CINEMA. 1a Festa Internazionale di Roma – "Ala verde ala pobre", di Briccio Santos (Extra)

Docu-fiction in bilico costante tra il melodramma e la denuncia sociale, strampalato, intenso, imperfetto ed elementare in certi sue soluzioni narrative, il film di Santos possiede comunque una libertà espressiva decisamente affascinante

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Una ferrovia che attraversa stradine strette sfiorando abitazioni, negozi, luoghi fatiscenti e periferie afflitte dalla miseria più nera. Ala verde ala pobre ci immerge in una realtà caotica, sconosciuta, terribile e senza futuro, quella delle 'Riles' filippine e delle baracche ferroviarie dove vive la povera gente. Tra queste ci sono Manuel e Jessica, coppia di innamorati in cerca di un futuro migliore, lontano dal gioco d'azzardo e dalla violenza delle gang giovanili. Il film ruota intorno a loro e ad altri personaggi perduti, quasi tutti interpretati dai due attori protagonisti: Ana Capri e Ebong Joson. Un mosaico umano sfaccettato, dove non esistono distinzioni nette tra individui buoni e cattivi, che il regista ritrae con rispetto e calore umano.

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Ci sono 'brutti' film di cui è ingiusto parlar male. Ala verde ala pobre è uno di questi. Docufiction in bilico costante tra il melodramma e la denuncia sociale, strampalato, intenso, imperfetto ed elementare in certi sue soluzioni narrative, il film di Santos possiede comunque una libertà espressiva decisamente affascinante. La sua apparente amatorialità tecnica non deve trarre in inganno. Briccio Santos lavora con il video e con la stessa sana ingenuità dei videomaker degli anni '70 sperimenta attraverso di esso. Pittore e fotografo, dimostra una sensibilità figurativa tutt'altro che disprezzabile per come cerca, attraverso il digitale, di riprodurre un'estetica cinematografica colta (plongèe, deep-focus, attacchi sul movimento) adattabile a una dimensione produttiva a bassissimo costo. Autore anche della sceneggiatura, della fotografia e dell'allestimento scenico, Briccio Santos si arrangia come può, ricorrendo in più occasioni a stacchi di montaggio effettistici e banali. Ma sono difetti che, per quanto evidenti, non intaccano la passione con cui il regista filippino compone il 'suo' film. Un autore che non ha paura di sbagliare e sporcarsi le mani, capace di raccontare ed emozionare con molto poco. 

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