Colette, di Anthony Giacchino e Alice Doyard

Colette è il miglior corto documentario agli #Oscars2021. L’opera che tenta di problematizzare il mito della Resistenza fa parte del Gallery Mode del videogame in VR Medal of Honor: Above and Beyond

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Nella notte del 26 aprile, Colette di Anthony Giacchino e Alice Doyard si è aggiudicato il premio Oscar come miglior corto documentario. Colette è un’ex combattente della resistenza francese. Tramite l’aiuto della giovanissima studiosa di storia Lucie intraprenderà un viaggio nei luoghi che hanno segnato la sua esistenza. Il campo di concentramento di Mittelbau-Dora a Norhausen, dove ha perso il fratello, e le lotte in Francia contro i nazisti l’hanno cambiata per sempre. Tramite Lucie cercherà di rivivere quei passi fondamentali della sua storia, e di quella collettiva, per ricercarne la verità e il dolore ancora attuali. C’è la volontà di svelare le problematiche interne alla storia di puro eroismo di Colette. C’è la voglia di mettere in mostra tutti i danni portati da una vita fatta di sola resistenza. Una resistenza che ha portato l’eroina francese a perdere tutti gli affetti e che mai potrà liberarsi del peso dell’orrore vissuto. Si vuole cercare di problematizzare il mito della Resistenza e della vittoria in un contesto, come quello della Seconda Guerra Mondiale, dove sono tutti sconfitti. Non ci troviamo più nell’Europa del ’40, ma quello che vuole trasmettere il corto è che l’atto della resistenza alla tirannia è essenziale nella vita di tutti i giorni. Mettendo in conto di poter perdere tutto, la lotta è l’unico modo per non fare gli stessi errori del passato. Colette per 70 anni ha deciso di non presentarsi più in Germania. L’ultimo atto di resistenza è proprio quello di decidere di rivivere l’orrore, all’età di 90 anni, al fianco delle nuove generazioni bisognose di verità e dolore, qui rappresentate da Lucie.

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Primo premio Oscar per il team video del The Guardian che ha distribuito Colette tramite la Gallery Mode di Medal of Honor: Above and Beyond. Titolo esclusivo per la realtà virtuale sviluppato da Respawn che insieme ad Oculus Studios, altra società videoludica, ha contribuito alla realizzazione del cortometraggio. Visibile sul sito del The Guardian, Colette lascia più di qualche incertezza. Il lavoro di Giacchino, come detto prima, è volto alla volontà di problematizzare il passato e il mito ricercandone la verità. Però non si riesce mai a scavare fino in fondo al dolore di Colette, si rimane parecchio in superficie e il tutto sembra sempre estremamente costruito a favore di camera. L’unica immagine realmente forte che ci fa vivere insieme alle due donne il doloroso viaggio, è la sequenza all’interno del campo di concentramento. Dove gli autori hanno per un attimo il lampo di genio di lasciare sole le protagoniste e rimanere in campo largo a filmare la l’entrata nel Crematorium dove è morto il fratello di Colette.

Il lavoro per ovvie ragioni, con il suo intento didattico e la voglia di parlare apertamente alle nuove generazioni, di fatto non poteva fare a meno di aprirsi direttamente alla camera. È vincente la scelta di aprirsi alla realtà virtuale e di voler costruire il tutto come un viaggio da fare a braccio con le protagoniste, ma la versione “online” non riesce a fare il passo ulteriore e rimanere dentro il viaggio come si presuppone farà invece la versione VR in Medal of Honor. Il passo incerto dell’opera e la “costruzione” viene palesata dalla regia. In alcuni momenti distante dal corpo addolorato di Colette e subito dopo invadente, ma addolcita, che quantomeno tenta di creare un collegamento intimo con la protagonista.

 

Titolo originale: id.
Regia: Anthony Giacchino e Alice Doyard
Interpreti: Lucie Fouble, Colette Marin-Catherine
Durata: 24′
Origine: USA, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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