CESENA DOC 2005

Al Cinema San Biagio di Cesena, per sei giovedì, dal 24 febbraio al 7 aprile, appuntamento con il documentario locale e nazionale. Previsto incontro con gli autori.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Premessa

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Il mutamento e rimescolamento dei linguaggi, la discontinuità delle tecniche di narrazione ed l'irruenta penetrazione delle tecnologie digitali a basso costo, hanno determinato un cambio di scenario nella produzione. In questa fase uno dei fenomeni più interessanti è l'esplosione del fenomeno del documentario.


Anche il successo di pubblico, per alcuni titoli, ha permesso una forte espansione del fenomeno per ora ancora relegato ad appuntamenti specifici.


La produzione di documentari è decisamente più vasta di quanto il pubblico (abituato a non vederli) possa immaginare, a nostro parere la possibilità di accedere più facilmente a questi film contribuirebbe enormemente a creare cultura ed informazione in modo diverso , più attento, più sensibile. Molte delle istanze sociali che agitano la nostra società planetaria trova proprio nella forma di comunicazione documentaria il suo massimo livello di espressione e diffusione. Un percorso che porta con se un forte legame con chi sperimenta linguaggi sul piano della comunicazione pura, e chi si vuole confrontare con il mondo.


 


Programma


 


Giovedì 24 febbraio, sala rossa ore 20.30


RIMINI, LAMPEDUSA, ITALIA


di Marco Bertozzi


Italia, 2004, Digital Betacam, 78


 


Incontro con l'autore


 


"Rimini, Lampedusa, Italia" è un documentario sulla comunità di pescatori lampedusani che vivono 11 mesi all'anno nel divertimentificio nazionale, Rimini, undici e non dodici solo perché agosto è mese di fermo biologico e i pescatori sono "costretti" ad andare in ferie e a far ritorno all'amata isoletta mediterranea che ha dato loro i natali. Franco, arrivato quarant'anni fa ai tempi del boom turistico, attirato anche lui come tanti altri lampedusani dalle opportunità lavorative della riviera, è un po' l'Ulisse della comunità di emigranti. E la sulla sua scia negli anni a venire, goccia a goccia si è formato questo mare di lampedusani che ormai ammonta a un migliaio. Agostino e suo nipote Michele, Giovanni, Giacomo, Pino e tanti altri pescatori, alcuni dei nomi e dei volti segnati dalla vita di mare che incrociamo in questo cammino filmico, in questa rete di rapporti professionali e umani che s'intrecciano senza posa.


Con una certa freschezza e leggerezza di sguardo Bertozzi impasta nostalgie e sradicamenti, spensieratezza e dolori di perdita, vecchi filmati turistici dalla grana crepitante e vividi momenti d'oggi in nervoso digitale. Cinema felicemente antropocentrico che indaga le stratificazioni sociali e dove la lontananza da casa non castra la sacralità delle tradizioni, sopra tutte la festa per la Madonna di Porto Salvo, protettrice dei pescatori di Lampedusa, la cui statua viene issata sulla barca prescelta dal consiglio dei pescatori, che s'allontana in mare aperto, uscendo dal porto di Rimini o il varo dell'imponente peschereccio Sarina III°, costruito da Franco e dedicato alla moglie Rosaria, forse ultimo parto navale del vecchio lupo di mare un po' perché la quercia della qualità necessaria o è protetta o è introvabile, un po' perché, come insegna Franco, "prima di costruire una barca bisogna costruire i pescatori", (…) e forse i veri pescatori non ci sono più.


 


Marco Bertozzi (Bologna, 1963) è un nome noto nel panorama del documentario italiano.


Insegna Storia del cinema documentario alla Scuola Nazionale di Cinema e Poetiche e pratiche del documentario al DAMS di Roma Tre. Documentarista, dottore di ricerca in Storia e filologia del cinema (Università di Bologna e di Paris 8), ha pubblicato «La veduta Lumière, "L'immaginario urbano nel cinema delle origini» e curato «Il cinema, l'architettura, la città».


