I FILM IN TV: "La forza delle immagini – LENI RIEFENSTAHL" di Ray Muller

La vita di Leni Riefenstahl è fatta d’arte, e scelte difficili. Dai suoi inizi come danzatrice, attrice, al suo esordio in regia per puro caso. Quello era il nazismo, dove picchi d’estro e originalità creative potevano condurre a risultati spiacevoli. Venerdì 29 giugno a Fuori Orario

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La meravigliosa orribile vita di Leni Riefenstahl”, bramosa d’esser raccontata anche ai meno accaniti cinefili, esplode nel documentario di Muller, svelandosi in tutti i suoi lati migliori, e purtroppo, molto raramente, in quelli peggiori.

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La vita di un genio è un paradosso, e come tale va accettata, analizzata, e mostrata. Il film di Muller poche volte s’accanisce sui legami che la regista tedesca aveva con la fazione nazista del tempo, così tralasciando forse uno degli intrecci più interessanti che un’opera del genere avrebbe potuto offrire.

La vita di Leni Riefenstahl è fatta d’arte, e scelte difficili. Dai suoi inizi come danzatrice, attrice, al suo esordio in regia per puro caso. Una donna che visse novantanove anni, e si ritrovò alle prese con la delicata situazione politica hitleriana degli anni trenta. Grazie alle sue doti innate di regia, le venne affidato il compito di documentare il congresso nazionalsocialista del 34’.

Quello era il nazismo, dove picchi d’estro e originalità creative potevano condurre a risultati spiacevoli, così com’era accaduto a Zielke, autore di un’opera commemorativa dei cent’anni delle ferrovie tedesche, giudicata dal partito ben poco propagandistica, che costò al regista la prigionia in un ospedale psichiatrico. Questo era il nazismo.

Ma Leni più di una volta s’impose sulla scena prendendo la situazione di petto. Le sue memorie, uscite pochi anni or sono, tentano di smentire i legami che quest’autrice aveva con il partito. La Riefenstahl tentò più volte di fuggire al peso di una simile propaganda, sognando un ritorno al cinema di finzione, che mai più avrebbe vissuto, spoglio di simbolismi nazisti e necessità ideologiche.

E’ nel '36 che riuscì a trovare l’incarico che l’avrebbe resa immortale nel mondo della settima arte. Berlino ospitò quell’anno le olimpiadi di Jesse Owens, vincitore indiscusso. E l’occhio della Riefenstahl era lì, con centinaia di uomini sotto il suo controllo, telecamere posizionate ovunque, raso terra, su palloni aerostatici, a spalla, a documentare quel mondo dello sport a lei molto caro da una vita intera.

Si dice che film assoluti come Olympia siano una tappa finale e definitiva di un determinato genere; dopo di loro nessun altro prodotto potrebbe esprimere al meglio quell’universo. Leni fu in grado di entrare negli occhi dei corridori velati dal sudore, di interpretare in prima persona la loro fatica, e non ebbe paura di fermare il suo sguardo più volte su Owens, eroe di colore che beffeggiò il partito nazista portando a casa numerose medaglie.

Il documentario di Muller è un’opera interessante, sebbene debba tutto all’interessante vita del genio Riefenstahl, spentosi pochi anni or sono, emarginato dal mondo del cinema a causa di quel maledetto legame da cui ella stessa, più volte, tentò di divincolarsi

 

La forza delle immagini – Leni Riefenstahl

Regia: di R. Muller con M.Dietrich, documentario

Origine: Bel/Fra 1993

Durata: 181'

Venerdì 29 giugno a Fuori Orario

 

 

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