"Howard Hughes ha rappresentato bene il sogno americano come arma a doppio taglio". Incontro con Martin Scorsese, Leonardo Di Caprio e Cate Blanchett

A quasi trent'anni dalla morte di Howard Hughes, il regista italo-americano realizza "The Aviator" e porta sullo schermo la storia bizzarra e drammatica di uno degli uomini più ricchi e potenti d'America

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Cosa vi ha affascinato maggiormente nel personaggio di Howard Hughes?

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Scorsese: L'ho sempre conosciuto come un uomo anziano recluso nel suo attico all'ultimo piano di un hotel di Las Vegas. Non sapevo che fosse stato un pioniere dell'aviazione. Aveva una grande passione, ma nello stesso tempo coltivava i semi di quella malattia che lo ha portato alla distruzione.


 


Quali sono state le principali difficoltà tecniche nella realizzazione di questo film?


 


Scorsese: Certamente le riprese aeree sono state quelle più complicate, tanto che per queste particolari scene ho dovuto lavorare dall'inizio delle riprese fino alla fine. Il risultato è stato raggiunto grazie ad un mix di varie tecniche: dalle riprese in diretta, alla ricostruzione in studio della cabina, al green screen, alla computer grafica, etc., per un totale di oltre 240 inquadrature con effetti speciali.


 


Howard Hughes era da considerarsi un affascinante folle oppure un pazzo pericoloso?


 


Di Caprio: Senza dubbio Howard Hughes può essere definito come un pazzo affascinante, la parola pericoloso non è adatta alla sua persona. Pericoloso lo è stato solo per se stesso. Ero alla ricerca di un personaggio dalle molte sfaccettature e mi sono imbattuto in Howard Hughes. Credo che possa essere paragonato ai personaggi della grande tragedia greca: aveva il mondo ai propri piedi, era un uomo capace di realizzare tutti i suoi sogni, di soddisfare ogni desiderio più estremo, eppure al tempo stesso era una persona affetta da una sindrome ossessivo compulsiva come la germofobia che si è sviluppata in lui fin dall'infanzia. Non era nostro intento chiarire alcuni aspetti della sua vita, ma solo raccontare la sua grande storia.


 


Anche Orson Welles era sorpreso del fatto che Howard Hughes si fosse chiuso nella stanza di un albergo. Signor Scorsese, secondo lei è stata una sua scelta o la malattia lo ha costretto alla reclusione?


 


Scorsese: Dalle letture che ho fatto a proposito di questo personaggio ho capito che negli ultimi dieci anni della sua vita Hughes ha sviluppato ulteriormente questa ossessività, anche a causa di altri quattro incidenti aerei. Si era circondato di persone che lo assecondavano in ogni cosa e che proprio in questo modo riuscivano a tenerlo sotto controllo. Queste stesse persone speravano ovviamente in una parte della consistente eredità, che invece è andata alla Howard Hughes Foundation, un'istituzione che si dedica alla ricerca medica. Era talmente ricco da poter avere quattro medici sempre a sua disposizione. Era come un sovrano che aveva potere su tutto e su tutti e ha pagato con l'autodistruzione.


 


Signora Blanchett, lei interpreta nel film il ruolo di Kathrine Hepburn: come ha preparato il suo personaggio?


 


Blanchett: Quando interpreti una persona realmente esistita che ha un tale retaggio, una tale fama e reputazione, non è facile. Ma quando Martin Scorsese chiama tu devi rispondere. All'inizio ero intimorita, poi Martin mi ha aiutato facendomi vedere sul grande schermo molti film interpretati da Kathrine Hepburn. Erano ovviamente tutti film che avevo già visto in TV molte volte, ma in questo modo sono riuscita a cogliere maggiormente i dettagli che mi hanno aiutata molto. Alla fine però devi mettere tutta questa ricerca da parte perché quello che è importante alla fine è che il personaggio sia credibile. E spero di essere riuscita nel mio intento e allo stesso tempo di aver reso omaggio ad una grande donna ed una grande attrice.


 


Esiste oggi un nuovo Howard Hughes in America? La storia poi si sofferma molto anche sulla lotta tra le due compagnie aeree, Twa e Pan Am…


 


Scorsese: Questo della battaglia tra corporation è uno degli aspetti che mi ha convinto a fare il film. La sceneggiatura sottolinea lo scontro tra due grandi compagnie: e questo è qualcosa di ancora molto attuale, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. Quanto ad un Howard Hughes moderno la prima persona che mi viene in mente potrebbe essere Ted Turner, che aveva la stessa passione per la vela e ha fondato la prima TV di news 24 ore su 24. Ma è difficile trovare un termine di paragone oggi.


 


Secondo lei il protagonista di The Aviator può essere considerato un simbolo dell'american dream o piuttosto un simbolo di disperazione?