 


 


 


Giovedì 3 marzo, sala rossa ore 20.30


UN SILENZIO PARTICOLARE


Di Stefano Rulli


Montaggio: Clelio Benevento e Lorenzo Macioce


Fotografia: Ugo Adilardi


Musica: Valeria Adilardi


Durata: 75 minuti


 


Incontro con l'autore


 


Molti anni dopo " Matti da slegare ", ho sperimentato, stavolta in prima persona, che cosa significa vivere con qualcuno che, scomodo al cuore e alla ragione, viene da altri definito " matto ". Nel mio lavoro di sceneggiatore, per quanto ho potuto e saputo, ho provato a fornire spunti per guardare in modo diverso alla diversità. Ma c'è voluto un lungo viaggio per poter accettare di portare sullo schermo me stesso, mia moglie, Clara Sereni, e mio figlio Matteo. Una scelta che non sono riuscito a dirmi neanche quando ho cominciato a filmare quelli che all'inizio erano solo dei materiali sulla country-house della Fondazione "La città del sole" e i suoi ospiti. Poi poco a poco Matteo, che era lì fuori campo, m'ha fatto capire, nel suo linguaggio fatto più di sguardi e di gesti che di parole, che poteva esserci anche lui, che era pronto a raccontarsi e farsi raccontare da me. Così è nata l'idea di " Un silenzio particolare ", come una sorta di diario di una famiglia " diversa ", senza la presenza di occhi esterni a modificare l'esperienza. E solo all'interno di questa idea di racconto ho deciso, dopo più di vent'anni, di tornare alla regia, perché per la prima volta ho sentito di non poter affidare ad altri, anche molto più bravi di me, la mia storia.


 


Stefano Rulli, sceneggiatore, scrive per il cinema e la televisione. Con Sandro Petraglia ha firmato tra gli altri Mery per sempre, La scuola, Il portaborse, Pasolini, un delitto italliano e, per la TV, La Piovra a partire dalla terza serie. Come regista ha girato insieme a Silvano Agosti, Marco Bellocchio e Sandro Petraglia Matti da legare – Nessuno o tutti.


 


Giovedì 10 marzo, sala rossa ore 20.30


PERCHE' LA VITA DEVE ESSERE BELLA


di Luca Berardi, Marco Benazzi e Marco Riva


 


Incontro con gli autori


 


"Perché la vita deve essere bella" è un documentario che racconta l'esperienza e il pensiero di Danilo Casadei, detto Baciola, poeta di strada, vagamondo (mitico il viaggio in India in autostop , nel 1973, sulle orme dei maestri della Beat Generation.


 


Giovedì 24 marzo, sala rossa ore 20.30


ANAM, IL SENZANOME.


L'ULTIMA INTERVISTA A TIZIANO TERZANI


di Marco Zanot


 


Incontro con l'autore


 


Tiziano Terzani il film sulla sua vita proprio non lo voleva fare. "Alla fine della mia vita", mi aveva scritto, "non voglio ricadere nella orribile trappola dell`ego che, assieme a quella dei desideri, ho dedicato molto tempo a distruggere". Insistiamo. "Non vuoi fare film? Bene, faremo un film su di te ma senza di te. Ripercorreremo le tue strade, vedremo la tua gente. A te chiediamo solo di fare davanti alla telecamera una possente risata, un urlo beffardo. "Una risata non la si nega a nessuno", risponde. Così arriviamo all`Orsigna, sull`Appennino toscano, dove Tiziano ha scelto di passare l`ultima parte della sua vita, accolti da un cartello davanti a casa: `Ogni visita è sgradita senza eccezioni`. Ci riceve vestito di bianco. Parla per tre ore. L`intervista continuerà il giorno dopo. E che giorno. Tiziano può mangiare poco. Tè e un pugno di riso bianco è quanto gli consente "il suo malanno", come lo chiama. Ma ci porta a mangiare i tortellini di ricotta e spinaci dalla sua amica Rosita, su alla Selva: "Sono i più buoni del mondo". Ogni tanto si zittisce con una smorfia di sofferenza e allunga la mano destra verso la moglie Angela, che la massaggia dolcemente. Alla conclusione di tutto, fa una sola richiesta: "Non andate a filmare il mio rifugio sull`Himalaya". Non ci andremo. Le immagini che vedrete nel film ci sono state date dal figlio Folco, suo amato complice di una parte della sua avventura umana. (Marco Zanot)


 


Giovedì 17 marzo, sala rossa ore 20.30


SONO STATI LORO


di Guido Chiesa


scritto da Guido Chiesa e Piersandro Pallavicini


fotografia di Gherardo Gossi


montaggio Luca Gasparini


musiche Theo Teardo


prodotto da Guido Chiesa


durata 55 minuti


 


