Eddie Albert, il grande Mister Nessuno

È morto il cattivo Preferito di Aldrich, un'icona pop della tv, l'imitatore di Nixon. Tra i suoi film più noti “Vacanze romane”, “Casa da té alla luna d'agosto” e “Un gioco estremamente pericoloso”

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Il divo «minore» e versatile del cinema classico, un'icona pop della tv Usa ci ha lasciato ieri a 99 anni. Sfiorò 2 volte l'oscar del «non protagonista», nel `54 perVacanze romane (l'amico fotografo di Peck) e nel `72 per la commedia di Elaine May, da Simon, The Heartbreak Kid (Il rompicuori), dove è il papà di Cybil Sheperd. Spinse Susan Hayward fino alla palma d'oro di Cannes (Piangerò domani di Daniel Mann, `55). Ma non era solo classe e talento comico-drammatico. Impegnato nelle cause umanitarie, militante ecologista, partecipò alla creazione, ogni 22 aprile (giorno del suo compleanno) dell'International Earth Day. Era un mito in Usa più che per i suoi oltre 100 film, per un ruolo tv, Oliver Wendell Douglas, l'avvocato di Park Avenue che va nella rurale Hooterville nella sitcom Cbs Green Acres ('65-'71). Ma fu soprattutto – parola di Aldrich – il più grande e «credibile supercarogna» del grande schermo. Molti lo avevano già scoperto come capitano Cooney, sadico e inetto quanto codardo e raccomandato, nel più duro, realistico, brutale pamphlet anti-bellico del secondo dopoguerra, Attak (Prima linea) di Robert Aldrich ('56), tanto che l'esercito Usa si rifiutò di collaborare. Ma con l'incancellabile ritratto, nel `74, di Warden Hazen, il direttore del carcere che vuole schiacciare moralmente i detenuti guidati da Burt Reynolds sconfiggendoli a football (non ci riuscirà) in La sporca ultima meta, il cineasta Robert Aldrich ottenne da lui anche una stupefacente, sofisticata e irresistibile parodia al vetriolo del presidente Nixon. Edward Albert Heimberger, nome d'arte Eddie Albert, occhi azzurri, capelli biondi, perfetto «ragazzo della porta accanto», trapezista del circo (sue le piroette di Ali Hakim nel musical Oklahoma!), attore del teatro, della radio, della tv «live» e del cinema, dal `38 (quando fu lanciato da una serie di perfetti film Wb di Enright, Curtiz e Wyler) fino alla metà degli anni 90, era nato a Rock Island, Illinois. Figlio di un agente immobiliare, studiò teatro all'università del Minnesota facendo il lavapiatti e la maschera in un cinema per permetterselo. Marine nella «guerra giusta», gli fu conferita la stella di bronzo dopo la sanguinosa battaglia di Tarawa nel novembre `43 per aver salvato la vita a 70 compagni. Tra i suoi successi Casa da té alla luna d'agosto ('57) di Daniel Mann, girato a Okinawa per ingraziarsi gli occupati (e celebre solo per i litigi tra Marlo Brando e l'insopportabile Glenn Ford) e nell'esotico melo Il sole sorgerà ancora di Henry King ('57), ma è supersonico in 7 women di Ford ('66), Un gioco estremamente pericoloso di Aldrich ('75), The gun runners di Don Siegel, remake di Acque del sud di Hawks ('58) e Le radici del cielo di Huston ('58). Ieri il L.A. Times ha recensito il remake del suo capolavoro(sfiorò il Golden Globe) carcerario, The Longest Yard di Peter Segal, con Adam Sandler (un Burt Reeynolds senza baffi) e James Cromwell. Dimenticandosi già di Eddie Albert.
da il manifesto – 29 Maggio 2005

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