I cento miracoli di Anne Bancroft
Indimenticabile nel «Laureato», «Missione in Manciuria» di John Ford, «Essere o non essere» di Mel Brooks. Mrs. Robinson, 75 anni di carriera e tanti premi, è scomparsa lunedì scorso. Vi proponiamo il profilo di Roberto Silvestri da “il manifesto”

Iniziò, lei nera e ombreggiata come Anna Magnani, soprannominata Annie, fianco a fianco con una Marilyn Monroe biondissima e già «The back», in un post noir dell'inglese Roy Ward Baker, Don't bother the knock (1952), ma la sua filmografia, interrottasi solo quattro anni fa con Heartbreakers – Vizio di famiglia di David Mirkin (più che altro perché è molto difficile promuovere un qualunque copione di questi tempi) non sarà mai confinata in ruoli «etnici» e non finirà, e drammaticamente, solo dieci anni dopo sotto contratto con la Fox. Sarà invece lunga, articolata, cosmopolita, sofisticata. Con picchi notevoli. Anne Bancroft veniva dal teatro off-off e dagli sceneggiati tv della fronda anti-maccartista (quando tutta l'intelligenza espulsa dagli Studios rifioriva cautamente sul piccolo schermo), partecipò al salutare scossone degli enfant terrible sessantottini, e cercò di sopravvivere all'invasione dei barbari produttori trentenni clonati e globalizzati, incravattati e monoteisti dell'audience/ box office, ascesi sciaguratamente a Wall Street nei primi 80 e ancora mai ricacciati indietro…

Nata nel Bronx il 17 settembre del 1931, in 75 anni di carriera, drammatica e comica, teatrale, televisiva e cinematografica, Anne Bancroft ha girato 65 film, e oltre all'Oscar ha vinto due Golden Globe (Laureato e The pumpkin eater), due Tony (uno sempre per The miracle worker, dal dramma di William Gibson nel quale era «Annie» Sullivan, l'insegnante determinata di Helen Keller e per Two for the Seesaw con Henry Fonda) e un Emmy nel 1999 per Deep in my heart. Solo 8 altri attori hanno vinto Tony e Oscar per lo stesso ruolo (Joey Grey, Shirley Booth, Rex Harrisn, Yul Brinner, Paul Scofield, Jose Ferrer e Jack Albertson). Nel `96 era stata insignita di un premio speciale per la carriera, e probabilmente il giudizio di Mike Nichols ne sintetizza il motivo: «era una performer magistrale perché teneva insieme cervello sincerità umorismo e sensualità». Quattro volte quasi Oscar, anche per la Emma Jackin di Due vite e una svolta (The turning point, `77) e per la machiavellica madre superiora, suora Miriam Ruth di Agnes of God (`85). Peccato non ritrovarla in Terms of endearment e o nell'Esorcista (per una gravidanza): avrebbe tolto molte lacrime di plastica dal primo, e aggiunto più fifa al secondo. Perché, grazie al training Arthur Penn, teneva testa a qualunque attore di Hollywood. Basta ricordare il momento più pop dell'era new Hollywood quando un ingenuo Dustin Hoffman (30 anni) è senza scampo davanti all'adulta (solo 5 anni di più): «signora Robinson, sta cercando di sedurmi, vero?».