CINEMAMBIENTE 2005 – Combattere per la vita

Si è chiusa con successo l'ottava edizione di Cinemambiente: un ampio e coinvolgente panorama di film e documentari capaci di offire sguardi universali di un mondo sempre più portato verso l'autodistruzione, alla ricerca di una speranza da regalare a chi combatte quotidianamente piccole ma significative battaglie contro ingiustizie e soprusi.

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Con la proiezione di La Terre Vue Du Ciel, evento speciale del francese Renaud Delourme che offre uno sguardo originale sulla Terra e sugli angoli più sconosciuti del nostro pianeta, si è chiusa con successo l'ottava edizione di Cinemambiente, festival valido, utile, importante, di ottimo livello sia dal punto di vista organizzativo sia per la buona qualità delle pellicole proiettate in quel di Torino. Otto anni di festival significa vitalità, stabilità, e un ruolo solido costruito negli anni che con ogni probabilità proseguirà nel futuro, anche in virtù di un protocollo d'intesa raggiunto dagli organizzatori con gli altri festival a tematica ambientale sparsi in giro per il mondo, dal Brasile alla Turchia, dalla Spagna alla Grecia. Costruire insieme una coscienza ecologica che stimoli in ognuno di noi un piccolo ma necessario impegno personale per migliorare il mondo in cui viviamo non è obiettivo facile, ma è indubbio che le visioni di questa settimana di festival, variegate e mai banali, abbiano saputo centrare il punto focale dell'attenzione su problemi enormi di cui spesso nemmeno si conosce l'esistenza.

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Grande rilievo è stato dedicato all'Africa, e alla dimostrazione di come il continente più povero viva situazioni tremendamente difficili, combattute però dai suoi abitanti con una forza di volontà fuori dal comune, per dimostrare come si può, e si debba, lottare insieme per l'ambiente, per l'uguaglianza, e per il miglioramento di realtà socio-economiche sempre più vicine (e talvolta ormai anche oltre) al collasso. Ma è stato il mondo intero a offrirci vedute di sofferenze e di situazioni paradossalmente tragiche; le condizioni inaccettabili dei manovali che ad Alang, in India, smontano pezzo per pezzo a mani nude navi di trentamila tonnellate rischiando la vita ogni singolo giorno pur di lavorare per non morire di fame (l'ottimo Shipbreakers del canadese Michael Kot); il rapporto di sincera amicizia di uomini ex combattenti anche di diverse fazioni che sminano i campi dopo la guerra del Mozambico, trovando nel rischio collettivo una purificazione di se stessi e un modo per sfuggire a situazioni sociali ancor più gravi (Acampamento de Desminagem di Licinio Azevedo, vincitore del premio degli studenti); l'orrendo sterminio compiuto quotidianamente per le strade di Bucarest ai danni dei cani randagi, che vengono impunemente massacrati, e lo splendido coraggio di Sara Buretta che si è trasferita in Romania e ha creato un ospedale veterinario per curare, sterilizzare e salvare gli incolpevoli animali altrimenti destinati a morte certa (il commovente Balamuc-Macello, di Emanuele Giaccherini e Leonardo Ferri).


E poi sguardi duri, inchieste giornalistiche intelligenti e ben costruite volte a mettere in mostra i danni compiuti a livello ambientale da società senza scrupoli (meritevoli di segnalazione Il Caso ACNA – Storie di Lotte e Ordinari Inquinamenti, ritratto della battaglia decennale compiuta dagli abitanti di Cengio e dei comuni limitrofi contro lo spaventoso inquinamento del fiume Bormida, di Fulvio Montano, e Il Valzer dei Veleni, inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti tossici in Italia, di Sigfrido Ranucci), e visioni d'epoca, sempre interessanti e attuali, dal toccante Alain Resnais di Notte e Nebbia all'ironia dei maestri francesi della Nouvelle Vague in Paris Vu Par. E tanto, tanto altro ancora, per un festival denso, corposo, necessario affinchè il messaggio di speranza contro la distruzione imperitura del nostro mondo non cada nel vuoto. Le giurie hanno assegnato il premio per il miglior documentario a Shape of the Moon, di Leonard Retel Helmich, e una menzione speciale a Conflict Tiger di Sasha Show. Primo premio per il concorso cinema italiano a Cardilli Addolorati di Luglio/Montesarchio, e giusti riconoscimenti anche ai già citati Balamuc e Il Caso ACNA e a Detour De Seta di Salvo Cuccia. Premio infine come miglior cortometraggio al francese The Kitchen di Alice Winocour.


Una sottolineatura la dedichiamo proprio ai film italiani in concorso: generalmente di buonissimo livello, opere costruite con perizia ed efficaci anche dal mero punto di vista cinematografico, storie raccontate senza compiacimento gratuito ma con vero spirito di riflessione, a dimostrare ottime capacità degli autori, in grado per una volta di rivaleggiare alla pari con i film di provenienza straniera. Un plauso a loro. In un momento in cui il cinema italiano boccheggia alla ricerca delle strade perdute verso la gloria, ecco che il mondo troppo spesso sommerso del documentario rappresenta una realtà nostrana bella e importante, in grado di riservare sorprese e dibattiti, una realtà che andrebbe presa maggiormente in considerazione da chi conduce i fili della nostra zoppicante filmografia.


Link


www.cinemambiente.it


www.canibucarest.it (per offrire un piccolo grande aiuto che serva a salvare i randagi dallo sterminio)


 

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