"Hollywood flies", di Fabio Segatori

Tutti gli stereotipi sull'America in un film. La violenza, il deserto, la Cadillac. Cast quasi interamente televisivo (made in fiction) e contaminazioni di (sub)culture a casaccio.

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Luca e Martina, fratello e sorella, ventenni on vacation, in volo da Las Vegas alla Death Valley. Sean e Emilio, autostoppisti per caso lungo il tragitto in automobile dei due italiani. Cherie, strip-girl e modella, in fuga dal boss malavitoso di turno. Luogo d'incontro di tutti i personaggi, il classico motel. Sean e Emilio hanno ottenuto un passaggio dalla compiacente Martina. I due fuggono dalla loro ultima prova – rapina in banca & omicidio del solito poliziotto – ma, già che ci sono, rapiscono la ragazza (mai fidarsi degli sconosciuti in mezzo al deserto!). Una valigetta piena di soldi. Se Luca vuole indietro Martina, deve prendere la macchina parcheggiata vicino al motel – contenente il malloppo – superare i classici posti di blocco e raggiungere i due manigoldi a Los Angeles. D'accordo, seguirò le vostre istruzioni alla lettera, pensa il bravo ragazzo italiano. Pensare che era negli States per un master. Ma la bella Cherie salta sulla stessa macchina e, dato che non le è sfuggito il bottino a bordo, in quattro e quattr'otto narcotizza (!) Luca, butta il suo cellulare nel water e arrivederci. Riuscirà il nostro eroe a salvare la sorellina?
L'"underworld" di psicopatici e stelline di Hollywood flies (tratto dal libro "Mosche a Hollywood" di Alessandro Fabbri) vorrebbe essere "sconvolgente a tratti allucinante" e riesce solo a risultare poco credibile e a tratti irritante. Ambizioni da critica sociale sull'America: ma se questo è il prezzo, forse non c'era bisogno dell'ennesimo punto di vista sulle contraddizioni e le esasperazioni del Nuovo Continente, che purtroppo non si evocano come per magia prendendo un genere (Noir? Thriller?  Commedia? Dramma? Trash?) e sperando che funzioni da sé, né piazzando gli stradoni che attraversano il deserto sul grande schermo sperando che possa bastare. Né tantomeno trapiantando – consciamente o meno, e chissà qual è il caso peggiore – i peggiori stilemi della fiction televisiva nel mezzo cinematografico. La sensazione resta quella – fastidiosa – del già visto e già detto. Se questo è il sogno (o l'incubo) americano, non andiamo neanche a dormire. E se proprio dobbiamo sognare l'America, allora vogliamo indietro le strade, i camionisti e i bar di Bud Spencer e Terence Hill. Almeno i deliri di Boldi e De Sica, di Carlo Vanzina e Neri Parenti. Se proprio dobbiamo veder volare mosche nel deserto, decisamente meglio quelle di Sergio Leone.

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Titolo originale: id.
Regia: Fabio Segatori
Interpreti: Antonio Cupo, Bianca Guaccero, Caprice Bourret, Vinnie Jones, Brad Renfro, Casper Van Dien
Distribuzione: Rai Cinema
Durata: 100'
Origine: Italia/Canada/Gran Bretagna, 2004

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