"Forse il mio personaggio mi somiglia un po'". Incontro con Catherine Deneuve

catherine deneuve in l'homme qu'on amait trop

Una leggenda del cinema. Lo charme, l’eleganza, la seduzione, in profumo francese. Catherine Deneuve, la donna amata da Marcello Mastroianni nella vita, e sullo schermo da molti milioni di spettatori, cinquant’anni di carriera, torna a Cannes, fuori concorso, con L’homme qu’on amait trop di André Téchiné

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catherine deneuve in l'homme qu'on amait tropUna leggenda del cinema. Lo charme, l’eleganza, la seduzione, in profumo francese. Catherine Deneuve, la donna amata da Marcello Mastroianni nella vita, e sullo schermo da molti milioni di spettatori, cinquant’anni di carriera, torna a Cannes, fuori concorso, con L’homme qu’on amait trop di André Téchiné. La storia vera di un delitto irrisolto in Costa azzurra, il cosiddetto “affaire Le Roux”.

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Una storia un po’, anzi piu’ di un po’, alla Hitchcock: non soltanto per i colori, che evocano il vecchio Technicolor hitchockiano. Non soltanto per il mondo nel quale il film e’ ambientato, mondo dei casino’, mondo di lusso e di denaro che scorre. Ma soprattutto per la voglia del regista di creare un senso continuo di minaccia, di dramma psicologico fra i tre personaggi della storia, che si amano e si odiano, che sanno come farsi del male e come sedurre l’altro.

Siamo nel 1976. Il personaggio di Catherine Deneuve e’ la proprietaria del casino’ Le Mediterranee a Nizza. Adele Haenel – fresca di Cesar, l”oscar francese – e’ sua figlia, rientrata dall’Africa, fragile, sportiva e solitaria. La ragazza si innamora dell’avvocato della madre – interpretato da Guillaume Canet: un uomo ambizioso, manipolatore, spavaldo. Ma forse, a sua volta manipolato.


A settant’anni, Catherine Deneuve e’ ancora assai bella. Nel film, dove sembra dominare con lo sguardo tutti gli altri personaggi. E di persona, quando incontra i giornalisti.

 

 

Madame Deneuve, il film parte da una storia vera. Ha incontrato il personaggio a cui si ispira il suo?

No, non l’ho incontrata. Mi sono affidata al libro che ha raccontato questa vicenda, poi ho cercato soprattutto di affidarmi ad André, scoprire quello che voleva da questo personaggio. Andre’ e’ un meraviglioso direttore di attori: sa tirar fuori il meglio da noi. Anche perche’ non ti dice mai le cose in maniera brutale, di fronte ai tecnici, ma ti sussurra qualcosa nell’orecchio. Qualcosa di molto preciso, e solitamente qualcosa che illumina quello che stai per fare.

 

 

Come ha concepito il suo personaggio?

Una specie di matrona, di regina di quel piccolo regno che e’ il suo casino’. Un personaggio sofisticato, ma con maniere a volte rudi. Perche’ deve trattare con molti uomini, e deve saperli tenere a bada. Infine, un personaggio elegante, sensuale, perche’ dirigere un casino’ significa anche avere un’immagine seducente agli occhi dei clienti. E una donna che ha imparato a difendersi da sola, a tener testa a chiunque. Mi piaceva molto. Forse un po’ mi assomiglia.

 

 

Che cosa la affascinava, della storia e del suo personaggio, ancora?

La sua doppiezza. Che e’ quella di ognuno dei personaggi. Tutti sono doppi: deboli e forti, manipolatori e manipolati, vulnerabili e crudeli. E poi c’e’ il rapporto tra la madre e la figlia, un rapporto fatto di incomprensioni, di tensioni. E il rapporto con l’avvocato. Un avvocato che seduce, che e’ pieno di ambizione e che per questo piace. Ma che e’ pericolosissimo, per entrambe.

 

 

Si parla molto di denaro, nel film…

E’ vero. Il denaro e’ il motore della storia, come spesso accade. Ma il denaro e’ anche un simbolo. Un simbolo concreto per qualcosa che non si puo’ comprare, ovvero i rapporti umani.

 

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