Fino all'ultimo esorcismo
A quarant’anni dall’uscita nelle sale de L’Esorcista, molti spettatori continuano a rimanere paralizzati di fronte a Regan, gonfia e trasfigurata, che vomita liquidi verdastri e impreca senza timor di Dio. L'horror continua a mettere in scena la paura che il male possa entrare nelle nostre vite e trasformarci in creature spaventose al servizio del demonio.
Corpi contorti in modo inumano, voci distorte, atti violenti, stati catatonici e reazioni scomposte difronte ai simboli religiosi possono essere sintomi di disturbi neurologici o di possessioni demoniache. Scienza e religione si scontrano da decenni per spiegare questi fenomeni e curare le sue vittime, ma i risultati frammentari e insoddisfacenti non hanno fatto altro che alimentare dubbio e paura.
Sono passati quarant’anni esatti dall’uscita nelle sale de L’Esorcista di William Friedkin e oggi, che viene riproposto in versione restaurata e digitalizzata, quella stessa paura continua a paralizzare centinaia di spettatori di fronte alla piccola Regan, gonfia e trasfigurata, che vomita liquidi verdastri e impreca senza timor di Dio. Il cinema horror si nutre della paura che il male possa entrare nelle nostre vite, nei nostri familiari, e trasformarli per sempre in creature spaventose al servizio del demonio, e imperterrito continua a mettere in scena lo stesso copione perverso. Che si tratti di una fattoria sperduta della Louisiana o di Roma, la capitale degli esorcismi, i casi di possessione raccontati si proclamano ispirati a fatti di cronaca realmente accaduti e questo elemento di forte realismo li avvicina ancora di più agli spettatori, che si immedesimano in questa realtà distorta e allucinata. Primo tra tutti è il caso di Annelise Michel, la studentessa tedesca, morta nel 1976 in seguito ad un esorcismo, dalla cui storia è stato tratto il film di Scott Derrikson The Exorcism of Emily Rose, che nel 2005 ha trasformato in un legal horror da cardiopalma il processo al prete che aveva praticato l'esorcismo e la ricostruzione della triste vicenda.
La ricerca ossessiva del realismo ha spinto i registi a guardare gli esorcismi con gli occhi dei loro stessi protagonisti, a trasformarli in eventi mediatici che urlano il bisogno di essere documentati, come casi clinici complessi o prove inconfutabili di presenze ultraterrene. L'ultimo esorcismo, girato da Daniel Stamm nel 2010 con la tecnica del mokumentary mostra con l'occhio crudele del documentarismo l'esorcismo di Nell e la violenza subita dai membri della sua famiglia. Allo stesso modo L’altra faccia del Diavolo del 2012 di William Brent Bell spia dietro le porte dei manicomi, indaga la possessione come caso clinico e le conseguenze letali su tutti coloro che entrano in contatto con queste personalità disturbate e incontrollate. Al limite tra psicosi e superstizione, la posessione viene instancabilmente documentata come presunta prova di casi clinici inestricabili o della presenza di forze ultraterrene sulla terra.
Studiata e sviscerata dai luminari della medicina e dai testimoni di fede, non solo attira l'attenzione dei media, più o meno scettici, ma da vita a corsi di studio specifici, come mostra Il rito di Mikael Håfström, che nel 2011 ha aperto le porte dell'Università del Vaticano dedicata ai futuri esorcisti. Tratto dal romanzo Il rito. Storia vera di un esorcista di oggi del giornalista Matt Baglio, il film si basa su numerose testimonianze di esorcismi raccolte sul territorio italiano e utlizzate come casi studio in nome della fede cristiana e dei suoi paladini sparsi per il mondo.
