FESTA FRANÇOIS TRUFFAUT – "Jean-Luc tu te conduis comme une merde". Lo strappo con Godard

lo strappo tra godard e truffaut

Il già fragile rapporto tra Truffaut e Godard si rompe dopo un duro carteggio in seguito all'uscita di Effetto notte. Accuse di ipocrisia, visioni diverse del cinema e della vita vengono rinfacciate dai due senza esclusioni di colpi. Sarà Godard a ricordare, introducendo le postume Corrispondenze truffautiane: Il cinema ci aveva insegnato a vivere. Ma la vita, come Glenn Ford ne Il grande caldo, si era presa la sua rivincita. 

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Per i cinefili hanno sempre incarnato la doppia anima della Nouvelle Vague: uno il vero profeta della caméra-stylo, del film come autobiografia, diario, dell'idea di cinema come vita; l'altro tutto attratto da un'idea di cinema anti-narrativo, anarchico sovvertitore di regole del gioco; politico e polemico, verso la società e il medium stesso, da scardinare e rifondare.
Se Truffaut è la scelta del cuore, della passione, Godard attrae irresistibilmente la mente, e se l'uno trova nello spettatore un compagno, un complice, l'altro lo sfida costantemente.

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Due personalità titaniche e antitetiche destinate inevitabilmente a grandi scontri. Così sintetizzate da Janine Bazin, vedova di André, che li aveva tenuti a battesimo nel loro esordio critico: rispondendo a Truffaut, che gli confidava quella che potremmo definire la corrispondenza dello strappo, dice" Non so se Jean-Luc sarà in grado di capirla bene; voglio dire che non so se può capire che le sue ingiurie sono nella misura della sua pena, dell'amicizia che sente per lui. Non voglio dire che Jean-Luc sia senza cuore fino a questo punto, ma comunque credo che le ingiurie di Jean-Luc vengano dalla mente, mentre le sue dal cuore, dalla sua morale del cuore". (1)

 

La frattura, mai più ricomposta, ha inizio con una lettera indirizzata a Truffaut da Godard, che non gli risparmia dure critiche per Effetto notte, accusandolo di essere un bugiardo e un ipocrita:

 

"Ieri ho visto La nuit americaine. Probabilmente nessuno ti darà del bugiardo e allora lo faccio io. Non è più offensivo che dare del 'fascista', è una critica, ed è dell'assenza di critica che mi lamento nei film di Chabrol, Ferreri, Verneuil, Delannoy, Renoir, ecc. Tu dici: i film sono come treni nella notte, ma chi prende il treno, in quale classe e chi lo guida con il "navigatore" al suo fianco? Anche i registi che ho menzionato fanno film-treni. E se non parli del Trans-Europe, allora forse è quello locale, oppure il Dachau-Monaco, di cui sicuramente non si vedrà la stazione nel film-treno di Lelouch.
Bugiardo, perché l'inquadratura di te e Jacqueline Bisset l'altra sera da Chez Francis non è nel tuo film e ci si chiede perché il regista sia l'unico che non scopa in La nuit americaine."

 

FESTA TRUFFAUT - Il carteggio dello strappo tra truffaut e godardIl seguito della lettera è imprevedibile. Dopo l'attestato di disistima, infatti, Godard offre a Truffaut il modo di riscattarsi. In che maniera? Ovviamente entrando in coproduzione nel suo nuovo film, Un simple film, per 10 o 5 milioni, dimostrando così al pubblico che "non tutti i film sono come i tuoi".
Accusando quindi Truffaut per il suo successo, per le sue grosse produzioni: "Se nessuno ti impedisce di prendere il treno, tu lo impedisci agli altri". (2)

 

La risposta di Truffaut arriva come un fiume in piena:

 

"Jean-Luc, per non obbligarti a leggere questa spiacevole lettera fino alla fine, comincio dall'essenziale: non entrerò in coproduzione nel tuo film.

