di Memorie di una geisha, produzione americanissima. Per poi magari finire un po' confusa in una giuria veneziana, sintesi di Gong Li (la più esportata -nella popolarità – tra le orientali) e Scarlett Johannson (attrice in verde età dall'ascesa inarrestabile e  davvero onnipresente). Del resto, se dovesse esplodere come fenomeno alla moda e poi sparire, può sempre tornare alla danza.


http://csc.ziyi.org/ (in inglese)
http://zhangziyi.free.fr/english/home.htm (in francese e inglese)
http://ziyiforever.primenova.com/(in inglese)
www.helloziyi.com (ufficiale/in cinese)
www.tigre-dragone.it
http://www.eaglepictures.com/Extra/miniSiti/hero/index.html

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