BRASILE 2014 – Sunset Boulevard

brasile 2014

Un banale lancio di Fernando Muslera è bastato per mandare in porta Luis Suarez e infrangere ancora una volta i sogni di gloria di sua maestà. Il calcio si è evoluto da quando l'Italia di Vittorio Pozzo andava ad Highbury per prendere una lezione dai maestri. L'Inghilterra sta per uscire dal mondiale e si guarda allo specchio. Qualcuno le ricorda l'età dell'oro ma lei risponde che è ancora grande: è il calcio che è diventato piccolo.

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La storia dell'Inghilterra ai mondiali è la cronaca di un fallimento praticamente ininterrotto. L'unica parentesi di questa sfortunata epopea resta l'estate del 1966: la cavalcata casalinga dei leoni terminò con un gol fantasma. Bobby Moore prese la Coppa Rimet dalle mani di Elisabetta II e la alzò al cielo di Wembley. I baronetti di Alf Ramsey cedettero il titolo quattro anni dopo ai quarti di finale: il sole messicano di Leon e i colpi inesorabili della Germania Ovest di Franz Beckenbauer e di Gerd Muller gettarono definitivamente l'Inghilterra in un anonimato che apparentemente non ha spiegazioni. Il paradosso di questa squadra che non è più andata oltre la semifinale dell'ormai lontano mondiale italiano è che il loro calcio è ancora un faro per tutti gli appassionati di questo sport. Le squadre di club hanno un predominio duraturo sulle competizioni continentali e la Premier League è il campionato più ricco e più venduto di tutto il pianeta. La nazionale inglese è una delusione costante nonostante eserciti il fascino della tradizione e il suo nome sia ancora accostato alla potenzialità di una grande partita.

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La risposta di questo mistero potrebbe essere che l'Inghilterra è una diva sfiorita proprio come Gloria Swanson in Sunset Boulevard di Billy Wilder. La Football Association ha persino rotto un tabù secolare e nell'ultimo decennio ha chiamato dei tecnici stranieri per allenare il suo gioiello. La diplomazia di Sven Goran Eriksson e l'intuito vincente di Fabio Capello non hanno tirato fuori niente nemmeno dalla fantastica generazione di Rio Ferdinand e di John Terry. La classe di David Beckham e la velocità di Michael Owen non hanno cambiato il destino dei vecchi maestri. La determinazione di Steven Gerrard e l'affidabile presenza di Frank Lampard non hanno evitato delle eliminazioni cocenti contro il Portogallo oppure delle sonore umiliazioni contro la Germania. Il ritorno alla familiarità patriottica di Roy Hodgson non ha dato nessun vantaggio: la sgusciante coppia caribica formata da Daniel Sturridge e da Raheem Sterling produce gioco per una punta possente che non c'è. La coppia dei difensori centrali formata da Gary Cahill e da Phil Jagielka si fa infilare persino nel gioco aereo. L'ipotesi di cambiare modo di giocare non è ovviamente nemmeno contemplata.

Il problema dell'Inghilterra è che la sua mentalità è rimasta inesorabilmente attaccata ad un'idea che anima tutta la cultura britannica: il calcio inglese è sempre il migliore anche se basta un rinvio di Fernando Muslera per permettere a Luis Suarez di andare in porta e di abbattere ancora una volta i sogni di gloria di sua maestà. La sua presunzione è quella di pensare che il kick and run sia ancora l'unico vero modo di giocare a calcio e che il resto sia un barbaro involgarimento di questa forma pura di agonismo e fisicità. Gli inglesi giocano ancora come nei cinegiornali di una volta: un calcio ruvido in cui la palla va messa dentro l'area con ogni mezzo perchè prima o poi dalla mischia uscirà fuori qualcosa. Il loro approccio è rimasto a quelle sbiadite immagini su pellicola in bianco e nero in cui l'Italia di Vittorio Pozzo e il wunderteam austriaco di Hugo Meisl andavano a Londra a prendere una lezione di calcio.

Il mondiale brasiliano è l'ennesimo sunset boulevard all'inglese: i tifosi intonano la sobria solennità di God Save the Queen e i completi dei calciatori sono sempre impeccabili. I giocatori mantengono un aplomb invidiabile anche quando vengono infilati in maniera scolastica da avversari meno signorili come il cannibale Luis Suarez. Il calcio moderno si è evoluto in un'altra forma ma per questa squadra la mutazione non va presa in considerazione. Il Cile e la Colombia giocano a mille all'ora ma la loro fisionomia non è bella a vedersi. Il Brasile è una squadra di funamboli senza strategia. L'Italia è machiavellica e l'Olanda ha inventato la bestemmia della sovrapposizione. La Germania ha vinto tre mondiali ma ha perso la guerra. La nazionale inglese sta per uscire di nuovo di scena ma questa volta potrebbe non passare nemmeno il girone. Non è il punto più basso della sua storia: in altri tempi non si era nemmeno qualificata. C'è da giurare che anche questa volta si osserverà allo specchio e nasconderà i suoi difetti. Chi la guarda le ricorda la sua età dell'oro con un po' di rimpianto proprio come faceva l'eterno amante respinto Erich von Stroheim. E lei risponde che è ancora grande: è il calcio che è diventato piccolo.

 

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