Flora, di Martina De Polo

La voce di una donna che nella II guerra mondiale era una staffetta partigiana. Una testimonianza necessaria che assume valore politico e di lotta per l’emancipazione in questi tempi senza memoria

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Nel 1943 Flora Monti aveva 12 anni. Era una bambina. Invece dei giochi era circondata dalla guerra. Flora aveva paura, ma decise comunque di fare la staffetta, e consegnare messaggi al gruppo di partigiani rifugiati tra i boschi dell’Appennino tosco-emiliano, la Brigata 66. Il rischio era alto: se i tedeschi l’avessero scoperta neanche l’età le avrebbe evitato la tortura, lo stupro, la mutilazione. Martina De Polo partendo dall’intervista della donna, segue il racconto della sua voce per visualizzare dei contributi visivi. Ad interpretare il ruolo di Flora è Deina Palmas. I suoi tratti ripercorrono i passi della memoria, formalizzano i luoghi e le strade, ed infine si intrecciano con l’ultimo elemento che compone il trittico strutturale del documentario, e cioè il contributo del collettivo Bloomik. L’impianto in questo caso diventa teatrale e le maschere si assumono il compito di inscenare il punto di vista emotivo, sfigurate dal pericolo in una mimica tragica. Ad arricchire il contesto la canzone di Capossela, Staffette in bicicletta.

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Nel 1944 gli americani, per evitargli le ritorsioni dei nemici, decidono di portarli al sicuro, ed inizia un’altra storia, quella di un viaggio attraverso l’Italia al di sotto della linea Gotica. Vengono creati dei campi profughi e Flora e la sua famiglia vengono condotti inizialmente a Firenze. Si dormiva a terra, da mangiare c’era il rancio, della robaccia. Poi vengono messi ancora su un treno, spostati a Roma, e lasciati nel più grande campo di prigionia d’Italia a Cinecittà, smantellato soltanto nel 1950, dove passeranno sette lunghi mesi, di fatto in detenzione.

Il messaggio del film è molto chiaro: testimoniare l’orrore della guerra ed il pericolo rappresentato dal nazifascismo, fare da monito in un periodo storico di forte crisi economica, dove il nazionalismo viene agitato dalle destre eversive per evocare un nemico e nascondere la propria incapacità e malafede. E la data di uscita avviene in prossimità del 25 Aprile, giorno della Liberazione del paese. L’altro importante significato politico è dato dal riconoscimento della partecipazione attiva delle donne nella resistenza, che diventa anche lotta di emancipazione, e porterà una prima importante conquista nell’acquisita possibilità di voto come ricordato da C’è ancora domani.

Regia: Martina De Polo
Distribuzione: Lo Scrittoio
Durata: 71′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.2
Sending
Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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