Francesca

di Bobby Păunescu

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francescaInterpreti: Monica Bîrlădeanu, Dorian Boguţă, Luminiţa Gheorghiu, Teodor Corban, Doru Ana, Dana Dogaru, Ion Sapdaru

Origine: Romania, 2009

Distribuzione: Fandango

Durata: 94’

 

La grintosa e attraente Francesca (Monica Bîrlădeanu – Living and Dying, Fall Down Dead, Incubus, Second in Command, The Death of Mr. Lazarescu, Buds for life, un episodio di Nip/Tuck e uno di Lost) fa la maestra d’asilo a Bucarest e vive solo con la madre Ana (Luminiţa Gheorghiu – 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, A est di Bucarest, Maria, Storie, Prea târziu), dato che i suoi genitori sono separati da diversi anni. Francesca sogna di emigrare in Italia e di ricostruirsi lì una vita; le sue speranze vengono alimentate quando la sua amica Maria le organizza un incontro con l’intermediario Pandele, sedicente funzionario dell’Ufficio per l’Emigrazione. L’uomo le propone di andare a lavorare come assistente presso un anziano a Sant’Angelo Lodigiano, vicino Milano: in cambio, ovviamente, lei gli dovrà dei soldi. Francesca ha poco tempo per decidere; è circondata da persone che le sconsigliano di partire: il padre (Teodor Corban – 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, Racconti dell'età dell'oro, A est di Bucarest) e la direttrice dell’asilo presso il quale lavora considerano gli italiani dei razzisti senza scrupoli. L’unica favorevole alla partenza di Francesca è sua madre, che rimpiange di non aver fatto la stessa scelta anni prima, e che aiuta la figlia donandole tutti i suoi risparmi. Ciò che più tiene Francesca ancorata alla Romania è il compagno, Miţǎ, che, nonostante prometta di raggiungerla in Italia appena concluso un affare, sembra nasconderle qualcosa di grave. Pressato dalle domande di Francesca, confessa di essere coinvolto in un’azione illegale riguardante l’acquisto di un terreno, per cui si è rivolto a degli strozzini dai quali adesso è braccato. Francesca si offre di sacrificare i suoi risparmi, e chiede addirittura aiuto al padrino (Doru Ana – Clockmaker), un uomo viscido dalle perversioni singolari. Quando finalmente ogni cosa sembra rientrare nella normalità e Francesca si accinge a partire, con la promessa di Miţǎ di raggiungerla entro un mese, gli eventi assumono di nuovo una piega imprevista.

 

L’idea del film nasce in seguito a un terribile fatto di cronaca: il brutale omicidio, avvenuto nel 2007 a Roma, di Giovanna Reggiani da parte del rumeno Nicolae Romulus Mailat. Con questo primo lungometraggio, che ha aperto la sezione “Orizzonti” alla sessantaseiesima Mostra del Cinema di Venezia, il regista Bobby Păunescu è intervenuto, per sua stessa ammissione, a livello personale: cresciuto a Milano, si è sentito infatti tradito da certe dichiarazioni razziste di taluni politici italiani. Così ha messo in bocca al personaggio del padre della protagonista frasi oltraggiose nei confronti dell’esponente del Pdl Alessandra Mussolini e del sindaco di Verona Flavio Tosi, definendoli rispettivamente «la troia che vuole ammazzare tutti i romeni» e «il sindaco di Verona di merda». Ovviamente a ciò sono seguite numerose polemiche e la denuncia rabbiosa della Mussolini, che non ha potuto scongiurare l’uscita del film, ma l’ha ritardata di un mese. Păunescu si è schermito, dicendo di aver soltanto portato in scena il sentimento di rancore covato da alcuni rumeni nei confronti dei molteplici pregiudizi razzisti su di loro. Domenico Procacci, che distribuisce il film con la Fandango, ha dichiarato a sua volta che gli insulti non rappresentano il manifesto del film, ma solamente il punto di vista di un personaggio.

Non è casuale la scelta di Sant’Angelo Lodigiano come luogo di espatrio: il regista, infatti, ha svolto delle ricerche e ha scoperto l’esistenza di Francesca Cabrini, la patrona degli emigranti, che era nata proprio in questa città e che, all’epoca dell’esodo di milioni di italiani in America, aveva compiuto oltre trenta viaggi negli Stati Uniti per costruire orfanatrofi, scuole, ospedali. La donna si era battuta per favorire l’integrazione in un contesto in cui erano gli italiani le vittime di pregiudizi. Păunescu ha chiamato la protagonista, nonché il film, con lo stesso nome della santa, canonizzata da Papa Pio XII: nel lungometraggio, inoltre, Francesca nutre significativamente il desiderio di aprire un asilo multietnico una volta arrivata in Italia.

 Il film descrive una Bucarest fatiscente, piena di cantieri; anche tale scelta non è casuale, in quanto il regista ha voluto così raffigurare la crisi d’identità che permea la Romania, paese ex-comunista, che vede nell’Italia un “altrove” in cui poter realizzare i propri sogni.

 

(C.A.)

 

 

 

 

 

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