"Freddy vs. Jason", di Ronny Yu

Un canovaccio che corteggia il noto, dimostrando un sorprendente rispetto per la materia trattata e il suo pubblico: un viaggio nel tempo per il recupero della purezza perduta del genere, dove il passato batte il presente su tutta la linea

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Se un merito esiste, fra i tanti che hanno contribuito alla riuscita di questo atteso cross-over Horror, questo va sicuramente ricercato nell'onestà e nel rispetto che tutti i realizzatori dimostrano di avere avuto nei confronti della materia trattata. Il film, infatti, si dimostra felice nella progettualità, che ha cercato di mediare gli aspetti precipui delle due serie prese in analisi (Nightmare e Venerdì 13) e dei due boogeymen chiamati in causa. Le antitesi sono state valorizzate, sullo sfondo di una vicenda che tenta chiaramente di innalzare un vero e proprio monumento a un'epoca lontana. Da questo punto di vista il film fa il pari con altre opere recenti, quali Cabin Fever e Jeepers Creepers e rivela ancora una volta come l'attuale revival Horror cavalchi coscientemente la nostalgia per una golden age chiusa dal versante meramente temporale, ma non da quello iconico/tematico. Infatti siamo ancora chiamati a essere testimoni di famiglie infettate dal morbo dell'incomunicabilità, dove gli armadi custodiscono scheletri e il conflitto genitori/figli è latente, ma sempre procrastinato, in ossequio alla regola romeriana dell'ignore the Problem. Perciò Freddy e Jason possono essere accantonati e dimenticati, ma continueranno sempre a tornare e a reiterare il catartico bagno di sangue (letterale: la pellicola è fra le più splatter viste negli ultimi dieci anni).

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Pertanto il film è abile nel tornare alle origini, dribblando il pericolo del "già visto" mediante la considerazione che la ripetitività dei cliché insiti nel meccanismo Horror è parte integrante di un processo di fidelizzazione che non può essere disatteso: era, in fondo, la caratteristica fondativa dei Venerdì 13, serie immota nella sua ripetitività. Su un canovaccio che corteggia il noto in quanto confortevole retaggio di un'epoca gloriosa, il regista Ronny Yu innesta poi la visionarietà pittorica tipica del suo cinema estetizzante (si ripensi a The Bride with White Hair). La scelta di Yu peraltro è davvero l'asso giocato dal film: un regista fra i più professionali della "covata" partorita da Hong Kong negli anni Ottanta, che riesce in virtù di questo a rispettare le saghe (che pure dichiara di non conoscere), ma sa rielaborarne le istanze mediante un gusto estetico comunque esterno alla logica televisiva della serialità hollywoodiana. E, soprattutto, si dimostra vincente nel recuperare la purezza originaria dei due anti-eroi: la malvagità ferina del Freddy craveniano e la purezza "innocente" del primo Jason, quello non ancora rielaborato da Kane Hodder, che, dal settimo al decimo film, aveva reso l'assassino di Crystal Lake più cupo e furioso (e va dato atto anche a Ken Kirzinger di avere capito a perfezione le caratteristiche del personaggio).


Freddy vs Jason si offre così al suo pubblico come pellicola sanamente "sporca", attenta a dosare i toni senza strafare, ma con la consapevolezza di volere offrire spettacolo ai fans, primi destinatari di una pellicola che, finalmente, non si disperde in inutili spiegazioni o riassunti delle puntate precedenti e 'massacra' allegramente le icone dello showbusiness odierno (si veda l'impietosa fine della "Destiny's Child" Kelly Rowland). Un viaggio nel tempo condotto sulla scia di un duello contrappuntato dal sangue di corpi smembrati, dove la scorrettezza è sovrana e il passato batte il presente su tutta la linea: dove persino gli effetti digitali, per una volta, devono ritrarsi negli angoli e cedere il passo alle protesi, agli artigli di Freddy, al machete di Jason, i veri vincitori della sfida.


Titolo originale: id.
Regia: Ronny Yu
Soggetto: ispirato ai personaggi creati da Wes Craven e Victor Miller
Sceneggiatura: Damian Shannon, Mark Swift
Fotografia: Fred Murphy
Montaggio: Mark Stevens
Musica: Graeme Revell
Scenografia: John Willet
Costumi: Gregory B. Mah
Effetti speciali trucco: Bill Terezakis
Interpreti: Robert Englund (Freddy Krueger), Ken Kirzinger (Jason Voorhees), Monica Keena (Lori), Jason Ritter (Will), Kelly Rowland (Kia), Christopher George Marquette (Linderman), Brendan Fletcher (Mark), Katharine Isabelle (Gibb), Lochlyn Munro (Stubbs), Betsy Palmer (madre di Jason)
Produzione: Sean S. Cunningham per New Line Pictures
Distribuzione: Mediafilm
Durata: 97'
Origine: Usa, 2003


 

 

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