"Hotel Transylvania", di Genndy Tartakovsky

Hotel Transylvania

Tartakovsky crea con le sue animazioni un mondo basato sull'immaginario classico dell'horror in un'operazione di demistificazione che mira a raccontare una storia diversa da quelle canoniche, in un tripudio postmoderno di citazioni e ibridazioni.

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Hotel TransylvaniaPensate a tutti i mostri dei classici horror Universal: Dracula, Frankestein e la sua sposa, l'Uomo Lupo, la Mummia. Tutti insieme con altri tradizionali mostri come l'Uomo Invisibile, la mosca, i gremlins, streghe e zombie vari. Hotel Transylvania, il primo lungometraggio per il cinema di Tartakovsky, li riunisce tutti sotto lo stesso tetto e l'effetto, di per sé elettrizzante per qualsiasi nerd dell'horror, si fa ancora più scoppiettante con l'aggiunta di un umano e della figlia di Dracula. Tartakovsky crea con le sue animazioni un mondo basato sull'immaginario classico dell'horror, a partire dal castello di Dracula circondato da cimiteri e foreste di fantasmi, ma soprattutto gioca con i corpi dei mostri, smontabili, allungabili, estensibili e invisibili. Sono corpi tipicamente da cartone animato, la cui comicità è in gran parte fisica – basti pensare al corpo di Frankestein ricomposto male o alla grassissima mummia, ma soprattutto a Dracula, altissimo, velocissimo e dal “passo” felpato al tempo stesso, che si allunga ogni volta che si arrabbia, mostrando i suoi canini nel vano tentativo di spaventare qualcuno, e che mantiene le sue caratteristiche e, soprattutto, la sua umanissima espressività facciale anche da pipistrello. Ed è proprio questa la chiave: tutto l'armamentario espressivo dei mostri, le loro facce più paurose, vengono trattate in maniera comica, come una risorsa che più non usano da tempo, tanto che gli umani stessi non li riconoscono. Tartakovsky ci mostra il loro lato più “buono” in un'operazione di demistificazione che mira a raccontare una storia diversa da quelle canoniche.

Se l'animazione offre gran parte della comicità del film, la sceneggiatura dà invece profondità ai personaggi, ricreando un passato diverso rispetto alla leggenda e donando loro delle paure che rispecchiano quelle di qualsiasi umano. Dracula non è un temibile vampiro, ma un uomo che ha perso la donna amata per colpa degli umani e che ora fa di tutto per proteggere sua figlia adolescente. Il mostro si trasforma in un papà come tanti altri, iperprotettivo per paura di perdere anche la sua piccola. Tuttavia, la storia raccontata è anche quella del confronto con il diverso in un vero e proprio ribaltamento di termini. Uno scontro di razze e generazioni, apparentemente insormontabile, basato su pregiudizi da entrambe le parti e che si potrà risolvere solo attraverso la vera conoscenza dell'Altro, un'immagine speculare di sé stessi che si stenta a riconoscere. Un messaggio, se pedagogicamente lo si vuole chiamare così, che Tartakovsky però non fa passare attraverso situazioni zuccherose, bensì proprio per mezzo della comicità e della carica dirompente di personaggi e situazioni, in un tripudio postmoderno di citazioni e ibridazioni. E menomale che Dracula non brilla al buio.

Titolo originale: id.

Regia: Genndy Tartalovsky

Interpreti (voci originali): Adam Sandler, Andy Samberg, Selena Gomez, Kevin James, Steve Buscemi, Cee Lo Green, David Spade

Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia

Durata: 91'

Origine: USA, 2012

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