La Patagonia come terra di nessuno in cui lasciare libere le anime in perdita di speranza dei suoi protagonisti. La messa in scena di Carlos Sorin è naturalmente languida, diluita tra una vaga commedia dell'anima e una certa attesa di ineluttabile microtragedia, che sin da subito capisci che prenderà la strada del grottesco. Piccole storie è un piccolo film, la cui qualità principale è la minimale fragranza di una poesia dispendiosa perché non necessaria: il non luogo assolato e polveroso della Patagonia fa da sfondo a tre "historias minimas" aggrappate al deambulare fuor di geografia di altrettanti personaggi minimi. C'è l'ottantenne Don Justo, che fugge in autostop alla ricerca del fantasma del proprio cane, lasciando nei guai il figlio; i suoi passi si intrecciano con quelli della giovane Maria Flores, madre di una miserrima famiglia, che con la sua bambina deve raggiungere in autobus la città per ritirare in uno show televisivo una lavatrice che un beffardo destino ha fatto vincere proprio a lei, che a casa non ha neanche l'elettricità… E infine c'è il quarantenne Roberto, commesso viaggiatore un po' meschino e un po' sognatore, che è certo di poter conquistare una giovane vedova portandole una torta per il compleanno del figlio.

Sorin lavora sui toni tiepidi, misura ogni passo per non perdere il contatto con un lirismo che sembra fiacco, ma a ben guardare ha una sua tenuta poetica. Visto in Concorso al Festival di San Sebastian 2002, Piccole storie merita di essere visto, magari recuperato in DVD, se in videoteca, guardando la poco accattivante fascetta, non lo scambiate per un noioso educational sulla vita da anziani in Patagonia… Scherzi a parte, il DVD presenta comunque tutte le carte in regola: ratio, lingue e sottotitoli come da manuale. Gli extra sono calibrati sull'essenziale (soliti trailer e schede filmografiche), ma il film è lì, ben visibile, e questo è quel che conta!