De Laurentiis, il cinepanettone e la commedia

Il presidente della Filmauro si confessa a Mario Sesti

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 "Se e' vero che la commedia all'italiana è finita, e' ancor piu' vero che i cinepanettoni sono gli ultimi scampoli rimasti di quel cinema e della sua capacita' di catturare istantanee del Paese con precisione e humour. Sono cose che hanno scritto anche critici come Tullio Kezich". E' quanto sostiene Aurelio De Laurentiis, nell'intervista in esclusiva che il Presidente della Filmauro ha rilasciato a Mario Sesti nel nuovo numero in edicola della 'Rivista del Cinematografo'. "Se riuscissi a fare 30, 40 o 50 film di Natale – continua il produttore – basterebbe poi metterli tutti insieme per avere una immagine sintetica di vizi, tic, patologie e tratti caratteristici di tutti gli italiani tra la fine di un millennio e l'inizio di un altro". A chi lo rimprovera di realizzare solo film commerciali, De Laurentiis ricorda di essere uno dei pochi produttori italiani ad applicare al cinema le normali leggi dell'economia, quella dei costi e dei ricavi: "I produttori cinematografici si dividono in due categorie. La categoria degli "imprenditori" che studiano il mercato e realizzano il film per un pubblico specifico, ne studiano l'economicità, la correlazione tra costi e ricavi determinati dallo sfruttamento del film attraverso tutti i media in Italia e all'estero. Poi esiste la categoria dei "prenditori" cioè di produttori che non amano o non sanno calcolare il rischio e pre-vendono il progetto e gli eventuali ricavi a network televisivi, editori e altre compagnie di distribuzione italiane ed estere. Così facendo si può anche, astutamente, finanziare il 130/140 % dei costi di un film maturando in partenza un utile che il più delle volte non verrà mai recuperato, lasciando tutti gli altri soci d'impresa con la bocca amara ed il bilancio in rosso".

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