Carne tremula, di Pedro Almodóvar
La Carne Viva del romanzo di Ruth Rendell diventa tremula e Almodóvar scava dentro le passioni dei personaggi con una empatia amplificata dalla densità poetica.
Il gioco dell’amore e del caso. Al dodicesimo lungometraggio Pedro Almodóvar intreccia le storie dei suoi personaggi legandoli con il sottile filo di una trama noir. Carne tremula è un film di svolta che, all’interno di una cornice politica appena percettibile (l’incipit nel 1970, in pieno regime franchista), sviluppa il tema dell’impotenza fisica ed emozionale delle figure maschili. Questa perdita di soggettività in relazione alle disavventure del desiderio è ben rappresentata da Victor (Liberto Rabal) che va a lezioni di sesso per vendetta, David (Xavier Bardem) paralizzato dalla cintola in giù e Sancho (Josè Sancho) un alcolizzato che tocca la propria compagna solo per picchiarla.
La Carne Viva del romanzo poliziesco di Ruth Rendell diventa tremula, travolta da un desiderio che stenta a tramutarsi in atto, rimanendo in una fase voyeuristica. Le donne amano troppo o fingono un sentimento per senso di colpa: Helena (Francesca Neri) pensa di essere responsabile dell’incidente di David e vive una sessualità incompleta; Clara continua a tradire Sancho ma non si decide a recidere il cordone ombelicale di un rapporto malato. Il destino di questi cinque personaggi ruota attorno alla scena madre dell’irruzione dei due poliziotti a casa di Helena dopo che un primo sparo ha attraversato l’Estasi di un delitto di Buñuel (altro film sull’impotenza) in un magistrale montaggio che connette il cinema con sé stesso. Gli uomini puntano i falli-pistole minacciando di farsi saltare i testicoli (huevos) in una citazione del triello tarantiniano; poi Almodóvar usa il ralenti per creare la sospensione dello sguardo tra Helena e David prima del compiersi della tragedia: Almodóvar usa gli elementi della grammatica filmica per sviluppare più idee all’interno di un medesimo contesto.
C’è la Spagna rumorosa e festante della Movida contrapposta a quella paurosa e desolata di Francisco Franco. C’è la periferia proletaria di Madrid (Angela paragona il quartiere di Victor a Sarajevo) che cerca di entrare nelle stanze barocche della borghesia madrilena (la stupenda casa di Helena). E ancora il cortocircuito di amore e morte (“each man kills the thing he loves”) esaltato dai colori caldi della fotografia di Alfonso Beato e dalla colonna sonora “morriconiana” di Iglesias.
Almodóvar scava dentro le passioni dei personaggi con una empatia amplificata dalla densità poetica: l’umiliazione iniziale di Victor nel suo primo rapporto sessuale con Helena (“non sei nemmeno riuscito a infilarlo”) è la molla che fa scattare tutti gli avvenimenti. In prigione Victor impara il bulgaro e la Bibbia in una furia onnivora, come se la cultura e la religione fossero strutture repressive sulla pulsione desiderante; le sue citazioni sono un’arma di difesa contro un mondo che lo ha emarginato per estrazione sociale e incapacità sessuale. Tra tutti gli attori spicca il personaggio di Xavier Bardem, eccezionale nel rappresentare il tormento di un uomo diventato all’esterno un simbolo di riscatto (è un campione di pallacanestro su sedia a rotelle) ma divorato dall’interno dalla coscienza della sua incompletezza di uomo (esemplare la scena del cunnilingus a Helena, autocitazione di Tacchi a spillo). Un po’ a disagio nei dialoghi Francesca Neri, anche se il suo splendido corpo vibra nella luce rossastra attraversato da improvvisi brividi. Più controllato dei suoi precedenti film, Carne tremula si chiude con un altro parto precipitoso, in uno scenario diverso da quello della madre-Penélope Cruz nel flashback iniziale. La forza della maternità è quella capace di cambiare il mondo, la fessura dentro la quale gli uomini cercano invano di penetrare è gravida di vita: Almodóvar è pronto per i suoi capolavori, Tutto su mia madre e Parla con lei.
Titolo originale: Carne trémula
Regia: Pedro Almodóvar
Interpreti: Francesca Neri, Liberto Rabal, Javier Bardem, Angela Molina, Penélope Cruz
Durata: 100′
Origine: Spagna/Francia 1997
Genere: noir/mélo
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto al film è a cura di Simone Emiliani