 


Scorsese: Hughes ha rappresentato bene il sogno americano come arma a doppio taglio. Abbiamo infatti un uomo potente, una specie di sovrano assoluto dell'antichità, che poi cede alle proprie forze di autodistruzione. Può essere paragonato a Icaro, che per avvicinarsi al sole si è bruciato le ali. Anche in un altro mio film, Good Fellas ("Quei bravi ragazzi", n.d.r.), il protagonista paga il prezzo di ciò che ha avuto. Ma credo che questo valga per tutti gli uomini di potere, anzi credo che sia una rappresentazione della società stessa.

Come mai non ha mostrato più aspetti della Hollywood dell'epoca? Vedremo qualcosa in più nel DVD?


 


Scorsese: No, nel DVD non ci sarà più di quello che avete visto nel film, forse una breve scena. Mi spiace non aver inserito più aspetti di quella Hollywood. Il motivo è che ci siamo concentrati sulle tre principali passioni che Hughes aveva: l'aviazione, il cinema e le donne. L'aviazione veniva certamente al primo posto, mentre le altre due sono sbiadite nel tempo. Dal punto di vista cinematografico, Hollywood ha vissuto un grande periodo anche grazie ai film che portano la sua firma, come Hell's Angel e Scarface, ma la sua principale ossessione era una sola e mi premeva mettere l'accento su quella.


 


Cosa vi ha affascinato maggiormente della vecchia Hollywood che ormai non esiste più?


 


Di Caprio: Quello che mi ha affascinato di più della Hollywood di quel periodo era la presenza di pionieri come Griffith o Fritz Lang, dei veri e propri sperimentatori che nel cinema hanno stravolto le regole. Howard Hughes ha fatto lo stesso, producendo Hell's Angel, il film con il budget più alto per quell'epoca e Scarface, il film più violento. Cercava di creare qualcosa i nuovo. E non dimentichiamo che ha sfidato la censura più volte sia per la violenza che per la sensualità dei suoi film.


 


Blanchett: Anche per me è stato più o meno la stessa cosa. Kathrine Hepburn può essere considerata come un pioniere visto che ha cambiato completamente la visione della donna nella Hollywood di allora. Sono rimasta molto colpita dalla longevità anche artistica di questa donna, ho conosciuto aspetti di questa straordinaria attrice che prima ignoravo: tutti noi conosciamo bene i suoi successi ma all'inizio della carriera veniva considerata come veleno per il botteghino.


 


Signor Scorsese, lei è conosciuto come un grande estimatore del cinema italiano. Possiamo scorgere qualche riferimento al Ludwig di Visconti nella reclusione del protagonista?


 


Scorsese: Non c'è alcun dubbio che Ludwig sia un film straordinario, che tra l'altro ho visto più volte nella versione integrale. rimanendone sempre estasiato. In un certo qual modo io attingo sempre dai film di Visconti, dal Gattopardo a Senso, a Rocco e i suoi fratelli C'è qualche cosa dentro di me che mi spinge ad ispirarmi ai suoi film.


 


Signor Di Caprio che tipo di approccio ha avuto al personaggio di Howard Hughes?


 


Di Caprio: Howard Hughes era un uomo perseguitato dalle sue ossessioni, come quella di lanciare la più grande star hollywoodiana, creare l'aereo più veloce, e così via. Riguardo al suo disturbo ossessivo compulsivo ho fatto molte ricerche, ho parlato con dei medici, ho studiato molto la germofobia, ho anche incontrato un docente universitario che è un esperto in materia e ho trascorso alcuni giorni con una persona affetta da questo disturbo.


 


Howard Hughes è passato alla storia come l'uomo che non sapeva amare. Ma che tipo di uomo era nel privato?


 


Blanchett: Quando si ha a che fare con il nucleo emotivo di una persona pubblica si attinge a quello che è il dominio dell'invenzione. So che sia lui che Katharine Hepburn erano due avventurieri, due solitari, entrambi molto ambiziosi anche se forse in modo diverso. E già il fatto di far durare qualche anno un rapporto tra due persone solitarie è un'impresa a dir poco ciclopica.


 


Di Caprio: Howard Hughes era un personaggio complesso e ricco di sfaccettature. Il rapporto con la madre è stato certamente fondamentale. Il fatto di averla persa da giovane lo ha portato alla ricerca di figure femminili dominanti. Credo che alla fine per lui le donne fossero come aeroplani: voleva sempre l'ultimo modello, il più nuovo, il più bello, il più elegante.


 


Scorsese: Nel fare il film non avevo a che fare con il vero Howard Hughes, la vera Kathrine Hepburn, la vera Ava Gardner, quindi non posso saperlo, ma mi piace pensare che volesse amare ma che non fosse capace di farlo.



Quali sono i vostri prossimi progetti?



Di Caprio:
Tra qualche mese tornerò sul set con Martin Scorsese per girare un nuovo film dal titolo The Departed. Si tratta del remake di un film di Honk Kong, Infernal Affairs, e parla di uno scontro tra la polizia di Boston e un gruppo di gangster di origine irlandese.

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