Blog NET NEUTRALITY – Carla Fracci, la geometria non è un reato

Storia di una crepa in una cattedrale eterea, avventura intellettuale che è riuscita costruire una nuova geometria sul nostro modo di concepire lo spazio. Omaggio a Carla Fracci morta a 84 anni

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Carla Fracci ricorda la protagonista di Million Dollar Baby che esegue nella testa i suoi passi tra i tavolini di una tavola calda. I piedi che mantengono la memoria di tutti gli esercizi, tutti gli sforzi, tutto il peso, tutta la gravità in senso fisico e lato delle ripetizioni, dell’equilibrio, dei salti, dello sforzo di fissare la vita, che è movimento, in una forma eterna ed eternamente riconoscibile. Carla Fracci, nei circoli ricreativi, già a soli 10 anni, disegnava geometria, e nonostante le sue origini umili, è entrata alla scuola di ballo della Scala, fino a diventare l’icona del balletto in Italia e nel mondo, un modello per le generazioni successive, non più elitario e “irraggiungibile”, ma popolare, capace di portare la danza classica fuori dalla scatola d’oro dei teatri d’opera. Mito vivente, amata da Luchino Visconti, Renato Castellani, che l’ha diretta in un film biografico su Giuseppe Verdi, Mauro Bolognini, per il quale ha interpretato Storia vera della signora delle camelie, Herbert Ross, che l’ha diretta in Nijinsky nel ruolo di Tamara Karsavina. In attesa della fiction sulla sua vita, Carla, che la Rai manderà in onda nei prossimi mesi.

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Come può accadere che l’assurdo, frutto della logica, diventi a un livello più alto, esso stesso, logica? Carla Fracci è la storia di una crepa in una cattedrale perfetta e di come un’avventura intellettuale lunga sia riuscita infine a costruire una nuova geometria che modifica il nostro modo di concepire lo spazio e il tempo. Nella vita avrà continuamente dovuto distinguere i concetti di dritto e diritto. “Stai dritta”, non curvarti, non inclinarti, oppure “vai diritta”, stati attenta a non cambiare direzione nel percorso. Ebbene, non avrà avuto problemi a districarsi e a centrare puntualmente la differenza. Il suo desiderio era quello di costituire una Compagnia Nazionale di Danza, ma ha dovuto fare i conti con le istituzioni. Il suo sogno non era quello della maestosità e della grandezza ma era quello del fare. Il grande amore per le scuole di danza e per il vivaio dovrebbe essere la forza propulsiva per tutto il sistema Italia, un po’ come dovrebbe essere pensato in ogni settore, culturale, sportivo, sociale. Riempire tutti i teatri d’Italia di stelle e danzare sull’infinito della loro polvere.

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