BRASILE 2014 – Deus ex machina


L'entrata in campo del secondo portiere pararigori Krul al 120' dimostra una volta ancora come l'Olanda sia ossessionata dal (ri)scrivere le regole e la storia del calcio. Stavolta parliamo di deus ex machina. Un'allucinazione benigna proveniente dall'Antica Grecia che imputiamo direttamente a Luis Van Gaal, il regista demiurgo

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Lo avevamo già scritto due settimane fa: gli olandesi sono ossessionati non tanto dal vincere quanto dal (ri)scrivere ogni volta le regole e la storia del calcio. E così anche nella loro nazionale forse meno spettacolare dell'era moderna, gli orange di Van Gaal hanno finito con il creare spettacolo attraverso una fusione assurda tra ragionamento scientifico e furbesca scaramanzia un po' "all'italiana". Qui è racchiuso il senso di Olanda-Costarica, ultimo quarto di finale deciso ai rigori dopo 120' minuti non esaltanti finiti 0-0 e dall'inserimento all'ultimo minuto del secondo tempo supplementare del portiere di riserva Krul – quasi omonimo del grandissimo costruttore di gioco Krol che insegnò calcio nell'Olanda degli anni Settanta per poi giocare a fine carriera ottimi campionati nel Napoli. Gli archivisti dicono sia la prima volta nella storia del calcio. Da noi un precedente nazionale lo si registra in uno spareggio del 1996 tra Ascoli e Castel di Sangro, ma poco importa. Anche stavolta gli olandesi ce l'hanno fatta. Non a vincere il mondiale, per quello infatti dovranno superare la favorita Argentina e una tra Brasile e Germania, nella possibilità qualora dovessero affrontare in finale proprio i tedeschi di doversi misurare contro la loro storia e ribaltare una tradizione sfortunata – nelle finali del '74 e '78 gli olandesi furono sconfitti proprio da Germania e Argentina, in situazioni ambientali e arbitrali non limpidissime. Ce l'hanno fatta dicevamo. A far cosa? Creare un precedente che da questo momento in poi potrebbe cambiare anche l'ultimo elemento del gioco che sembrava sfuggire a tecnicismi e a percorsi teorici decisi in una stanza d’ufficio o in un campo d’allenamento: i calci di rigore.

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Di fronte alla tenacia e alla perfezione tattica difensiva della Costarica di Pinto – estremamente olandese nell'applicazione della tattica del fuorigioco – Van Gaal deve aver pensato che serviva un colpo di genio che andasse oltre i tre pali colpiti durante la partita, la personalità del portiere avversario Navas e la consapevolezza miracolistica dei centroamericani. Senza quel cambio che ha letteralmente sparigliato le dinamiche psicologiche e adrenaliniche dei penalty avrebbe probabilmente vinto il Costarica. L'entrata in campo di Krul al posto di Cillessen è un colpo di teatro rischioso e folle, ma fedele all’approccio razionale e laboratoriale del calcio olandese. Usare come terzo cambio un portiere più fresco e, forse, più bravo a parare i rigori è una soluzione semplicissima nella sua logicità. Qui parliamo di rivoluzione. Come se la soluzione a certi fatalismi dettati dalla più spietata e illogica lotteria di questo sport avesse finalmente trovato la giusta chiave per non improvvisare ed essere padroni – anche nei calci di rigore – del proprio destino. Forse è andata così. O forse si è davvero trattato semplicemente di un deus ex machina chiamato Krul. Certo il portiere olandese negli atteggiamenti e nelle provocazioni agli avversari aveva ben poco di divino. Questa benigna allucinazione proveniente direttamente dall’Antica Grecia la imputiamo allora a Luis Van Gaal, il regista demiurgo. Come in ogni tragedia che si rispetti – e l’Olanda da un punto di vista sportivo ne ha viste e subite tante – lui sapeva come sarebbe andata a finire e per uscirne ha attinto direttamente dal mondo di Sofocle ed Euripide. Forse stavolta gli orange hanno trovato il modo per uscirne vivi puntando le dita al cielo. Stavolta hanno il loro deus ex machina.
 

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