Seconda cosa: ti rimando indietro la tua lettera a Jean-Pierre Léaud: l'ho letta e la trovo disgustosa. È a causa di questa lettera che sento arrivato il momento di dirti che secondo me ti comporti come una merda.
 

Per quanto riguarda Jean-Pierre, che è stato così maltrattato nella storia con Marie e più di recente nel suo lavoro, trovo sia riprovevole che tu lo prenda a calci quando è già a terra, e tenti di spillare con intimidazioni soldi a uno che ha 15 anni meno di te e che eri solito pagare meno di un milione per ruoli da protagonista in film che ti fruttavano almeno trenta volte di più. 
 

Sì, Jean-Pierre è cambiato dai tempi de I quattrocento colpi, ma posso dirti che è stato in Masculin Feminin che ho notato per la prima volta quanto potesse provare più ansia che piacere nello stare di fronte alla macchina da presa. Il film era buono, così come la sua interpretazione, ma quella prima scena nel cafè è stata un'esperienza dolorosa per chiunque guardasse a lui con affetto anziché con lo sguardo dell'entomologo. 

Non ho mai espresso la minima riserva su di te a Jean-Pierre, che ti ammirava così tanto, mentre so che tu hai spesso parlato male alle mie spalle (…) Jean-Pierre non è l'unico a essere cambiato in 14 anni e se À bout de souffle e Tout va bien fossero stati visti uno dopo l'altro, saremmo rimasti tutti molto rattristati dal vedere quanto il secondo, in confronto, sia cinico e poco avventuroso.

 

truffaut e jacqueline bisset in effetto notteNon me ne frega un cazzo di quello che pensi de La nuit americaine: quello che trovo deplorevole da parte tua è che, anche ora, continui ad andare vedere film che sai già in anticipo essere tematicamente lontani dalla tua concezione del cinema e della vita. Forse Jean-Edern Hallier avrebbe scritto a Daninos per polemizzare con lui sul suo ultimo libro? 

Tu hai cambiato stile di vita, modo di pensare, e nonostante ciò, continui a sprecare tempo e a rovinarti la vista al cinema. Perché? Nella speranza di trovare qualcosa che accenda di nuovo il tuo disprezzo nei confronti di tutti noi? Che rinforzi tutti i tuoi nuovi pregiudizi?

 

Adesso è il mio turno di chiamarti bugiardo: all'inizio di Tout va bien c'è questa frase: "Per fare film c'è bisogno di star". Bugia. Tutti sapevano quanto fossi determinato ad avere Jane Fonda, che stava iniziando a perdere interesse, mentre tutti i tuoi finanziatori ti dicevano di prendere una normale attrice e basta. Hai messo insieme due di quelle star, come faceva Clouzot: "si riterranno così fortunati di lavorare con me che si accontenteranno di un decimo del loro cachet". Karmitz e Bernard Paul hanno bisogno di star, ma non tu. Questa è una bugia".

 

godard - tout va bienEntrando poi nel privato, raccontando le situazioni difficili vissute da comuni amici ai quali Godard non avrebbe rivolto parola per anni, Truffaut emette la sua sentenza:

 

"Posso dirti: più tu ami le masse, più io amo Janine Bazin, Jean-Pierre Léaud, Patricia Finaly ed Helen Scott, che incontri in aeroporto e fai finta di non vedere. Perché? Perché è americana o perché è amica mia? Il comportamento di una merda.

Una ragazza della BBC ti chiama per chiederti di dire qualche parola su cinema e politica per un programma su di me. L'avevo avvertita che avresti rifiutato ma tu hai fatto di peggio: le hai riattaccato in faccia prima che finisse di parlare. Comportamento elitario, comportamento di merda, come quando accetti di andare a Milano, Genova o Londra e poi non vai, per stupire la gente, come fossi Sinatra o Brando. Non sei altro che un pezzo di merda sul piedistallo".

 

 

E infine la chiusa, talmente lapidaria da non lasciare spiragli per una replica o un chiarimento, che infatti non ci fu mai, nonostante un maldestro tentativo di Godard, nel 1980, di invitarlo assime a Rivette e a qualche altro ex giovane turco, per un dibattito critico "nonostante le posizioni così diverse". 

