Blog DIGIMON(DI) – La morte, un irresistibile amore… L’amore, un’irresistibile morte…

“tra il dolore e il nulla, scelgo il dolore” Jean Seberg, (citando William Faulkner)
“il dolore è stupido, preferisco il nulla” Jean Paul Belmondo
In Fino all’ultimo respiro di Jean Luc Godard (e Francois Truffaut )

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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L’amore è un tubo staccato, dalla vita. L’amore è vedere un bicchiere in faccia rovesciato sulla faccia di una ragazza da uno sconosciuto in un bar, mentre qualcun altro cerca invano di asciugarlo. L’amore è aspettare che qualcuno ti guardi, ti ascolti, mentre reciti la parte della tua giovane vita. L’amore sono dei soldi strappati di mano ad un uomo, da una donna tossicodipendente. L’amore è fermare il volo di una persona dalla finestra.

Dove si nasconde, oggi, la vita? In quali luoghi nascosti, invisibili agli occhi, la cerchiamo?

Quando vediamo il mondo, con gli occhi della morte, perché ci appare improvvisamente vicina, a volte vicinissima, siamo immediatamente pronti a morire, d’amore.

Perché tutto ciò che ci circonda divento un oggetto possibile di un amore illimitato e indiscutibile, spesso mono direzionale e incapace di ammettere in se qualsivoglia reciprocità.

Che non è richiesta. E che resiste anche alle fughe dell’altro dalla camera d’albergo per seguire un fratello irrequieto. O alle battute ciniche di una ragazza che non vuole più vivere questa vita di merda. Ma c’è qualcuno pronto ad impedire a tutti i costi che questa vita finisca.

È l’amore ultimo del replicante di Blade Runner per il suo assassino.

E’ l’amore per l’altro da se assoluto. Senza fini. Senza fine.

Cinema, amore, morte… tre parole che sembrano legate da un filo sottile, invisibile eppure robusto, quasi indistruttibile. Esiste, da qualche parte, un cinema senza amore e/o morte? Impossibile. L’amore e la morte sono connaturati all’esistenza stessa del cinema, del fare cinema. Ma cosa sono diventati, oggi, l’amore e la morte? La morte è un amore impossibile, una carezza non ricambiata, uno sguardo che non sa più piangere. E’ la fine dei sentimenti. L’ultima prova di essere vivi. E allora guardiamo quegli occhi, di un corpo malato che non può ritornare quello che era prima. Lo osserviamo, lo amiamo e piangiamo dentro di noi, mentre fuori ci cuciamo addosso un sorriso che offre coraggio. Cosa vogliamo delle persone? Il sorriso, la mano, lo sguardo, una parola. E cosa rimane, della vita? I corpi si affievoliscono, i mali più o meno oscuri li deteriorano, a volte anche le menti si perdono. Cosa resta di un corpo d’amore? Cosa amiamo di quel che resta di un uomo o di una donna? E che diritto abbiamo su di esso?

E’ così che, nella scena più dolce e straziante d’amore di Bella Addormentata, Toni Servillo abbraccia la moglie malata terminale che, sul letto, gli implora qualcosa all’orecchio, sussurra qualcosa che non sentiamo, ma che possiamo immaginare. Mentre la giovane figlia vede e giudica, come se l’amore non potesse MAI implicare la morte. Ma l’amore è sempre dentro la morte. L’amore è una piccola grande morte di se nell’altro. E non c’è atto d’amore più duro che togliere la vita a qualcuno che ti chiede di farlo. E non c’è atto d’amore più dolce che impedire di togliersi la vita a qualcuno che fa di tutto per farlo.

Infinita, dolce e inimitabile contraddizione del cinema di Marco Bellocchio. L’amore ci protegge dalla morte? No. Ci concede dolcemente ad essa. L’amore è perdita di se verso qualcun altro, ancora, una piccola morte.

Bella addormentata ci caccia dentro il reale, la storia, gli atti di un “sacrilegio”, la morte per scelta, quando si è già morti. Ma dalla cronaca-storia si getta a capofitto nelle trame nere dei sentimenti spezzati, interrotti. Dove la “non morte” uccide i vivi, più ancora che i corpi che ne sono colpiti. La mia testa dice no, il mio cuore dice si, sembra esplodere il personaggio di Alba Rohrwacher. Un’esplosione di sensi e desideri, contro le proprie razionalizzazioni. Potremmo vivere senza razionalizzazioni? Forse no. Ma spesso queste ci uccidono dentro e fuori più di qualsiasi sentimento urlato dalla finestra o da un ponte. Abbiamo il diritto di fermare qualcuno dalle sue scelte, dal proprio libero arbitrio? Forse no. Ma l’amore….

 

-Cosa ti rende felice?

-poco…

-per esempio sapere che qualcuno mi pensi e stia bene con me

Un film, la vita

 

 

 

Le foto sono di Angelo Cricchi

http://www.thenewyorkoptimist.com/AngeloCricchiSept19_2011.html

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