Dicktatorship – Fallo e basta! di Gustav Hofer e Luca Ragazzi

Dicktatorship Fallo e basta! di Hofer e Ragazzi con ironia cerca di analizzare il fenomeno del maschilismo e di come sia tanto radicato in profondità nella società da diventare invisibile

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Per esemplificare e riconoscere degli atteggiamenti tacciabili di maschilismo non basta gettare una rapida occhiata. Comprendere la portata e la dimensione del fenomeno necessita di un’analisi approfondita e scomoda, soprattutto per il genere maschile, avvezzo ai privilegi assicurati dall’appartenenza alla classe dominante ed a vivere seguendo i dettami indotti dall’abitudine ad un modello talmente connaturato da risultare invisibile.

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È la tesi contenuta nel film documentario di Gustav Hofer e Luca Ragazzi in Dicktatorship – Fallo e basta! e per dimostrarla approfittano di un piccolo incidente di coppia, qualcosa di banale ed apparentemente innocuo, che a ben vedere è soltanto la punta di un iceberg. Nasconde in realtà un problema culturale radicato in profondità dopo secoli di indottrinamento, una distribuzione di ruoli associata al gender dalla quale risulta ancora difficile sfuggire ed anche più complicato ribellarsi, vuoi in conseguenza di una compiaciuta accettazione o di una sottomissione passiva ed inconsapevole o di un lascito ereditario di regole, e precetti subdoli, la casistica potrebbe dilungarsi all’infinito. Questioni da cui nessuno può sentirsi immune.

L’ironia è il segno di una complicità relazionale e circoscrive la dimensione autobiografica degli autori, proprio dal loro vissuto quotidiano, dallo scambio asincrono di vedute, dal battibecco amoroso, nascono le domande impellenti, l’elastico che serve per dare il via alla transizione. La sfera intima viene allora superata per intraprendere un viaggio attraverso la penisola ed oltre, da Roma a Milano, Padova, Venezia, Barcellona alla ricerca di risposte istituzionali nelle parole di psicologi, sociologi e studiosi con autorità di indirizzo, ma anche per ascoltare il verbo eretico di un profeta dell’hard, Rocco Siffredi. E mentre da loro arriva la conferma accademica con l’esposizione di esperimenti specifici di una discriminazione piuttosto evidente, nel montaggio si alternano spaccati politici e di costume vigenti, il misogino Trump, lo spirito del berlusconismo che aleggia ancora dopo un ventennio, manifestazioni fallocentriche ludiche o ufficiali, come quella di Confindustria, a dimostrazione che nei fatti brilla un’evidenza difficile da confutare, la dittatura pressoché incontrastata del patriarcato. Nonostante i progressi alcuni luoghi restano inaccessibili ed alcune posizioni evidentemente inviolabili.

L’aspetto empirico si arricchisce delle cifre che misurano la discriminazione e fotografano la situazione italiana, con una bassa percentuale di donne che lavorano ed ottengono una retribuzione inferiore rispetto agli uomini, presenta il caso della Boldrini, invidiata e sottoposta durante il suo mandato come Presidente della Camera ad un incessante linciaggio mediatico, spesso di natura omofoba. Mentre ad un livello più astratto il documentario prende in esame il comportamento del maschio contemporaneo messo in crisi dalla competizione con l’altro sesso, che in un cambio di prospettiva necessario ad assicurare parità di diritti sente minacciata la rendita e scalpita contrariato.

Però non dimentica di fare luce sulle mancanza paradossali nello stesso universo femminile che raccoglie in un’unica linea opinioni agli antipodi, dal movimentismo femminista informato e combattivo a posizioni via via più sfumate verso un consenso supino allo status quo.

Il film con un linguaggio fresco e moderno, ed un ritmo adeguato ai tempi frenetici, racconta in fondo della fatica di liberarsi di qualcosa che è iscritto nel codice genetico di sistema e viene trasmesso in automatico da generazioni. E non trova alternative ad un deciso e convinto cambio di rotta, un atteggiamento cartesiano contro ogni posizione data per assodata. Gustav Hofer e Luca Ragazzi continuano il loro connubio artistico iniziato con Improvvisamente l’inverno scorso, poi proseguito con Italy: Love It, or Leave It e What Is Left? rinnovando sempre il tentativo di comprendere l’ambiente che li circonda pieno di mille contraddizioni ed ingiustizie. Un cinema che è un grido di battaglia gentile e non rinuncia a combattere una guerra sotterranea per rimuovere in profondità i semi dell’odio, un cinema che invece di catechizzare preferisce educare ad un pensiero libero da condizionamenti.

Regia: Gustav Hofer, Luca Ragazzi
Interpreti: Gustav Hofer, Luca Ragazzi
Distribuzione: Wanted
Durata: 90′
Origine:  Italia, 2019

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