"E.A.M. Estranei alla massa" di Vincenzo Marra

Lo sguardo sicuro e personale di Vincenzo Marra – che ha realizzato “Estranei alla massa” prima di “Tornando a casa” – sa influenzare le traiettorie attraverso cui si manifesta il reale, senza sociologismi e al di là di qualunque approccio ideologico

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L'amore per il Napoli – e per il calcio – come unica fede ma non ossessione assoluta: è questo il concetto attorno al quale ruota il bel documentario diretto dal trentenne regista napoletano Vincenzo Marra, già autore l'anno scorso del notevole esordio Tornando a casa. S'intitola E.A.M. – Estranei alla massa ed è dedicato all'omonimo gruppo di ultras, ai "temuti" rappresentanti del "tifo organizzato", qui ripresi – durante una settimana della stagione calcistica 1999-2000, quella della più recente promozione in Serie A del Napoli allenato da Novellino – lungo le traiettorie sghembe delle loro quotidianità e nel corso della disgraziata trasferta di Treviso, conclusasi col clamoroso risultato di 5-1 per i trevigiani ("Su un campetto di terza serie", commentano amari al termine della gara, con lo snobismo dei tifosi abituati a seguire la squadra, nobile decaduta, in trasferte a San Siro e all'Olimpico).

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Gli autentici protagonisti del lavoro di Marra sono i sette ultras che si sono lasciati seguire dal regista "armato" di DvCam, proprio come se anche lui fosse – e così è stato, in effetti, considerato – uno di loro: Ale, Max, Giotto, Flavio, Pino, Marco e Gianni; tutti davvero estranei alla massa, con le proprie individualità, innamorati "persi" della squadra del cuore, senza per questo rinunciare a vivere in modo compiuto in un quotidiano scisso tra le piccole e grandi gioie e delusioni private e un lavoro vissuto, al tempo stesso, come fonte di opportunità e frustrazioni. Così, in Estranei alla massa, s'alternano momenti buffi (si pensi alla "gag" alleniana – ma è tutto vero – del ragioniere che odia i rumori ma lavora in una rumorosissima segheria) con altri amari (la già citata trasferta a Treviso), situazioni goliardiche (le scene all'interno della frutteria e, soprattutto, l'impagabile viaggio in auto verso Treviso, col racconto, a modo loro, di Eyes Wide Shut autentico momento "cult" del film) con altre più liriche (la preparazione degli striscioni alle spalle delle malfamate "Vele" di Scampia, quartiere degradato della periferia di Napoli): d'altra parte, questo accade sempre quando la vita fa irruzione "nel" cinema.


Ovviamente, però, lo sguardo sicuro e personale di Vincenzo Marra – che ha realizzato Estranei alla massa prima di Tornando a casa – sa influenzare le traiettorie attraverso cui si manifesta il reale, senza sociologismi e al di là di qualunque approccio ideologico: Marra mostra (con) rispetto, verso chi inquadra e verso coloro che guardano; ma, allo stesso tempo, sa costruire le sequenze con grande padronanza, come quando il più piccolo del gruppo di tifosi – un ventenne che lavora come assistente d'un fotografo – si lascia andare a commenti disincantati sul matrimonio, proprio mentre alle sue spalle, in campo, viene realizzato il più tradizionale servizio fotografico "da cerimonia napoletana".


Regia, sceneggiatura, fotografia e suono: Vincenzo Marra
Montaggio: Luca Gasparini
Musica: Almamegretta
Produzione: Vincenzo Marra per Pablo
Distribuzione: Pablo
Durata: 90'
Origine: Italia, 2001

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