BERLINALE 62 – "Quello che è successo a Genova è stato orribile". Incontro con Daniele Vicari e Domenico Procacci

daniele vicari sul set di diaz
In attesa dell'uscita in Italia (il 13 aprile prossimo distribuito da Fandango), Daniele Vicari, il produttore Domenico Procacci e il resto del cast (assente Elio Germano) hanno presentato il 2° film italiano del festival, Diaz. Don't Clean Up This Blood, incluso nella sezione Panorama Special, che rievoca i drammatici avvenimenti avvenuti a Genova nel luglio del 2001 alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto

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daniele vicari sul set di diazIn attesa del riscontro della proiezione del pubblico, alla Berinale è passato il secondo film italiano, Diaz. Don't Clean Up This Blood di Daniele Vicari, incluso nella sezione Panorama Special che uscirà in Italia il prossimo 13 aprile distribuito da Fandango. Giocando su materiali d'archivio e una ricostruzione dove però le immagini sembrano catturate sul posto, il regista parla di questo progetto che gli sta a cuore, accompagnato in conferenza stampa, tra gl altri, da Claudio Santamaria, Fabrizio Rongione, Jennifer Ulrich, Renato Scarpa e il produttore Domenico Procacci. Assente invece Elio Germano.

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Nel film non compaiono i nomi dei politici al Governo in Italia nel 2001, qualche mese dopo che si era insediato il governo Berlusconi…

Vicari: Beh, in realtà nella sceneggiatura i nomi c'erano sia delle vittime, sia dei poliziotti e anche dei politici. Poi si è preferito non inserirli per non scatenare polemiche.

Procacci: Il motivo più profondo è che abbiamo ricevuto dalle vittime la richiesta di non vedere pubblicati i loro nomi e allora abbiamo voluto rispettare la loro scelta.

Potrebbe esserci una reazione negativa nei confronti della polizia dopo aver visto questo film?

Si, il rischio c'è e poi in Italia non si è abituati a un cinema che affronta direttamente certi argomenti. Però non vuole offrire nessuno spunto per delle reazioni violente.

Si dice che la violenza di qualche agente si sia scatenata sotto effetto di droga?

Mi sembra un'affermazione riduttiva, per far stare tranquilli. Quello che è avvenuto, dopo aver letto gli atti del processo Diaz-Bolzaneto, è che invece c'era una consapevolezza di questa violenza, fatta da persone estremamente lucide.

I motivi che l'hanno spinta a girare questo film?

Ce ne sono diversi, ma quello principale è che quello che è avvenuto in quei giorni è così orribile da stravolgere i principi democratici dell'Italia e dell'Europa. La prima volta che si è pensato a realizzare una storia su quello che è avvenuto alla Diaz è stato nel 2009 dopo la 1° sentenza assolutoria del processo che fece gridare allo scandalo. E da lì una ragazza tedesca, in base a questo verdetto, ha detto che non sarebbe mai più venuta in Italia. Poi il progetto è andato avanti e alla fine siamo riusciti a fare il film

Ci sono stati dei problemi a finanziare il film?

Per non rallentare troppo il progetto abbiamo dovuto attingere solo ai nostri fondi, con un piccolo finanziamento del Ministero italiano e della fondazione cinema dell'Alto Adige. Ho provato a seguire le vie più classiche ma alla fine ho dovuto rinunciarci. Non c'erano le porte aperte.

 

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