Il 21 febbraio 2001, la vita di Novi Ligure, tranquilla cittadina della provincia piemontese, famosa ai più come patria dei campioni di ciclismo Coppi e Girardengo, cambia drammaticamente: in una villetta della periferia vengono trucidati a coltellate Susy Cassini, 45 anni, e suo figlio Gianluca, 12. L'unica sopravvissuta al massacro è Erika, la figlia 16enne di Susy e Francesco De Nardo, direttore di un noto stabilimento dolciario. La ragazza, ancora sotto choc, indica agli inquirenti la pista da seguire: ladri, probabilmente di origine slava. A partire da quella sera, e per le 48 ore successive, su tutti giornali, nelle trasmissioni radio-televisive, l'informazione italiana gronda di dettagli macabri sul duplice omicidio, sulla delinquenza che assedia Novi e la provincia. Nel calderone ci finisce tutto: la questione degli immigrati clandestini, l'inefficacia delle pene carcerarie, la carenza di organico delle forze dell'ordine, le piaghe della prostituzione e della droga, fino alla pena di morte. Nel paese si avverte una vera e propria ondata di panico. Per 48 ore in tutte le case italiane non si parla d'altro. Novi Ligure diventa il centro del Paese. L'omicidio della mamma e del bambino l'ombelico attraverso cui leggere l'anima profonda di una nazione. Poi, la sera del 23 febbraio, l'annuncio choc, che spegne le polemiche e ne accende altre su cui sarebbe stato meglio tacere: gli assassini sono Erika e il suo ragazzo, Mauro. Ma di questo il nostro non parlerà…


 


Guido Chiesa (Torino, 1959) è emigrato negli Stati Uniti nel 1983, vi ha realizzato alcuni corti. Nel 1991 ha presentato a Venezia il suo primo lungometraggio, Il caso Martello, a cui ha fatto seguito Babylon (1994). Interessanti alcuni suoi documentari: Materiale resistente (1995), Nascita di una democrazia (1997), Partigiani (1997), Non mi basta mai (1999/2000). Nel 1998 ha diretto Una questione privata – Vita di Beppe Fenoglio, per poi tornare sulle opere del grande scrittore piemontese con la riduzione cinematografica del Partigiano Johnny (2000), presentato alla mostra del cinema di Venezia.


 


 


Giovedì 7 aprile, sala rossa ore 20.30


UN'ORA SOLA TI VORREI


di Alina Marazzi


montaggio: Ilaria Fraioli (a.m.c.). immagini d'archivio (1926-1972): Ulrico Hoepli. suono: Remo Ugolinelli e Alessandro Feletti. una produzione: Venerdì e Bartlebyfilm in coproduzione con RTSI Televisione Svizzera con la partecipazione di TELE+ prodotto da: Alina Marazzi, Gianfilippo Pedote, Giuseppe Piccioni, Francesco Virga. Durata: 55 min


 


Incontro con l'autrice


 


Il film è la ricostruzione della mia personale ricerca del volto di mia madre, attraverso il montaggio dei filmati girati da mio nonno. Un tentativo di ridarle vita anche solo sullo schermo, un modo per celebrarla ricordandola. Per quasi tutta la mia vita il nome di mia madre è stato ignorato, evitato, nascosto. Il suo volto anche. Ho la fortuna invece di poterla vedere muoversi, ridere, correre…. Perfino vederla nel suo primo giorno di vita! E poi vederla crescere, imparare a camminare, sposarsi, portarmi a fare un giro in barca!


 


Raccontare la storia di mia madre attraverso questi vecchi filmati è stato per me ridare dignità al ricordo della persona che mi ha messo al mondo. E' un regalo che voglio fare a me, a lei, a tutti i figli e a tutti i genitori.


 


Con questo lavoro vorrei anche trasmettere il fortissimo sentimento di nostalgia che ho provato nel guardare queste immagini per la prima volta. Non solo nostalgia per una mamma che non c'è e non c'è mai stata, ma anche nostalgia per tutto quello che è stato e che non tornerà, per quello da cui veniamo e al quale ci sentiamo più o meno consapevolmente legati. La nostalgia come sentimento necessario per il superamento di una perdita. La nostalgia come condizione essenziale per vivere. Nel film ho voluto evocare queste atmosfere e sentimenti che, credo, toccano ognuno di noi.


 


Alina Marazzi è regista di documentari televisivi a carattere sociale; lavora come aiuto regista per il cinema, principalmente con Giuseppe Piccioni. Ha collaborato con lo Studio Azzurro sia su progetti cinematografici che installazioni. Tra le altre attività ha tenuto laboratori audiovisivi all'interno del carcere di San Vittore a Milano e per due anni ha lavorato all'interno del progetto Fabrica sotto la direzione artistica di Godfrey Reggio.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array