Figurant, di Robert Gliński

Presentato al 27° Tertio Millennio Film Fest di Roma, mostra come l’odio e l’ossessione possono rovinare la vita di una persona. Basato sulla reale sorveglianza operata dal partito su Karol Wojtyla

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Figurant di Robert Gliński è stato presentato al 48° Festival del Cinema Polacco di Gdynia ed è arrivato nel nostro Paese grazie al 27° Tertio Millennio Film Fest che lo ha presentato in Concorso.

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Undicesima opera del regista, mostra come l’odio e l’ossessione possono rovinare la vita di una persona. La macchina da presa racconta la storia di un agente dei servizi di sicurezza comunisti polacchi, Bronek Budny (interpretato da uno straordinario Maciej Mikołajczyk e doppiato da Mateusz Grydlik), che per venti anni ha sorvegliato Karol Wojtyła. Non solo, ci vengono raccontati la lotta per la costruzione di una chiesa a Nowa Huta a Cracovia e la sorveglianza degli ambienti ecclesiastici effettuata dai servizi di sicurezza.

Non è una storia biografica sul futuro Papa, Karol Wojtyla qui è solo un catalizzatore di azioni, in secondo piano. Per ottenere promozioni, denaro e carriera, Budny spinge sempre più in là i confini del compromesso morale e la sorveglianza di Wojtyła diventa la sua ossessione. Budny si addentra sempre di più nel mondo isolato e immorale dei servizi segreti e scende nell’abisso della solitudine, del male e del crimine, trascurando sua moglie e la famiglia.

La storia è narrata in modo chiaro, soprattutto grazie all’utilizzo di filmati d’archivio tratti da cinegiornali e materiali segreti della polizia che si trovano nell’Istituto della memoria nazionale (IPN). Questo ha aggiunto verità all’intera trama, perché ha permesso alla storia di essere saldamente ambientata nell’epoca dei fatti. Lo spettatore deve infatti porre particolare attenzione per comprendere gli strati documentaristici e quelli di finzione, poiché si intrecciano.

Durante tutto il periodo della Repubblica popolare polacca, i preti cattolici erano sorvegliati dai servizi segreti. Karol Wojtyła è stato oggetto di questo interesse, dal 1946 fino alla sua elezione nel 1978. Era costantemente sotto controllo – sia a Kanonicza, dove viveva, sia a Franciszkańska, dove lavorava. Questa attività si intensifica nel 1958 quando diventa ausiliare di Cracovia. Negli anni Sessanta, come arcivescovo, è ritenuto un pericoloso oppositore ideologico e per questo il controllo su tutte le sue azioni assunse proporzioni impressionanti.

Nel 1969 il Servizio di Sicurezza preparò un “indice delle domande” su di lui per gli agenti che lo circondavano. Comprendeva, tra gli altri: l’ordine delle attività di Wojtyła dopo il risveglio, se porta con sé le chiavi della scrivania, se gioca a bridge o altri giochi di carte, di cosa parla dopo il pranzo, chi fa il bucato e chi stira, se ascolta l’Europa libera, se gli piace il teatro, se è malato, se colleziona francobolli, che valigie ha, che vestiti sportivi ha, se contatta la sua famiglia, se è in possesso di un armadietto dei medicinali, quali medicinali, con chi è amico. Ma Wojtyła sapeva di essere ascoltato e osservato. Il controllo continua anche dopo il 16 ottobre 1978, quando il Cardinale di Cracovia a sorpresa venne eletto Papa.

Un’opera chiara, forte, senza buchi di trama. Sorprendono le scene girate all’interno del cabaret letterario Piwnica pod Baranami: Gliński è riuscito a catturare lo spirito di quei tempi in modo realistico. Nella Repubblica popolare polacca c’erano tre luoghi speciali: gli stretti interni del Piwnica pod Baranami a Cracovia che rappresentava la bohémien artistica, STS a Varsavia e Bim-Bom a Danzica. La musica, scritta dal compositore polacco Zygmunt Konieczny, è qualcosa di sublime perché lo spettatore riesce a “sentire” una Cracovia, quella della fine degli anni Cinquanta, che non esiste più.

In un’intervista, il capo del Ministero della Cultura, Piotr Gliński ha sottolineato: “In quest’opera si evince quanto il partito comunista abbia sbagliato i calcoli nel tentativo di mettere l’uno contro l’altro, due grandi leader della Chiesa polacca: il perseguitato primate Wyszyński e qualcuno che avrebbe dovuto rivaleggiare con lui, il Vescovo Wojtyła. Si è scoperto che entrambi andavano oltre le ambizioni individuali. Hanno sostenuto la Chiesa polacca, ma hanno anche valorizzato questa risorsa insita nella nazione, che ha portato alla nascita del Sindacato autonomo dei lavoratori Solidarność, che ha allontanato i comunisti da questa parte d’Europa”.

La gestazione di Figurant è durata all’incirca vent’anni, dopo che la sceneggiatura, scritta dieci anni fa da Andrzej Gołda, è passata dalle mani di diversi registi. Ma questo è un argomento importante che non ha perso la sua attualità e che, forse, la cinematografia polacca ha evitato per anni.

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