BRASILE 2014 – Il Mondiale dei Mondiali

campo di terra brulla

C'è un parco di Roma, tra gli acquedotti millenari dei romani, dove il Mondiale di Calcio è già iniziato. Eh sì, lontani qualcosa come 10000 km. dalla città di San Paolo che ospiterà il primo match ufficiale della rassegna iridata. Un campo di terra brulla sotto al sole cocente, una palla scolorita e tante scarpe scucite, molte magliette improbabili e qualche torso nudo. La particolarità? Sono tutti, o quasi, immigrati.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

campo di terra brullaC'è un parco di Roma, tra gli acquedotti millenari dei romani, dove il Mondiale di Calcio è già iniziato. Eh sì, lontani qualcosa come 10000 km. dalla città di San Paolo che ospiterà il primo match ufficiale della rassegna iridata, c'è chi ha cominciato a tirare i primi calci al pallone.
Un campo di terra brulla sotto al sole cocente, una palla scolorita e tante scarpe scucite, molte magliette improbabili ma c'è persino qualcuno che si azzarda anche a giocare a torso nudo. Saranno 14 o 15 chissà, c'è poi chi si aggiunge e chi va a fare altro, in un ricambio continuo ed incessante. La particolarità? Sono tutti, o quasi, immigrati.
Eccolo il Mondiale dei Mondiali, come lo reclamizza Sky, soltanto che sembra quello uscito da un racconto di Osvaldo Soriano. Sono tutti qui, sembrano andare d'accordo e l'eco delle polemiche su Blatter e la corruzione nella FIFA non sono mai state così lontane.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 

Si dice spesso con agile uso di retorica che la forza del calcio è quella di riuscire a riunire laddove sia quasi impossibile unire. Ebbene, questa scena sembra confermare tutto ciò. Se solo i grandi potenti del calcio potessero vederla…
Questi ragazzi – che hanno facce e modi molto più simili a quelli dei protagonisti di Quella sporca dozzina piuttosto che a quelli dei patinati calciatori di oggi – hanno i Mondiali nella testa ma nessuna delle Nazionali che giocheranno al Mondiale li rappresenterà. Uno di questi non potrebbe neppure parteciparci per via dell'età: Abdelkhalek, marocchino, 14 anni, dice che tiferà per le altre squadre africane che ci sono ai Mondiali ma a casa non ha nemmeno il televisore per vederli quindi preferisce scendere in casa e giocarlo lui il Mondiale. Il suo mito è Mehdi Benatia, difensore marocchino della Roma, e in effetti quando segna sembra rivolgersi al cielo proprio come il suo idolo: gli dico che forse è in procinto di cambiare squadra per andare a guadagnare più soldi, scuote la testa con fermezza e mi assicura: “La sua parola conta più dei soldi” e ritorna a sgusciare in campo come un minuto fa.
Lui è il più piccolo ma il campo è aperto a tutti. C'è ad esempio chi come Petr, slovacco panzone che gioca praticamente da fermo eppure ha un controllo di palla a dir poco meraviglioso, che avrà 45 o forse 50 anni. La sua nazionale, mi dice, neanche esiste più (la Cecoslovacchia) e quella che l'ha sostituita (la Slovacchia) non si è qualificata ai Mondiali. Mi confida che quel tocco di palla l'ha imparato da piccolo nelle giovanili dello Slovan Liberec, dove giocava finché il lavoro non lo ha portato altrove.
Mi colpisce poi l'attenzione un ragazzo, o meglio un uomo, che gioca a torso nudo e che ha una profonda cicatrice all'altezza della spalla. Anche lui sembra parecchio maturo ma non ha granché voglia di parlare. E' Jugoslavo, mi dice, e quando gli dico che la Jugoslavia non esiste più fa finta di non capire. La cicatrice? La guerra e dallo sguardo che fa capisco che per ora basta così. Anche lui se la cava molto bene, di quella classe che spesso i telecronisti distratti definiscono “slava” attribuendole un'etichetta senza spiegarne l'essenza.
Le squadre sono sbilanciatissime ma nessuno sembra curarsene più di tanto. Due ragazzi del Bangladesh, quella che probabilmente è la Nazionale di calcio più debole del pianeta, confermano in pieno questa tesi: sono quanto di più negato ci sia su di un campo di pallone eppure nessuno glielo rinfaccia. Non parlano con nessuno se non tra di loro, e di italiano ne capiscono ancora meno che di calcio: capisco solo che vendono fiori e che gli piace giocare a pallone perché così riescono a farsi vedere dalle ragazze.
Mi guardo in giro e ne vedo appena un paio, distanti e per di più distratte a fare altro. Però a loro non sembra importare più di tanto, convinti come sono che le loro gesta attireranno frotte di donne al campo.
Li lascio, allora. Per loro partecipare al Mondiale dei Mondiali significa già tanto, anche perché il Mondiale vero e proprio, quello brasiliano, non lo vedranno.
Eppure qui fuori, in quello che i bravi giornalisti che stanno attenti alla cronaca chiamano “Paese reale”, non si parla d'altro che del Mondiale brasiliano.

E allora, buon Mondiale. Qualunque esso sia.

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array