"Hai bisogno di recitare un ruolo e che tale ruolo sia prestigioso. Ho sempre avuto l'impressione che i veri militanti siano come le donne delle pulizie: lavoro ingrato, quotidiano, necessario. Tu sei il lato Ursula Andress, quattro minuti di apparizione, il tempo di farsi scattare i flash, due o tre frasi molto a effetto e poi sparizione, ritorno al mistero supponente. Al contrario di te, ci sono i piccoli uomini, da Bazin a Edmond Marie, passando per Sartre, Bunuel, Queneau, Mendès-France, Rohmer, Audiberti, che chiedono agli altri loro notizie, li aiutano a compilare un modulo della previdenza sociale, rispondono alle lettere. Hanno in comune l'attitudine a sacrificarsi facilmente e soprattutto a interessarsi di più a ciò che fanno piuttosto che a ciò che sono e a ciò che appaiono".
 

La vita ha di fatto lasciato a Godard l'ultima parola, necessariamente stemperata da rimorso, affetto e malinconia per un compagno di battaglia che aveva condiviso una bruciante passione per il grande schermo "assieme a quei patetici piccoli sigari che fumavamo uscendo dal cinema Bikini di Place Pigalle".
Ed è forse l'unica risposta che sarebbe piaciuta a Truffaut, perché l'ex amico depone gli strumenti ideologici per ritornare ai ricordi privati:

glenn ford in The  Big HeatDice Godard nella sua Introduzione a François Truffaut- Correspondence 1945-1984:

"Perché abbiamo litigato io e François? Non ha nulla a che vedere con Genet o Fassbinder. Era qualcos'altro. Qualcosa che, fortunatamente, non aveva nome. Qualcosa di stupido, infantile. Dico fortunatamente perché ogni altra cosa stava diventando un simbolo, il segno di sé stessa, una decorazione mortale: l'Algeria, il Vietnam, Hollywood, e la nostra amicizia e il nostro amore per la realtà. Il segno, ma anche la morte di quel segno. 

Quel che ci univa intimamente, come un bacio (…), quello che ci stringeva con molta più intimità del falso bacio di Notorious, era lo schermo, e nient'altro che lo schermo. Era il muro che dovevamo scavalcare per evadere dalle nostre vite e non c'era altro che quel muro e avevamo investito così tanto della nostra innocenza nell'idea che quel muro fosse destinato a frantumarsi sotto il peso della fama e delle decorazioni che ne sarebbero seguite. Eravamo divorati da Saturno. E se ci siamo allontanati, a poco a poco, era per paura di essere il primo a essere mangiato vivo. Il cinema ci aveva insegnato a vivere. Ma la vita, come Glenn Ford ne Il grande caldo, si era presa la sua rivincita. 

Queste lettere, da parte di un giovane uomo tormentato dall'idea di non saper scrivere, dimostrano la vittoria di ciò che è detto su ciò che non è detto ma visto. La sofferenza che ci siamo inflitti ce la siamo inflitti a parole, e ancora parole e parole. Ma il dolore che abbiamo provato rimane del cinema, perciò silenzioso.

Per un caso François è morto, per un caso io sono vivo. Ma alla fine, fa differenza?"

 

 

 

 

(1) Lettera del giugno 1973 di Janine Bazin, Archivi di Les films du Carrosse, dossier Bazin, cit. in A. De Baecque – S. Toubiana, François Truffaut La biografia, Lindau, p. 473.

(2) Lettera di Jean-Luc Godard a François Truffaut, maggio 1973, in François Truffaut, Correspondence 1945-1984, Harper & Collinsa, 1988, pp. 387.

(3) Lettera di François Truffaut a Jean-Luc Godard, maggio-giugno 1973, in François Truffaut, Correspondence 1945-1984, cit. pp. 388-390.

(4) Jean-Luc Godard, Foreword, in François Truffaut, Correspondence 1945-1984, cit., pp. IX-X

 

 

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