FESTIVAL DI ROMA 2013 – Sorrow and Joy di Nils Mamros (Concorso)

sorrow and joy

Il cineasta danese porta sullo schermo il dramma che lo ha segnato, la morte della figlia neonata di 9 mesi uccisa dalla moglie. Si tratta di un altro frammento autobiografico del suo cinema, dove la sua vita non è più solo racconto ma stavolta anche rimozione. E dopo un inizio un po' contratto il film si scioglie e si libera e diventa una lunga confessione

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sorrow and joyPorta in scena se stesso e i suoi frammenti autobiografici il cinema del danese Nils Malmros. Lo ha fatto per 10 film e stavolta porta sullo schermo il frammento più difficile e doloroso: la morte della figlia di 9 mesi uccisa dalla moglie nel 1984 quando lui era assente. Il protagonista ha un altro nome, Johannes, ed è impersonato da un altro attore (Jakob Cedergren), cosa che è sempre avvenutain tutta l'opera del cineasta. Forse ciò serve per mantenere quella necessaria distanza tra la propria vita e la sua rappresentazione sullo schermo. Quindi in questo caso il cinema non diventa solo un modo in cui portare sullo schermo l'autobiografismo, ma cercare una personale rimozione del lutto.

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Johannes, dopo che ha scoperto che la moglie ha ucciso la loro bambina neonata, è costretto dagli eventi a non perdere la testa. Cerca così di proteggerla, di accompagnarla nel percorso giudiziario e di riabilitazione psichiatrica. Anche perché lui stesso si sente responsabile della morte della bambina, in quanto pensava più alla carriera cinematografica che alla famiglia. 

Dopo un inizio contratto, il film si scioglie e si libera. Forse anche il cinema ha bisogno del suo tempo necessario per rientrare dentro le vicende personali. Sorrow and Joy tiene come separati e paralleli i due ambienti, quello domestico e quello familiare. Come se per Johannes si trattasse di una doppia vita. E in mezzo ai riferimenti a Berlino e al Festival di Cannes, dove il regista è stato selezionato nel 1982 nella sezione "Un certain regard" per Kundskabens trae (L'albero della conoscenza), il film diventa quasi una lunga confessione dove nei flashback riprendono forma il primo incontro tra Johannes e Selma, la prima volta che vanno a vivere insieme e poi gli iniziali segni di instabilità della donna che inizia ad essere gelosa del suo lavoro e delle attrici con cui lavora. Gli oggetti diventano anche elementi determinanti per mettere in luce il progressivo disgregarsi del loro equilibrio: lettere, macchina da scrivere, quadri, lampadari che sono quasi emanazioni delle singole identità della coppia. E la scena del film in moviola in cui Johannes e Signe stanno guardando la scena che l'uomo ha girato, quella del padre che sta guardando le foto della figlia nuda, mette a nudo senza parrole tutta la loro crisi. Il racconto certo è necessario. Ma in quel momento Malmros è come se si fosse sovrapposto al suo attore.

 

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