Arie di #Venezia73

Riprende dopo qualche anno la nostra rubrica dal Lido. Con aneddoti, situazioni, comportamenti, stravaganze rubate sul posto.

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– Pochi minuti al Lido e il pubblico sembra essere sempre più nervoso e lagnoso. C’è chi si lamenta dei film che iniziano in ritardo, chi di quelli che cominciano puntuali perché loro non fanno in tempo, chi della gente che non si lava, chi dei prezzi troppo alti e della cattiva qualità del cibo (lamentela che ci sentiamo di condividere) chi della Sala Giardino che è troppo vistosa e copre la vista del mare.

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Sala stampa vivace e vitale. Oltre a giornalisti che parlano ad alta voce ormai si sente chiaramente anche l’interlocutore. Si parla dei film visti, di dove si va a mangiare, di quale festa c’è stasera. Ovviamente serve una conferma dell’appuntamento. “Ci si sente tra due ore”. E poi tra ‘altre’ due ore. Abbiamo bisogno di certezze, che c’è di male?

Sala stampa 2. La gente ti parla pensando che tu stia soltanto cazzeggiando mentre sei al PC. “Mi guardi le mie cose, devo andare in bagno”. Il sì è scontato, anche se non viene fatto nessun cenno. La sosta alla toilette poi deve essere stata più lunga del previsto; la reporter è tornata dopo mezz’ora.

Critici fans all’attacco. Sui social arrivano selfie dal Lido che fanno apparire il posto come una specie di Paradiso terrestre. Sono tutti felici e sorridenti. La Sala Giardino sembra Fitzcarraldo. Perché poi uno quando viene qui vede che non è così? Mi avevate convinto.

Critici fans all’attacco 2. Non fanno in tempo a iniziare i titoli di coda che già arrivano i commenti. Molto gettonati La La Land di Chazelle (da “non amo il musical ma questo film è bellissimo fino a “Minneeeelli” o “Staaaanley Dooonen”) e Arrival di Denis Villeneuve. Dopo The Light Between Oceans, Derek Cianfrance sembra invece aver esaurito le sue cartucce.

– Mega-organizzazione per la proiezione di Les beaux jours d’Aranjuez di Wim Wenders delle 16.30 in Sala Grande. Orario approssimativo perché alle 16.45 la gente ancora entrava. Ma non lamentiamoci altrimenti diventiamo lagnosi anche noi. Sul programma c’è scritto che la proiezione è per il pubblico e tutti gli accreditati, con il primo che ha ovviamente la precedenza. I biglietti per gli accreditati erano finiti. Ci fanno mettere in una fila apposita. Si aspetta pazientemente. Verso le 17, a film già iniziato, una delle persone addette alla sala non ci avverte che non c’è più posto. Ci fa restare lì per qualche minuto, poi ritorna e ci dice: “Che fate voi lì”. “Ma si passa un po’ di tempo qui, non ci s’ha na sega da fare”.

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